Quattro lettere di futuro per Mattarella “La vita non può essere solo una corsa”

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Due grandi applausi – prima quello dei cittadini in Piazza, poi degli studenti nel salone di Palazzo Gotico – ha accolto l’arrivo a Piacenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in occasione della sua visita per le celebrazioni del 220° anniversario del Teatro Municipale ha incontrato le ragazze e i ragazzi – una platea di circa 350 studenti provenienti da tutta Italia – che negli ultimi cinque giorni hanno partecipato al Programma Scuole del Festival del Pensare Contemporaneo, a cui ha contribuito il Ministero dell’Istruzione e del Merito favorendo la partecipazione di istituzioni scolastiche da tutto il territorio nazionale. L’appuntamento odierno rappresentava il culmine dei laboratori di didattica esperienziale – legati dal filo conduttore del Festival, “Vivere la meraviglia, tra stupore e spavento” – che hanno coinvolto 35 istituti provenienti da 13 regioni. Tra loro nove scuole piacentine che hanno seguito il percorso “Immaginare il contemporaneo” (i licei Colombini, Cassinari, Respighi, Gioia e il Polo Volta, l’Isii Marconi, gli istituti Da Vinci, Raineri-Marcora e Mattei), scrivendo otto “lettere di futuro” indirizzate al Capo dello Stato, alcune delle quali sono state portate alla sua attenzione questo pomeriggio, durante l’incontro condotto da Lorenzo Micheli, da quattro studenti: Noemi Scarico del liceo Respighi ha letto la lettera “Meraviglia delle Emozioni”, Elena Fugazza del Polo Volta la lettera “Meraviglia Ecologica”, Carlotta Sali del liceo Cassinari la lettera “Meraviglia Tecnologica” e Tommaso Apponi del liceo Respighi la lettera “Meraviglia Civica”. Quattro messaggi che sono stati poi consegnati al Presidente Mattarella e sintetizzano, da diversi punti di vista e con focus su temi portanti del nostro tempo, gli oltre 80 dialoghi sul futuro che hanno visto partecipi i ragazzi durante il Festival.

Il presidente Mattarella a Palazzo Gotico

Messaggi a partire dai quali si sono sviluppate le riflessioni del Presidente della Repubblica – che ha applaudito all’emozionante esibizione del giovanissimo violinista siciliano Samuele Palumbo – nel suo intervento: “Il Festival del Pensare – ha osservato – è una iniziativa preziosa, non solo per la partecipazione dei giovani, ma per il loro protagonismo. Questa mattina ho incontrato gli atleti che rientravano dalle Olimpiadi; dietro le gare, ai risultati vi è prima una grande azione impegnativa di preparazione, di applicazione, di sacrifici, di allenamenti. Anche le lettere che mi sono state presentate sono frutto di riflessione e applicazione sui temi proposti. La sfida del festival è ambiziosa e preziosa. Pensare, riflettere, non schierarsi con un “sì” o un “no” su opinioni altrui, ma elaborare opinioni proprie, riflettervi, esprimerle: questo dà sostanza alla nostra libertà, ed è anche un esercizio di cittadinanza. La nostra Costituzione esorta tutti quanti a fornire un contributo alla vita politica e sociale del nostro Paese e un contributo si può fornire se si riflette, se si pensa, se si elabora una capacità di proposta”.

