Pd: "No al ridimensionamento dell’Istituto della Resistenza"

"L'istuto - scrive il gruppo consiliare - è un patrimonio di tutti che deve essere salvaguardato soprattutto a beneficio dei giovani che hanno il diritto di conoscere le radici della nostra democrazia".

Intervento del Gruppo Consigliare del Partito Democratico presso il Comune di Piacenza

Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, a Piacenza, città medaglia d’oro per la guerra di Liberazione, è giunta una triste notizia per il futuro della nostra memoria. Il rinnovo per l’anno scolastico 2011-12 della Convenzione tra il Ministero dell’Istruzione e l’ INSMLI (Istituto nazionale per la Storia Movimento di Liberazione) – a cui l’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Piacenza è
associato – ha previsto un’ulteriore riduzione dei comandi di insegnanti di ruolo presso gli Istituti storici provinciali e regionali. La decisione del Ministero – per sè stessa grave sul piano dell’impoverimento culturale e risibile in termini di risparmio economico – associata alle scelte conseguenti del CdA dell’INSMLI, ha avuto come effetto il taglio anche del comando da molti anni assegnato al nostro Istituto storico.

Si possono intuire le gravi conseguenze di tale provvedimento sull’attività di ricerca, documentazione, conservazione e diffusione della memoria storica e di servizio culturale a beneficio della realtà locale di un istituto da tempo radicato nel territorio e impegnato a fornire un importante supporto organizzativo e scientifico all’attività didattica delle scuole e alle iniziative di studio e divulgazione della memoria da parte delle istituzioni locali, con un patrimonio librario di rilievo grazie anche alle donazioni di privati.

La privazione dell’unica figura professionale continuativa, attorno alla quale ruota l’intera attività dell’ente, non può che riflettersi negativamente sulla programmazione e penalizzare, oltre che l’istituto, già in sofferenza per la contrazione progressiva dei contributi economici, le varie realtà culturali ed educative che sono solite beneficiarne ed avervi un riferimento certo e autorevole.

Le possibili ricadute locali delle preannunziate riduzioni in nome della crisi economica rischiano di indebolire un settore che è già stato penalizzato duramente negli ultimi anni dalle riduzioni progressive dei contributi pubblici senza incidere in maniera rilevante sugli equilibri complessivi del bilancio statale.

Come gruppo consigliare PD, ci opponiamo a questo ridimensionamento forzato delle attività dell’Istituto Storico della Resistenza di Piacenza perché è un patrimonio di tutti che deve essere salvaguardato soprattutto a beneficio dei giovani che hanno il diritto di conoscere le radici della nostra democrazia. Grazie all’ISREC, inoltre, si sono attivate competenze e specializzazioni di valore, che rappresentano,in termini sociali, posti di lavoro qualificato, spesso occupati proprio da giovani donne e uomini.

Il prossimo 22 settembre, sarà ospite del Festival del Diritto il professor Valerio Onida, presidente dell’ INSMLI, al quale è associato l’Isrec di Piacenza. Auspichiamo che l’incontro con il Comune di Piacenza e le rappresentanze dell’ISREC e dell’ANPI locali, organizzato in quell’occasione, possa produrre esiti positivi al fine di chiedere chiarimenti e spiegazioni in merito alla decisione di tagliare proprio il comando del nostro Istituto, nonostante l’attività svolta abbia raggiunto significativi risultati, riconosciuti da tutti. E soprattutto auspichiamo che questa decisione possa essere rivista.

Chiediamo inoltre alle istituzioni locali, pubbliche e private, agli amministratori comunali e provinciali, alle circoscrizioni, ai singoli cittadini che credono nel valore e nell’importanza della memoria storica della nostra democrazia, di contribuire alla sopravvivenza dell’ISREC con azioni positive negli ambiti di competenza e associandosi allo stesso con il versamento della quota annuale (25 euro, 15 euro per studenti e over 65) che dà diritto a partecipare all’assemblea dei Soci e a ricevere le pubblicazioni dell’istituto.

Si tratta di un piccolo sforzo che può contribuire a ridurre comunque gli effetti penalizzanti in termini di strumenti organizzativi e finanziari a disposizione di un’attività culturale che sarebbe grave venisse compromessa dalla solita politica dei tagli lineari non nuova per l’attuale Governo.

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