“L’imperativo della speranza contro la politica della paura” La lectio di Byung-chul Han fotogallery

Un’appassionata, profonda, pervicace lezione sulla speranza. Sulla necessità di sperare per rendere sostenibile la condizione umana, e allo stesso tempo contrastare l’era (e anche la politica) della paura. Antagonista dell’ottusità dell’ottimismo ad ogni costo, che “non è in grado di fare i conti con l’inatteso e l’imprevedibile”. Il Festival del Pensare Contemporaneo si è concluso lunedì 23 settembre a Palazzo Gotico con un incontro speciale: nello stesso salone monumentale che qualche ora prima aveva ospitato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme agli studenti, sono risuonate le parole in tedesco – tradotte in simultanea per la platea grazie all’ausilio delle cuffie – del filosofo e docente sudcoreano Byung-chul Han.

Ospite finale e degno suggello dei cinque giorni di dibattiti ed eventi, al quale è stato consegnato dal sindaco Katia Tarasconi e dal curatore filosofico Andrea Colamedici il premio internazionale Pensare Contemporaneo, istituito per la prima volta quest’anno. Ad Han è stato riconosciuto il premio “per la sua acuta analisi della società contemporanea e la sua capacità di mettere in luce le contraddizioni e le sfide del nostro tempo, offrendo riflessioni originali e profonde sul vivere nell’era digitale”. Nel corso della “coda” del Festival, l’organizzatore Alessandro Fusacchia ha ricordato di aver “inseguito” per lungo tempo il filosofo che insegna a Berlino, ringraziando Massimo Trespidi, consigliere comunale, che durante la presentazione del Festival a Palazzo Mercanti aveva esortato ad insistere per invitarlo: “Alla fine ci siamo riusciti ed è un grande onore averlo ascoltato”. Nella sua lectio Byung-chul Han ha citato politici, intellettuali, filosofi, poeti per perorare la causa della speranza, unico sentimento in grado di sovvertire il clima di paura diffusa in cui siamo immersi.

“Non viaggio volentieri – ha confessato all’inizio della sua lectio il professor Han – mi stupisco di essere così, mi considero un albero, una pietra. Questa assenza di movimento, questa inattività, mi appare come una quiete contemplativa che scambiamo come assenza di vita. Non è così: noi siamo continuamente in azione, in movimento, e proprio così che nasce l’infelicità. Mi fa piacere essere circondato da fiori, questa sera – ha aggiunto riferendosi al palco adornato di verde – anche quando scrivo nella mia stanza, cerco di circondarmi di fiori. Debussy componeva circondato da fiori. Questa sera vorrei parlarvi di speranza: sono sempre stato accusato di essere pessimista. L’ottimista è convinto che le cose andranno bene, ragiona dentro a un tempo è chiuso, per lui il futuro come spazio aperto di possibilità non è previsto, per questo non fa i conti con l’inatteso e l’imprevedibile. E’ incapace di una critica fondamentale, ma non abbiamo bisogno di ottimismo bensì di speranza che nasca dalla critica”. “La speranza è un movimento di ricerca, – ha rimarcato – un tentativo di orientarsi che si spinge ad che verso l’ignoto, andando oltre cosa non c’è: va incontro al non nato, al nuovo. Venire al mondo e la formula base della speranza”.

La lezione di Byung-Chun Han

“Il pessimismo non è fondamentalmente diverso dall’ottimismo, – ha fatto notare – e la sua versione speculare. Il pessimista rifiuta tutto, senza sforzarsi di rinnovarsi e senza attendersi dei cambiamenti. E’ testardo nello stesso modo; sono entrambi ciechi davanti alle possibilità, non hanno fantasia, immaginazione per il nuovo. Chi spera si affida a possibilità che vanno al di là dell’esistenza. La paura e la speranza sono forze opposte. Una paura che ci perseguita nel nostro tempo: pandemia, guerre, catastrofi ambientali. Attualmente ci troviamo in un’era di multicrisi, si passa da una crisi all’altra e la vita si riduce alla sopravvivenza: come una persona che tenta di evitare in tutti i modi la morte imminente. Il clima di paura diffusa soffoca ogni seme di speranza. Spinge verso i populismi di destra, porta a una brutalizzazione della società nel suo complesso e mette a rischio la democrazia. Barack Obama nel suo discorso di addio aveva detto che se ci abbandoniamo alla paura non c’è democrazia. Paura e libertà non sono compatibili, la paura può trasformare una società in una prigione”.

In una lunga citazione dell’ex presidente Cecoslovacco Vaclav Havel, il filosofo di origini sud coreane ha evidenziato: “La speranza non è ottimismo, non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo. La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o meno. La speranza è una dimensione della nostra anima, e nella sua essenza non dipende da nessun orientamento dello spirito e del cuore. Havel sento le sue radici profonde nel trascendente, ha una dimensione religiosa, inoltre non individua la speranza nell’immanenza nel mondo, ma nella trascendenza, è assoluta perché indipendente”. Un altro illustre personaggio citato per evocare la speranza è stato Martin Luther King: “Con questa fede saremo in grado di estrarre da una montagna di disperazione un frammento di speranza. Non è un’ottimismo: è un sogno ad occhi aperti e stimola l’immaginazione a agire”. Han si è spinto a teorizzare il valore dei “sogni a occhi aperti” contro quelli notturni analizzati dalla psicanalisi di Freud: “Ci sono anche sogni a occhi aperti che sfuggono alla realtà. Invece visualizzano il non nato. Sognano in avanti, mentre quelli notturni sognano all’indietro. I sogni ad occhi aperti hanno la dimensione del noi, solo chi sogna a occhi aperti e in grado di fare la rivoluzione, di abbracciare una dimensione utopica e politica. I rivoluzionari sognano di giorno, in avanti, sognano insieme”.

