Elezioni americane tutte da giocare. Al via gli incontri di Cittàcomune sugli Usa

Le elezioni americane stanno entrando nel vivo e Città Comune ha dedicato a questo evento “straordinariamente importante” una serata tenutosi ieri sera all’Auditorium Sant’Eufemia

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Le elezioni americane stanno entrando nel vivo e Città Comune ha dedicato a questo evento “straordinariamente importante” una serata tenutosi l’altra sera all’Auditorium Sant’Eufemia. Alla conferenza sono intervenuti il professore Bruno Cartosio, professore di storia dell’America del Nord all’università di Bergamo, Sandro Zucchi, professore di semiotica all’università di Milano, coordinati da Gianni D’Amo.

Dopo il dibattito di ieri sera fra i due vicepresidenti, Biden e Ryan, e dopo quello tra Romney ed Obama, con il “sorpasso” del candidato dei repubblicani sul presidente in carica, le elezioni sembrano oggi più incerte che mai. Obama, nonostante abbia saputo convincere milioni di americani a votarlo nel 2008, con una campagna elettorale entusiasmante e suscitando grande speranza in tutto il mondo, si trova adesso nelle condizioni di difendere un mandato “piuttosto anonimo”, in cui ha però anche dovuto rimediare a problematiche ereditate dalle precedenti amministrazioni.

Obama, come Hillary Clinton, sono figli dell’America della contestazione degli anni 60  e sono parte di una generazione che voleva una maggiore eguaglianza e possibilità di affermazione per la comunità afro-americana e quella femminile, che fino agli anni 50 erano rimasti ai margini della società americana. Obama, spiega Cartosio, è “l’incarnazione del sogno americano” ed ha oggi una grande responsabilità sulle proprie spalle. Questi anni un po’ incerti, sono però anche il frutto della necessità del “candidato Obama”, divenuto presidente, di adeguarsi alla bilancia di potere esistente negli Stati Uniti, dove le forze armate e le organizzazioni militari hanno una voce in capitolo molto importante. Nonostante le critiche arrivategli addosso, riguardo alla mancanza di risultati in particolar mondo in politica estera, secondo Cartosio, Obama ha però innovato, tenendo un approccio “multilaterale”, molto diverso da quello tenuto da Bush jr.

Secondo Cartosio la vittoria di Obama è spiegabile anche dal punto di vista sociale. La crescita delle disuguaglianza economiche negli Stati Uniti hanno creato dopo gli anni 90 un solco importante fra una minoranza del 20 %, che detiene l’80 % della ricchezza, ed il resto del paese. Non a caso, il movimento di “Occupy Wall Strett”  aveva come slogan “Noi siamo il 99 %”, in contrapposizione rispetto agli anni di “soldi facili” ottenuti grazie alla finanza, un mondo di cui invece Romney è perfetto rappresentante. Cartosio conclude però con un avvertimento, se con Obama questi movimenti hanno in qualche modo smesso di contestare apertamente il sistema, diventando “carsici”, sparendo ossia dalla superficie per entrare nella “profondità”  della società americana, una vittoria di Romney farebbe riemergere queste proteste.   

La battaglia sembra comunque molto aperta. Romney è un candidato in realtà “moderato” che è in grado di rivolgersi con facilità alla “pancia” del paese e Obama ha perso smalto nel corso di questi anni. Oltretutto appaiano dubbie le possibilità del presidente americano di riuscire a conquistare la maggioranza al senato. Le elezioni del prossimo 4 novembre, sono ad oggi ben lontane dall’avere un padrone certo.

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