VIDEO: L’INTERO EVENTO A PALAZZO GOTICO

VIDEO: LE LETTERE DEGLI STUDENTI (SINTESI) E L’INTERVENTO INTEGRALE DEL PRESIDENTE MATTARELLA

LE LETTERE DEGLI STUDENTI

Noemi Scarico – Caro Presidente, ti scrivo per raccontarti com’è provare a vedere il futuro da un banco di scuola. Devo confessare che non è un’operazione facile, spesso la sensazione che si ha è quella di viaggiare da soli verso una meta che è difficile immaginare. Spesso osserviamo il futuro come una proiezione in avanti del presente e, visto che il presente è pieno di problemi, il futuro ci sembra un luogo veramente poco accogliente in cui stare. Insomma, spesso più che prepararci al futuro sentiamo il bisogno di armarci per sopravvivere al futuro. Credo sia questa la ragione per cui a un certo punto iniziamo a correre. Bisogna avere ottimi voti, tante certificazioni, riuscire bene nello sport e avere tante relazioni, essere belli fisicamente e fotogenici digitalmente, accedere a un’università prestigiosa, studiare sempre di più e sempre più a lungo. Insomma, bisogna essere bravi e veloci a correre se vogliamo avere una chance. E questo ho la sensazione sia solo l’inizio di una vita all’insegna dell’urgenza, fatta di tante corse, una dietro l’altra, verso tante mete, senza mai il tempo di prendere fiato. Caro Presidente, se c’è una cosa emozionante e liberatoria che ho sentito dire in questi giorni è che la vita non è una corsa e che rivendicarla non è un capriccio o una perdita di tempo ma un nostro diritto. Il diritto di stare con entrambi i piedi nel presente, è il diritto di coltivare la nostra creatività, i nostri pensieri, per esplorare la meraviglia dei mondi che ognuno di noi si porta dentro. Perché, vede Presidente, il grande rischio di una vita senza pause è che non c’è mai tempo per la noia, ma senza noia non c’è creatività, senza noia non è possibile alcun pensare contemporaneo. In questo senso credo che uno dei gesti più rivoluzionari che possiamo compiere oggi sia quello di disimparare a correre, di imparare a camminare, perché forse è solo nella passeggiata che possiamo vivere la meraviglia. (LEGGI LA LETTERA)

Noemi Scarico
Noemi Scarico

Elena Fugazza – Caro Presidente, ti scrivo perché in questi giorni al Festival ho fatto una scoperta sorprendente. Ho scoperto qual è la differenza che separa una foresta da una Ferrari. Entrambe sono esempi di potenza, dimostrano bellezza e armonia, e sono ricche di risorse preziose. Però c’è una cosa fondamentale che le distingue e ha a che fare col modo in cui si montano e si smontano: se una Ferrari ha un malfunzionamento possiamo isolare il problema e risolverlo, sostituendo magari le ruote o cambiando la batteria. Ecco, questo con una foresta non si può fare, perché la foresta è molto di più della semplice somma dei suoi stessi elementi, le sue parti sono talmente tante e interagiscono fra loro in modi così disparati e imprevedibili che se anche una sola di esse smette di funzionare le conseguenze si riflettono su tutto il sistema. Insomma, se quello della Ferrari è un problema complicato, che rimane sempre razionale, la foresta è tutta un’altra storia. La foresta è un sistema complesso, qui al Festival in questi giorni ho avuto il piacere di capire che probabilmente nella mia vita avrò a che fare con molte più foreste che Ferrari, e queste foreste sono le nostre città, le comunità a cui apparteniamo e tutti quei meravigliosi mondi che ognuno di noi si porta dentro di sé. Insomma, ho capito che noi esseri umani siamo indissolubilmente connessi a tutto ciò che ci circonda, e forse è proprio per questo che i problemi che ci stanno davanti ci fanno così tanta paura, perché sono così complessi da sembrare insolubili, così grandi da parerci insormontabili. Ma un’altra cosa che ho imparato è che tutti i sistemi complessi hanno una caratteristica fondamentale in comune: sono estremamente vulnerabili alle farfalle. E allora se è dunque vero che il battito di una farfalla a Tokyo può provocare un uragano a New York, è allora altrettanto vero che ogni idea che piantiamo nel presente può produrre grandi e inaspettati cambiamenti nel futuro. Mi piace pensare che ogni idea piantata qui a Piacenza possa avere fra dieci, venti, magari cinquant’anni la forza di un uragano. Di questo non abbiamo nessuna garanzia, però nella speranza e nel frattempo invito tutti voi presenti a non smettere mai di battere le vostre ali. (LEGGI LA LETTERA)

