L’amore non lo vede nessuno, l’ultimo libro di Giovanni Grasso al Festival del Pensare Contemporaneo

Federica e Silvia sono due sorelle, una l’opposto dell’altra: la prima è come il figliol prodigo della parabola di Gesù, spericolata, senza inibizioni, distaccata completamente dalla sua famiglia, la seconda il fratello fedele alla famiglia e alle regole, che non sa (o vuole) perdonare ciò che è successo. Ma la morte di Federica rompe il completo disinteresse tra le due, che ormai avevano perso ogni contatto, durante il funerale. È qui che Silvia, protagonista tra i tanti della storia, si scontra con la vita di un misterioso signor P., con il quale si lega da un patto: lui le avrebbe svelato ogni dettaglio sulla sua relazione con Federica, e in cambio, Silvia si è impegnata a non cercare di scoprire l’identità del suo interlocutore. Quindi, ogni martedì pomeriggio, Silvia si incontra quasi come una seduta psicoanalitica segreta per un’ora esatta in un bar di provincia con un affascinante sconosciuto. Tuttavia, il racconto di quell’uomo senza nome, colto e raffinato, lascia aperti molti dubbi. Silvia può davvero fidarsi di lui?

Nel suo quarto romanzo dalle venature gialle, L’amore non lo vede nessuno edito da Rizzoli, presentato insieme a Michele Gravino all’Auditorium Fondazione Piacenza e Vigevano nell’ambito del Festival del Pensare Contemporaneo, Giovanni Grasso, scrittore e consigliere per la stampa e la comunicazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dal febbraio 2015, si distacca da quelli storici pubblicati negli anni scorsi.

Giovanni Grasso

Grasso ha costruito mattone per mattone una ricerca della verità, un viaggio doloroso e complesso, intriso di contraddizioni, segreti inconfessabili, amori estremi e giochi di potere; gioca sul complesso rapporto di un amore assurdo, travolgente e passionale, che sfocia in uno tossico, orchestrato dalla personalità narcisistica di Federica, che imprigiona P. come una preda che non può fare altro che soccombere e patire, cadere in un vortice di seduzione, un amore veloce, rapido, inconsueto, inaspettato che distrugge le sue convinzioni e il suo senso di integrità. Nel raccontare P. si dimostra un tipo colto, cita la filosofia, i classici, la Bibbia (il titolo stesso del romanzo è una citazione di sant’Agostino), metafore, illustra a Silvia la teoria sulla sua concezione d’amore imbevuta da questo invisibile ma velenoso narcisismo patologico: non è una personalità così comune, ma è una malattia che si riconosce e ha certe caratteristiche, ben diverso dalla vanità.

Narciso, infatti, nel mito muore specchiandosi nel lago, ma non è innamoramento di sé, ma dimostra che la differenza sta nel fatto che nessuno può entrare in mezzo a questa relazione intrapersonale dell’individuo che ne è affetto. I casi più gravi ricadono nell’omicidio, soprattutto quando la sua preda si allontana. Sono persone fascinose, danno valore all’esteriorità e alla cura del corpo. Non hanno rimorsi o sensi di colpa, e le persone che cadono nella trappola sono cibo per la propria autostima; nella scelta della loro vittima ricadono, loro malgrado, gli empatici, che vengono facilmente attratti con love bombing, studiano i gusti e le preferenze, utilizzano il gaslightning per ottenere esattamente ciò che desiderano, come dei vampiri assetati di sangue. E la vittima fatica a uscirne: carattere che definisce diverso, entrando nella psicopatologia, confrontandolo col rapporto tra masochista e sadico: manca la consapevolezza consensuale delle dinamiche relazionali. Sono molto sfidanti, nella convinzione di essere immortali, tradiscono spesso con il gusto della sfida verso il mondo.

Il romanzo è dunque una storia in cui nessuno alla fine è veramente colpevole o innocente, e queste persone che ritengono di aver raggiunto la perfezione si sentono più in alto e disprezzano gli altri, anche se l’unico modo per andare avanti è perdonare se stessi e gli altri.

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