Coldiretti: "Prezzo pomodoro non adeguato per i nostri agricoltori"

88 euro a tonnellata non è certo remunerativo per i nostri agricoltori, con queste parole il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi commenta laccordo sottoscritto nei giorni scorsi tra le organizzazioni dei produttori di pomodoro del nord Italia e le industrie di trasformazione dell'Aiipa.

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88 euro a tonnellata non è certo remunerativo per i nostri agricoltori, con queste parole il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi commenta laccordo sottoscritto nei giorni scorsi tra le organizzazioni dei produttori di pomodoro del nord Italia e le industrie di trasformazione dell’Aiipa.

Il 2011 rappresenta il primo anno di disaccoppiamento totale e laumento del prezzo costituisce indubbiamente un piccolo passo in avanti nella direzione della maturità della filiera, così come dimostra anche un aumento di  potere contrattuale per la parte agricola. Rispetto allopportunità del disaccoppiamento, prosegue Bisi, non intendo tornare su questi aspetti, perché Coldiretti, con la coerenza che sempre la contraddistingue aveva chiesto da subito questo regime, senza attendere i tre anni di parziale, che hanno causato solo minor rimuneratività. Abbiamo, con sacrificio, cercato di sopportare questo regime parziale, per  permettere al sistema industriale di prepararsi al disaccoppiamento totale, e alle sfide del mercato.

“Nonostante l’impegno del mondo agricolo e le conseguenti aspettative, purtroppo, commenta il responsabile economico di Coldiretti Piacenza Giovanni Morini, siamo costretti a constatare che anche l’accordo di quest’anno non coprirà i costi di produzione, i quali, senza tener conto delle molte variabili, tra cui il maltempo e altre situazioni eccezionali, non sono  inferiori a 91 euro. Ci dispiace prendere atto che i produttori, non solo dovranno coprire con mezzi propri le spese di coltivazione, senza pertanto avere una remunerazione adeguata che gli garantisca sufficienti margini di sicurezza, ma saranno costretti ad una notevole diminuzione di investimenti e quindi ad una riduzione delle superfici coltivate, stimate, in un 10-15% in meno rispetto al 2010. E’ importante sottolineare che stiamo parlando di una coltivazione molto “costosa” e soggetta a numerose variabili; gli imprenditori per troppo tempo hanno lavorato senza una adeguata remunerazione e quindi difficilmente potranno restare ancora in questa situazione di incertezza”.

“L’unica nota positiva, rispetto a questo accordo, è l’inversione di tendenza in termini migliorativi della scaletta: per la prima sono stati introdotti dei riconoscimenti sulla qualità del prodotto. Il nostro auspicio, conclude Bisi, è che la filiera dimostri maggiore maturità se vogliamo che la nostra provincia continui ad avere il primato rispetto alla produzione di pomodoro.

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