Bisi (Coldiretti): “Igp all’aglio cinese? Un bluff”

Bisi (Coldiretti) “Questo riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta per l’aglio cinese di jinxiang da suan è l’ennesima prova che l’Unione Europea non tutela le nostre produzioni e nemmeno i consumatori”

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IGP ALL’AGLIO CINESE? UN VERO BLUFF PER L’AGLIO PIACENTINO

Bisi (Coldiretti) “Questo riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta per l’aglio cinese di jinxiang da suan è l’ennesima prova che l’Unione Europea non tutela le nostre produzioni e nemmeno i consumatori”

L’UE ha pubblicato sulla gazzetta ufficiale comunitaria del 1° novembre l’iscrizione nel registro delle Dop e delle Igp della denominazione richiesta dalla Repubblica popolare cinese per l’aglio.  Come noto, l’UE ha aperto il proprio registro delle denominazioni ai paesi extracomunitari, nell’ottica di rendere compatibile la sua normativa con le richieste dell’organizzazione mondiale del commercio (WTO) e per mettere le basi per un mutuo riconoscimento delle denominazioni.

“La notizia che la Cina avrebbe ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento dell’IGP per il proprio aglio, dichiara Lorenzo Bazzana dell’area economica della Confederazione Nazionale Coldiretti, ha creato l’allarme tra i produttori comunitari della gustosa liliacea”.

“La produzione comunitaria, prosegue Bazzana, è già oggetto di una forte concorrenza da parte della Cina, il primo produttore mondiale di aglio. Potenzialmente la produzione di aglio cinese che potrebbe essere commercializzata con marchio comunitario IGP è pari a cinque volte il totale della produzione comunitaria. Se per un verso è importante che ci sia questo mutuo riconoscimento delle denominazioni di origine tra Unione Europea e Cina, visto anche l’elevato numero di imitazioni di prodotti alimentari europei che vengono realizzati in Cina e le opportunità rappresentate dal mercato cinese, rimane il timore per la reazione del consumatore europeo, che potrebbe essere tratto in inganno dal marchio comunitario, scambiando il prodotto cinese per un prodotto dell’Unione Europea”.

“In Italia, sottolinea il responsabile di Coldiretti, la produzione di aglio interessa oltre 3.000 ettari, per una produzione attorno alle 30.000 tonnellate. Le importazioni italiane di aglio dalla Cina nel 2010 sono state pari a 2.443.266 chilogrammi e i consumi sono soddisfatti al 50% dalle importazioni. Non dobbiamo inoltre sottovalutare il fatto che la Cina è stata spesso al centro di denunce dell’ufficio anti-frodi dell’UE, per le operazioni di triangolazione che modificano l’ origine del prodotto cinese, finalizzate a non pagare i dazi, provocando perdite al fisco per milioni di euro e, aggiungiamo, danni ai produttori comunitari di aglio”.

“E’ davvero inconcepibile, ribadisce il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi! Nella nostra provincia sono circa 20 anni che si sta lavorando per ottenere la certificazione per il nostro aglio di Monticelli e l’Unione Europea ha sempre trovato qualche impedimento. Adesso nel giro di pochi mesi arriva l’Igp per l’aglio cinese. Questa è l’ennesima dimostrazione che l’Unione Europea non sempre ha a cuore la valorizzazione dei nostri prodotti e la tutela dei consumatori”.

“Quanto volte, continua Bisi, alla nostra richiesta di etichettatura obbligatoria dei prodotti ci siamo sentiti rispondere che provocherebbe concorrenza sleale? Ebbene, questa non è concorrenza sleale? Certifichiamo un prodotto cinese che da sempre rappresenta un competitor per i produttori europei”.

“Invitiamo pertanto i consumatori, conclude Bisi, a fare particolare attenzione e a leggere accuratamente le etichette quando acquistano aglio, prediligendo sempre quello locale e auspichiamo che gli enti che avevano presentato la certificazione per il nostro aglio, proseguano velocemente, cercando di oltrepassare quegli ostacoli che evidentemente i cinesi hanno brillantemente superato.”

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