Regole certe per l’assistenza extra sanitaria negli ospedali: Piacenza modello nazionale fotogallery

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L’assistenza extra sanitaria è la sfera di assistenza ai malati negli ospedali che esula dall’impiego diretto del personale delle aziende pubbliche. Il 70% di questa è fornita da famigliari, la restante parte attraverso personale a pagamento reclutato secondo i canali più disparati.

E’ partito da questo scenario il convegno promosso nella Sala Colonne dell’Ospedale di Piacenza da Agci (Associazione Generale Cooperative Italiane) e “Professione in Famiglia” per discutere di “Ospedali sicuri”: regole e legalità nell’assistenza non sanitaria”.

Piacenza è stata scelta per il convegno di carattere nazionale perchè nei nostri ospedali è stato già ha sperimentato con successo e adottato in tutti i reparti un regolamento che permette di accreditare le aziende e monitorare le persone che effettuano servizi di assistenza non sanitari attraverso un software informatico.

Dopo il saluto istituzionale della vicesindaco di Piacenza Elena Baio, la parola è passata al giornalista Luca Telese chiamato a moderare i numerosi interventi della mattinata. A prendere la parola per primo Bruno Perin di “Professione Famiglia”, che ha illustrato coi numeri il fenomeno dell’assistenza extra sanitaria e la necessità di una regolamentazione per contrastare il lavoro nero e le irregolarità.

Il convegno ospedali sicuri alla sala delle colonne

La vice segretaria del Partito Democratico e deputata piacentina Paola De Micheli nel suo intervento ha evidenziato “la centralità dei temi della sicurezza e della qualità dei servizi, quando si parla di sanità”. “Ognuno di noi – ha proseguito – quando ha avuto a che fare con una degenza all’interno dell’ospedale ha toccato direttamente la complessità della gestione delle presenze nella struttura ospedaliera, in particolare nelle ore notturne; per questo offrire garanzie ai pazienti di protezione e tutela è importante”.

“Credo che uno degli elementi chiave per ottenere questo obiettivo sia l’applicazione del contratto collettivo nazionale perchè una giusta retribuzione e le condizioni di lavoro sono il primo fattore di qualità anche nel nostro sistema sanitario regionale, che è uno dei più avanzati nel paese”. “Credo che nell’ambito di una regolamentazione chiara – ha concluso – ci sia spazio per coinvolgere associazioni e imprese in grado di dare una riposta di bisogni extra sanitari e di assistenza delle persone”.

Parola quindi al sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Guido Guidesi della Lega: “Questa è una sperimentazione che funziona, da cui trarre esempio. Ritengo che le norme in questo settore ci siano già, ma il vero problema è come sconfiggere l’elusione e cambiare una vigilanza ancora insufficiente. Serve un impegno maggiore ed esempio nel contrasto delle false cooperative, a vantaggio della cooperazione buona ma anche della sicurezza nei presidi ospedalieri e a garanzia della qualità delle famiglie”.

Tra gli interventi nel corso del convegno da registrate anche quello del direttore dell’azienda sanitaria di Piacenza Luca Baldino, che ha sottolineato l’esigenza di mantenere l’ospedale “più aperto possibile ai familiari”. E quello dell’assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna Sergio Venturi: “Dobbiamo garantire che il settore dell’assistenza extra sanitaria sia appropriato e che le persone che la praticano siano qualificate e remunerate secondo le regole; quello che ha fatto l’ospedale di Piacenza è proprio questo, ovvero un regolamento che consenta in ogni momento di identificare la persona che sta accudendo i nostri familiari, e mi pare che sia un lavoro ben fatto”.

LA SCHEDA sull’assistenza extra sanitaria

Per servizi di assistenza non sanitaria nelle strutture ospedaliere, Agci e Professione in Famiglia riassumono sinteticamente la situazione esistente, i possibili rischi derivanti dal lavoro irregolare e le proposte di soluzione al problema.

160.000 sono il numero di posti letto presso le strutture ospedaliere in Italia

15% sono gli interventi richiesti di assistenza extra sanitaria

-70% degli interventi sono forniti da familiari
-30% sono forniti con personale a pagamento
2.628.000 sono i giorni di assistenza a pagamento nell’anno

€ 80 è il costo medio nazionale di un’assistenza notturna extra sanitaria a pagamento
210 milioni è la spesa annua sostenuta dalle famiglie per assistenza a pagamento

I flussi del personale fuori dagli orari di visita possono essere regolamentati dalle strutture sanitarie

I POSSIBILI RISCHI DERIVANTI DA LAVORO IRREGOLARE O NON MONITORATO

Per le strutture ospedaliere
-Mancata comunicazione agli organi competenti e ai soccorritori, delle persone presenti, in caso di evacuazione o emergenza

-Responsabilità civile e penale della struttura nei casi di danni arrecati al personale ricoverato

Per il personale ricoverato e familiari
-Responsabilità civile e penale in caso di personale non regolarizzato (lavoro nero)

-Responsabilità civile e penale in caso di danni arrecati a terzi dal personale assunto

Per il settore
-Favoreggiamento al fenomeno di caporalato

-Evasione contributiva e fiscale

-Concorrenza sleale tra imprese del settore

LE PROPOSTE DI AGCI E PROFESSIONE IN FAMIGLIA

Produrre un Regolamento che consenta il monitoraggio tracciabile dei flussi di personale adibito all’assistenza non sanitaria negli orari extra visite. Verifica periodica degli organi di controllo sul personale non familiare tracciato dal sistema di monitoraggio Sistema di monitoraggio su supporto informatico facilmente archiviabile, consultabile dagli organi di controllo e facilmente trasferibile in caso di emergenza. Accreditamento presso le strutture sanitarie di imprese e associazioni abilitate ai servizi di assistenza non sanitaria

L’ospedale di Piacenza ha sperimentato con successo e adottato in tutti i reparti un Regolamento che permette di accreditare le aziende e monitorare le persone che effettuano servizi di assistenza non sanitari attraverso un software informatico. Tale sistema verrà adottato anche a Parma.

Dal 2016 esiste un accordo sindacale nazionale che permette alle imprese di poter contrattualizzare la figura dell’Operatore d’aiuto, specializzata nella fornitura di servizi di ausilio familiare domiciliare. L’accordo è stato adottato da 130 imprese, assunto 3.000 operatori e fornito 8.000 servizi

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