“La speranza lungimirante e visionaria, dà la forza di agire e di vedere. E’ la levatrice del futuro. Altrimenti c’è solo un presente ottimizzato – ha insistito Han citando ancora Jacques Derrida e la sua distinzione concettuale tra future, il futuro pianificabile e avenir, un avvenire dominato dall’imprevedibile. “La speranza è una controfigura della paura, – ha aggiunto – non separa ma unisce e crea unità. La paura porta invece all’abbandono, sfiducia, isolamento, i populisti di destra alimentano questa paura. Dove c’è un clima di paura non c’è speranza, è quindi necessaria una politica della speranza. Ad esempio Donald Trump persegue una politica della paura, ma noi abbiamo bisogno di una politica di speranza contro il regime di paura”. E ancora ha portato il discorso sui versi del poeta Paul Celan: “La paura non racconta niente, la speranza è narrativa, la paura e silenzio, la speranza ci riempie di paure. La speranza ci permette di attraversare l’oscurità e noi da questo usciamo arricchiti, a differenza dell’ottimismo secondo il quale tutto va per il verso giusto”. “Il pensiero è il luogo eminente della speranza, – ha asserito – pensare nonostante tutto anche di fronte alla disperazione più profonda, pensare comunque, speranza significa pensare e pensare significa sperare”. E infine il riferimento a un’altra grande poetessa e scrittrice, Ingeborg Bachmann, che “eleva la speranza a condizione di possibilità della vita, rappresenta la conditio umana per eccellenza che guida le nostre azioni, l’uomo vive finché spera”. “Bachmann sottolinea inoltre la natura paradossale della speranza – ha aggiunto Han – come nella mia poesia preferita ‘La Boemia è sul mare’, perchè rappresenta la terra della loro speranza che non raggiungeranno, eppure devono sperare, perchè altrimenti non potrebbero vivere. La Boemia sul mare un un’utopia, una terra che non esiste, perchè naturalmente che la Boemia non giace sul mare. Anche a Piacenza non è sul mare. Oppure sì? E chi non spera e chi non vive, per me non è un essere umano e allora Piacenza è sul mare. Sul mare della speranza”. La conclusione è un omaggio all’Italia e al suo compositore preferito, Claudio Monteverdi che “rappresenta la tonalità del mio pensiero soprattutto nella sua opera l’Orfeo. Senza speranza non riesce a orientarsi nel regno dei morti, solo questo rende possibile la vita contro la morte”. Han ha recitato alcuni versi di Monteverdi in italiano prima del lungo applauso finale.

La lezione di Byung-Chun Han

Come ha spiegato nel suo intervento iniziale il presidente del comitato promotore del Festival Mario Magnelli, l’istituzione del premio “costituisce un ulteriore tassello che arricchisce la proposta culturale della manifestazione”. “Il premio del pensare contemporaneo è stato istituito anche per aumentare – ha sottolineato – il tasso di internazionalità di questo evento, nato per corrispondere a un bisogno di approfondimento culturale nato dalla città. Al di là dei numeri dei partecipanti, ci sono dei luoghi comuni da sfatare: la provincia come pancia del paese, mentre la testa è altrove, nelle metropoli. Abbiamo visto che non è così. L’istituzione di questo premio rappresenta la degna conclusione di questa edizione”. Andrea Colamedici, direttore filosofico del festival, ha letto le motivazioni dell’assegnazione del premio a Byung-chul Han: “Per la sua acuta analisi della società contemporanea e la sua capacità di mettere in luce le contraddizioni e le sfide del nostro tempo, offrendo riflessioni originali e profonde sul vivere nell’era digitale”.

BYUNG-CHUL HAN

Nato a Seul, insegna Filosofia e Studi Culturali alla Universität der Künste di Berlino. Le sue analisi, orientate prevalentemente alla critica delle implicazioni politiche e psico-sociali del neoliberismo, lo rendono uno dei filosofi contemporanei più interessanti e più seguiti a livello internazionale. Ha pubblicato con la casa editrice italiana nottetempo: La società della stanchezza (2012, 2020), Eros in agonia (2013, 2019), La società della trasparenza (2014), Nello sciame (2015, 2023), Psicopolitica (2016), L’espulsione dell’Altro (2017), Filosofia del buddhismo zen (2018, 2022), La salvezza del bello (2019), Che cos’è il potere? (2019), Topologia della violenza (2020), La scomparsa di riti (2021), Sano intrattenimento (2021), Elogio della terra (2022), Perché oggi non è possibile una rivoluzione (2022), Iperculturalità (2023) e Vita contemplativa (2023).

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.