Nei capannoni piacentini i carichi dei tir rubati, 83 a processo foto

Un centinaio di furti messi a segno nel giro di due anni. Nel bottino carichi di tir, per un valore complessivo di milioni di euro. Merce che poi veniva reimmessa sul mercato: al centro di questo giro la città di Piacenza, dove i proventi dei furti venivano "parcheggiati" in attesa di essere smerciati. 12 i piacentini rinviati a giudizio

Un centinaio di furti messi a segno nel giro di due anni in tutto il nord Italia, ma anche in Europa, tra Spagna, Francia ed Austria. Nel bottino carichi di tir: dalle bibite, agli elettrodomestici, al rame, per un valore complessivo di milioni di euro. Merce che poi veniva reimmessa sul mercato: al centro di questo giro la città di Piacenza, dove i proventi dei furti venivano “parcheggiati” in attesa di essere smerciati.

E’ un vasto giro quello scoperto dai carabinieri del nucleo investigativo al termine di un’attività investigativa durata svariati mesi e che ora ha portato al rinvio a giudizio di ben 83 persone, fra cui 12 piacentini, accusate a vario titolo di furto, ricettazione e riciclaggio. “Rivincita”, questo il nome dato all’operazione scattata nel 2008 a seguito di una serie di furti tutti ai danni di mezzi pesanti messi a segno in particolare lungo la Caorsana a Piacenza e nella zona di Monticelli. Colpi dalle modalità simili, che hanno condotto gli uomini del capitano Papaleo ai presunti esecutori materiali, una banda di nomadi che si muoveva in camper seguendo le potenziali vittime. Il gruppo entrava in azione sfruttando le soste che gli autotrasportatori effettuavano durante il loro tragitto; i tir rubati venivano quindi parcheggiati all’interno di magazzini o capannoni utilizzati per l’occasione. Alcuni di questi magazzini erano gestiti proprio da alcuni dei piacentini indagati; con loro sono finiti nei guai anche titolari di imprese al cui interno sono stati trovati parte dei carichi rubati.

Tutta la merce veniva poi rivenduta in giro per l’Italia: nel corso dell’attività di indagine è emerso come in particolare i generi alimentari finissero, con l’appoggio della criminalità organizzata, in Campania dove rifornivano i mercati locali. Alimentari ma non solo; lunghissima la lista della merce rubata, dall’abbigliamento, all’elettronica, agli pneumatici, fino al rame al nichel ed al polietilene.

“Si tratta di un vasto giro di merce rubata e poi rivenduta – ha sottolineato il capitano Papaleo – sono state indagini lunghe e complicate condotte con una serie di appostamenti e pedinamenti. Quello che è emerso è la centralità di Piacenza come luogo di passaggio e smistamento di merce riciclata”.

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