Dal grande cinema a Roma con Olmi al ritorno in Val Tidone “Vicobarone è casa”

I rami di salice si flettono, conservano un minimo di resistenza per poi arrendersi, diventare malleabili come fili da intrecciare, uno dopo l’altro con perizia e pazienza, per diventare un cestino di vimini che prende forma, velocemente, davanti a un pubblico entusiasta nel vedere rinnovarsi una tradizione antica che porta indietro nel tempo. A darle di nuovo vita è Renato Girometta, presidente dell’associazione Pe’ d Fer di Vicobarone di Ziano, nel cuore della Valtidone, tra gli ospiti dell’ultima edizione di Floravilla, a Villa Braghieri nel Comune di Castelsangiovanni.

Renato Girometta

A riannodarsi, insieme ai rami di salice, anche i tasselli di una storia familiare. “Questo era un mestiere che tutti i contadini facevano – racconta Girometta -. D’inverno, nelle stalle, mondavano i salici che servivano per legare le viti. I rami che erano in più, venivano usati per fare dei cestini usati per la raccolta della frutta o dell’uva. Si facevano anche ceste grandi, per trasportare l’erba per capre o conigli, animali che una volta tutte le famiglie possedevano. Mio padre mi mi aveva insegnato come fare, ma all’epoca non avevo tutta questa voglia di imparare a intrecciare i salici. Come tutti i bambini e i ragazzi avevo altro per la testa”.

Renato Girometta

La vita ha poi portato Girometta lontano da Vicobarone. Per 38 anni ha vissuto a Roma, immerso nella Grande Bellezza. “Ho lavorato come fonico, nel cinema. Allora non c’erano scuole, si imparava sul campo e io ho iniziato ‘tirando i fili’, come si diceva sul set di un film con Ermanno Olmi, poi ho lavorato anche con altri registi. Anche se dal punto di vista professionale – dice – quello che ho apprezzato di più è stato poter lavorare con il documentarista Frédéric Rossif“. Partito dalla Valtidone negli anni Sessanta, dopo la rivoluzione e i cambiamenti imposti dal digitale, vi ha fatto ritorno negli anni Duemila. Il basco da artista non deve ingannare, ed è sul ritorno alle origini che il racconto di Renato Girometta si fa più appassionato. “Sono figlio di contadini e resto – asserisce – un contadino radicato”.

Pubblico Renato Girometta

Tornano alla memoria gli insegnamenti del papà, per intrecciare di nuovo i cesti e non solo. “Ho iniziato a ricordare e mi sono messo a lavorare. All’inizio facevo delle cose un po’ storte – racconta con ironia – adesso riesco a fare qualche cestino accettabile” si schermisce. Ad annodarsi saldamente però sono i fili della memoria, con la volontà di riportare in vita e lasciare testimonianza di un mondo che non c’è più grazie all’attività dell’associazione Pe’ d fer.

Renato Girometta

“L’unico legame che mi era rimasto con il paese era il dialetto. Quando sono tornato mi sono accorto che era cambiato, si era italianizzato – dice -, non era più quello che parlavo con i miei genitori. Tornare a parlare con quella lingua era impossibile, ma perché non cercare almeno di preservarla? Ho trovato alcuni amici di infanzia e non solo, che la pensavano come me e abbiamo fondato l’associazione. Poi da cosa nasce cosa: un museo della civiltà contadina, un glossario in 21 volumetti dedicato al dialetto, ciascuno dedicato a diversi argomenti, dal vestiario agli attrezzi da lavoro, un’infinità di termini che rimandano a oggetti che non vengono più utilizzati, così come una piccola grammatica dedicata al dialetto”.

L’amore per il vernacolo ha poi visto anche la pubblicazione di una edizione della Divina Commedia in piacentino, mentre da venti a questa parte viene realizzato un calendario con foto storiche di Vicobarone, che continuano ad arrivare. L’associazione punta a un progetto più in grande: la realizzazione di un museo che “unisca la Valtidone come entità socio culturale. C’è la viticoltura, ma anche l’allevamento, i formaggi, i mulini che erano una decina lungo il Tidone”. “La mia identità – conclude Girometta – è vicobaronese, ho vissuto 38 anni a Roma ma andare a casa era tornare a Vicobarone. Ogni partenza da qui è ancora adesso un dramma, il ritorno è sempre felice”.

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