Elena Fugazza
Elena Fugazza

Carlotta Sali – Caro Presidente, ti scrivo. Ma visto che l’oggetto della mia lettera è l’intelligenza artificiale, prima di cominciare mi sembra doveroso fare una premessa: voglio rassicurare tutti che questa lettera non è stata scritta con ChatGpt. Sia chiaro, sarebbe stato perfettamente in grado di farlo, ma comunque ho deciso di scriverla io, perché in fondo ho la presunzione di poterlo fare meglio. Sentivo il bisogno di questa premessa perché in questi giorni ci siamo posti una domanda: cosa rimarrà di umano in un mondo sempre più artificiale? La risposta, temo, non è mai stata così poco chiara. Viviamo in bilico tra due narrazioni opposte: da un lato, la preoccupazione di essere sostituiti, controllati e spogliati del nostro potere decisionale; dall’altro, le promesse di chi immagina un mondo in cui l’uomo non è vincolato al lavoro, in cui gli algoritmi decidono su tutto, in cui tutte le malattie possono essere curate grazie ai dati. Una cosa è certa, l’intelligenza artificiale è una tecnologia molto spaventosa, e lo è perché solleva una domanda scomoda: ci invita a chiederci se siamo davvero così sicuri di essere unici e insostituibili. Fa paura? Sì. Eppure, se cambiamo prospettiva, può essere tremendamente eccitante, perché se l’intelligenza artificiale è in grado di scrivere un buon testo, questo non vuol dire che dobbiamo smettere di scrivere, ma piuttosto che dobbiamo impegnarci a scrivere aggiungendo qualità personale. È necessario valorizzare quelle sfumature di imperfezione che rendono un testo inconfondibilmente umano. In altre parole, l’intelligenza artificiale è elettrizzante perché premia la nostra capacità di deviare dalla media, ci sfida a disattendere le aspettative e ci invita a far fiorire la nostra unicità. E allora, signor Presidente, la domanda giusta da porci non è tanto se verremo sostituiti dalle macchine ma piuttosto come possiamo coltivare al meglio le nostre unicità. Sicuramente, rimanere sempre permeabili alla meraviglia è un ottimo punto di partenza. (LEGGI LA LETTERA)

Carlotta Sali
Carlotta Sali

Tommaso Apponi – Caro Presidente, ti scrivo per raccontarti alcune delle cose più sorprendenti che ho sentito in questi giorni. Ho scoperto che Mickey Mouse può essere uno straordinario esempio di come si sta nel contemporaneo, ho scoperto che possiamo disegnare e progettare città viventi in cui riscrivere il rapporto fra uomo e natura. Ho scoperto, Presidente, che ogni italiano può scriverti una lettera e non deve neanche mettere il francobollo. Insomma, sono tante le idee bizzarre con cui sono entrato in contatto in questi giorni. Ti confido però che mentre venivo a conoscenza di tutto ciò ho scoperto anche la scomodità di una convinzione: mi sono ritrovato cioè a pensare che, per quanto possano essere intriganti e provocatorie, alcune idee rischiano di rimanere pur sempre solo idee. Ce lo sentiamo dire spesso, nella vita bisogna saper essere realisti. Ho però intuito una cosa molto importante, e cioè che essere realisti è probabilmente la frase più pericolosa di tutta la lingua italiana. Ed è pericolosa perché spesso la fraintendiamo. Vedete, è facile scoprire che tante delle cose che riteniamo più preziose al mondo in realtà sono del tutto innaturali: se ci pensate, è naturale la guerra, è innaturale la pace, è naturale il dispotismo mentre la democrazia va costruita, è naturale la legge del più forte mentre i diritti, che sono la legge del più debole, devono essere riconosciuti e poi difesi. Questo mi porta a dire che probabilmente esistono due modi diversi di essere realisti: esiste un realismo volgare, che si limita a normalizzare quanto di ingiusto accade nel mondo, ed esiste poi un altro tipo realismo, che ci invita a considerare la realtà non come un dato di fatto ma come una responsabilità. Per questo sono importanti occasioni come questa in cui abbiamo la possibilità di ascoltare assieme idee bizzarre, perché non dobbiamo mai accontentarci di vivere nel prevedibile, ma dobbiamo sempre, ostinatamente, immaginare la strada verso il possibile. Facciamolo qui al Festival, facciamolo nei nostri territori, facciamolo soprattutto nelle nostre scuole. (LEGGI LA LETTERA)

