Ancora blocchi all’Ikea. Ma c’è chi non è d’accordo: “Lasciateci lavorare” VIDEO foto

I facchini del Si Cobas in tarda mattinata hanno ripreso il blocco dei camion in entrata nell’hub locale: a far riaccendere la protesta l’esito negativo del confronto con l’azienda. Ma c’è chi non sta con il sindacato: "Vogliamo lavorare"

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Un nuovo stop alla trattativa e ritorna salire la tensione davanti ai cancelli degli stabilimenti piacentini dell’Ikea a Le Mose (Piacenza). I facchini del Si Cobas in tarda mattinata hanno ripreso il blocco dei camion in entrata nell’hub locale: dopo la giornata concitata di ieri, a far riaccendere la protesta l’esito del confronto tenutosi in mattinata tra i rappresentanti sindacali autonomi e i dirigenti della multinazionale svedese. Un incontro definito “insoddisfacente” da Aldo Milani:  “Ci aspettavamo una presa di posizione più forte da parte dell’azienda rispetto alla situazione che si è venuta a creare – ha spiegato. Chiedevamo di far rientrare i lavoratori che sono stati messi fuori senza giustificato motivo, fattore per noi decisivo, oltre al problema relativo alla mancata applicazione del contratto nazionale. L’azienda dice che farà le verifiche del caso, ma queste verifiche andavano fatte prima. I loro tempi non coincidono con quelli dei lavoratori che sono senza stipendio”.

“Lo sciopero prosegue – annuncia Milani – e nei prossimi giorni partiranno una serie di campagne anche in altre città dove Ikea è presente. Al momento aderiscono un centinaio di persone, anche se ci sono molti che sono entrati al lavoro per paura di essere messi fuori dalla fabbrica senza stipendio”. Il presidio davanti allo stabilimento è proseguito fino a metà pomeriggio, quando è stato sciolto spontaneamente. “Sei manifestanti si sono ritrovati con le proprie auto danneggiate” – denuncia però Mohammed Arafat dei SiCobas, spiegando che le vittime si sono recate in questura con l’intenzione di sporgere querela. Nella giornata di venerdì è atteso un incontro tra Ikea, il sindacato e il consorzio delle cooperative.

“NON VOGLIAMO AVERE PAURA DI LAVORARE” – A poche decine di metri dalle proteste, all’interno del deposito, tanti lavoratori del consorzio di cooperative piacentine che non si riconoscono nella lotta portata avanti dal Si Cobas continuano la loro attività e chiedono a gran voce di poterlo fare. “La situazione che viviamo ormai da diversi giorni sta diventando intollerabile – ha denunciato una rappresentanza incontrando la stampa -. Vogliamo lavorare per noi e per le nostre famiglie, non possiamo più accettare intimidazioni e minacce dai manifestanti solamente per la nostra decisione di recarci al lavoro; chi vuole protestare lo faccia, ma non costringa a fare altrettanto chi non è d’accordo”.

“Alcuni nostri colleghi, fra cui una ragazza, sono stati aggrediti, altri hanno avuto macchine danneggiate, non si può andare avanti così”. I lavoratori spiegano di non capire le ragioni della protesta: “Per noi sono incomprensibili, dopo che a seguito dello sciopero del giugno scorso erano state accolte tutte le loro richieste”.  “Il contratto applicato è corretto – aggiungono – non ci sono disparità di trattamento tra i lavoratori; eventuali differenze di retribuzione, nell’ordine di poche decine di euro, sono dovute a straordinari o integrazioni come gli assegni familiari”.

Una situazione che potrebbe avere gravi ripercussioni sul loro lavoro: “Il rischio è che Ikea possa a gennaio non rinnovare più l’appalto al consorzio: tante famiglie rischiano di finire in mezzo a una strada, le istituzioni piacentine devono intervenire”.

LA PROTESTA ALL’IKEA

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