La ricerca a Piacenza, settore da mille addetti e 12 milioni di fatturato

E’ quanto emerge dall’indagine "La dimensione dell’innovazione e della ricerca a Piacenza", realizzata nell’ambito del progetto "Piacenza Territorio snodo" e presentata dall’assessore all’Università e ricerca Annamaria Fellegara e l’assessore all’Ambiente Pierangelo Carbone nel corso di una conferenza stampa in municipio.

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Mille addetti e oltre 12 milioni di fatturato: il settore dell’innovazione e della ricerca ha assunto dimensioni importanti a Piacenza, ma necessita di essere sostenuto ancora di più e meglio collegato alle piccole e medie imprese del tessuto produttivo locale. E’ quanto emerge dall’indagine "La dimensione dell’innovazione e della ricerca a Piacenza", realizzata nell’ambito del progetto "Piacenza Territorio snodo" e presentata dall’assessore all’Università e ricerca Annamaria Fellegara e l’assessore all’Ambiente Pierangelo Carbone nel corso di una conferenza stampa in municipio.

A illustrare i dettagli dello studio Francesco Timpano, direttore del dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università Cattolica di Piacenza, e Attilia Jesini, vicedirettore di Confindustria Piacenza, che hanno approfondito, in particolare, l’impatto occupazionale del settore della ricerca sul nostro territorio e l’elevata propensione all’innovazione delle imprese piacentine. 

Dall’analisi svolta si evidenzia l’impatto degli investimenti pubblici e privati in attività di ricerca e sviluppo legate ai due poli universitari, alla formazione avanzata, ai laboratori di sviluppo.

I territori più competitivi – viene sottolineato - sono quelli dove una nuova classe di talenti incrocia opportunità derivanti dalla tecnologia e, in un contesto sociale positivo caratterizzato da tolleranza, può esprimere creatività, spirito imprenditoriale e sviluppare nuove professioni tipiche di un contesto in cui la produzione di beni immateriali assume un rilievo.
Piacenza era posizionata al  19° posto nazionale nel 2005 (ma su dati degli anni Novanta) nell’indicatore di creatività (Talento 21° posto, Tecnologia 38° posto, Tolleranza 25° posto), mentre era solo al 44 posto nell’indicatore di classe creativa. Si è voluta fare una parziale verifica di questi dati, guardando ad alcuni aspetti particolari di questo approccio

I ricercatori sono:
Coloro che hanno a che fare con la formazione avanzata, con la ricerca in università ed in laboratorio
Coloro che operano nelle imprese nel campo della ricerca e sviluppo (in modo non necessariamente esclusivo). Che esprimono nuove esigenze e nuovi bisogni

Gli enti censiti sono:
istituti di ricerca della sede di Piacenza della Università Cattolica, con cenni sui corrispondenti centri di Cremona dipendenti dalle strutture piacentine (9 Istituti e 2 Dipartimenti);
strutture di ricerca della sede del Politecnico di Piacenza (2 Scuole);
centri di ricerca della sede di Piacenza della Università Cattolica (12 con sede a Piacenza e 3 con sede a Cremona);
spin-off della sede di Piacenza della Università Cattolica, quindi imprese nate in Università ed essenzialmente science-based (3 imprese);
centri di ricerca di emanazione universitaria o comunque partecipati dall’Università (LEAP, MUSP, ITL);
i cosiddetti laboratori accreditati MIUR, sia universitari che di impresa (6 laboratori);
altri centri di ricerca, ivi comprese le unità di ricerca dell’azienda ospedaliera piacentina (6 centri);
laboratori di ricerca interni alle imprese (in collaborazione con l’Associazione Industriali di Piacenza): analisi su un campione mirato di 30 imprese per circa 1 miliardo di euro di fatturato

L’unità di analisi è stata particolarmente complessa da censire: occorre distinguere tra unità full time con posizioni permanenti/temporanee e unità con posizioni part time/temporanee: addetti permanenti e addetti per collaborazioni. L’indagine sugli istituti universitari ed i laboratori di ricerca è sull’universo (con qualche minima sottostima derivante da poche mancate risposte). L’indagine sulle imprese è costruita su un campione mirato di 32 imprese.

L’82% delle imprese intervistate ha un team/struttura dedicata alla R&S, prevalentemente un ufficio tecnico (39%) o un laboratorio o unità dedicata.
L’80% delle imprese intervistate dichiara di avere esigenze di investimenti in R&S
Nel 31% dei casi per lo sviluppo di nuovi prototipi, nel 20% per il miglioramento delle linee produttive esistenti, per il 19% nelle nuove linee produttive, per il 12% in nuovi processi produttivi.
Nel 61% dei casi la ricerca è fatta anche in outsourcing ed i partners sono prevalentemente università e centri di ricerca pubblici. Nel 47% dei casi il supporto finanziario è pubblico (nazionale o regionale).
Le imprese dichiarano una spesa in R&S del 13,6% del fatturato, in larga misura intramuros (11,8%).
Tra le imprese intervistate mediamente vi sono 10 addetti impiegati in attività di ricerca e sviluppo.

Dai dati esce il quadro di un settore della ricerca stimolato da risorse pubbliche e che, comunque, nel caso di Piacenza è riuscito ad attivare la compartecipazione di capitali privati o quasi pubblici – un caso di partnership pubblico-privato; un settore della ricerca che cerca posizionamenti internazionali per consolidarsi e rafforzarsi; un gruppo di imprese di eccellenza che fanno ricerca e sviluppo e che assicurano il 30% degli addetti (dato sottostimato) complessivi; la necessità di rafforzare il collegamento con le PMI del territorio attraverso progetti specifici, cercando di chiudere il mismatch tra caratteristiche della domanda e dell’offerta, determinando i necessari spillover dall’attività di ricerca.

 

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