Tommaso Apponi
Tommaso Apponi

LE RISPOSTE DEL PRESIDENTE MATTARELLA

“Ci ha detto Noemi che a volte si è indotti a correre, ci sono tante app che accompagnano la nostra giornata e forniscono grandi opportunità, ma anche il rischio di essere passivi rispetto a quello che viene proposto, quasi a intorpidire la capacità di iniziativa propria. Per questo è sempre bene pensare in proprio, è fondamentale in questa che è la società della velocità. Quando non si ha rispetto per il tempo, si rischia di perdere momenti importanti della vita”. Quindi una riflessione sull’ambiente: “La meraviglia che suscita l’ambito ecologico, come ci ha spiegato Elena: ogni generazione è chiamata a vivere il rapporto con la natura, la Terra non ha risorse infinite e occorre trovare un nuovo equilibrio”.

Il Presidente Mattarella a Piacenza

“C’è una cosa che distingue le persone umane dalle macchine: l’unicità della persona, la sua irripetibilità – ha poi detto Mattarella richiamando il contenuto del messaggio di Carlotta -. Le macchine sono replicabili, uguali a se stesse, sempre identiche. Ciò che distingue la mente umana è la sua irripetibilità”. Infine rispondo a Tommaso citando Max Weber sull’idea di tentare sempre l’impossibile per raggiungere il possibile, essere realisti in maniera sbagliata è la più fuori senso ambigua e ingannevole idea che si possa immaginare. La rappresentazione dei fatti è spesso condizionata dagli interessi di chi li promuove, come nel caso delle fake news e nella passività critica con cui spesso vengono recepite. Per questo occorre responsabilità. Auguri ragazzi” – ha concluso Mattarella.

Il Presidente Mattarella a Piacenza

Hanno condiviso l’onore e l’emozione dell’incontro con il Presidente della Repubblica, oltre agli istituti secondari di 2° grado del territorio sopraccitati, le rappresentanze di queste scuole cittadine: le primarie Due Giugno e Caduti sul Lavoro, le primarie Taverna e Pezzani, l’istituto Casali. Non mancavano gli allievi dell’Orchestra Cinque Quarti che hanno accompagnato, con le loro note, la cerimonia di apertura del Programma Scuole venerdì scorso. Erano inoltre presenti le scuole: Volta di Pescara, D’Ascanio da Termoli, Donatelli – B. Pascal di Milano, Kennedy di Monselice, De Sanctis Galilei di Manduria-Taranto, Blaise Pascal di Pomezia, 5 Aprile Faccio di Cuorgné – Castellammonte, Leopardi e Majorana di Pordenone, il convitto annesso al liceo Principe di Napoli da Assisi, Gabriele d’Annunzio da Pescara, Lanfranconi di Genova, Fulcieri Paulucci di Calboli da Forlì, San Benedetto da Conversano, Majorana – Giorgi da Genova, Rita Levi Montalcini da Acqui Terme, Aldini Valeriani da Bologna, Buonarroti da Trento, Moreschi da Milano, ISILTEP da Verres (Aosta) e Masotto da Noventa Vicentina (Vicenza).

Il Presidente Mattarella a Palazzo Gotico

Complessivamente, i laboratori hanno impegnato 200 studenti e 80 tra docenti, dirigenti e personale scolastico. In primo piano anche la dimensione sportiva, sia con la prima edizione della “Volley&Data Cup” dedicata alla pallavolo maschile, che ha visto competere, sul campo allestito nel cortile della scuola Mazzini, le squadre finaliste dei Campionati studenteschi, sia con il mondo delle due ruote. A pochi mesi dalla 3° tappa del Tour de France, la Piacenza-Torino che il 1° luglio scorso ha visto la città vestirsi di giallo in occasione della Grande Boucle, è partito da qui il primo Giro d’Europa della scuola italiana: 48 studenti e studentesse, rappresentanti di otto regioni italiane, sono stati chiamati a progettare una corsa ciclistica agonistica che connette Piacenza a otto capitali europee, aggiudicandosi la menzione speciale di “Scuola Futura” nella cornice del 2° Festival del Pensare Contemporaneo. Inoltre, nel loggiato di Palazzo Farnese è andata in scena una vera e propria corsa di ciclismo virtuale – la “Cycling & Data Cup” – sullo stesso tracciato dei Campionati mondiali in corso a Zurigo.

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