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La recensione di PcSera: Colapesce, Un meraviglioso declino

L’anno si apre, come di consueto, con il recupero degli esclusi dall’ormai classico pagellone. Stavolta pochi rimpianti.

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COLAPESCE
Un Meraviglioso Declino (2012)

L’anno si apre, come di consueto, con il recupero degli esclusi dall’ormai classico pagellone.
Stavolta pochi rimpianti.
Forse i britannici Maccabees – che pure hanno avuto una citazione – e i conterranei XX: riascoltate Child, Forever I‘ve Known, Unknown, Angels, Sunset e Unfold. Anche il pluripremiato Kendrick Lamar non e’ affatto male, mentre con il tempo andranno ripescati Dum Dum Girls e Dirty Projectors. Persino il vecchio Neil Young – coi fidi Crazy Horse – meritava maggiore credito, magari al fianco di Dylan e Cohen, come lui mostri sacri. Il suo doppio album Psychedelic Pill e’ una mastodontica raccolta di suoni e melodie già sentite e già suonate, con code chitarrose stile Cortez The Killer, che però ti si attaccano addosso fino a che non ne puoi fare a meno, come una droga (e ci sono pure droghe pesanti, come Driftin Back, oltre 26 minuti). Tra i brani migliori del 2012, la meravigliosa Wonder – scusate il gioco di parole – dell’austriaca Soap&Skin. Tetra e dark.

In Italia, invece, gli Afterhours vincono quasi tutti i polls.
Gli ascoltatori di Moby Dick (storica trasmissione di Radio2) premiano – tra gli altri – Il Teatro degli Orrori, Il Pan del Diavolo, i Tre Allegri Ragazzi Morti, Capossela e due cantautori di nuova generazione, ovvero Dimartino e Colapesce.
Quest’ultimo, che deve il suo moniker a un’antica leggenda siciliana (è di Siracusa, e il suo vero nome è Lorenzo Urciullo – capito perché usa uno pseudonimo?), piazza addirittura a un onorevole secondo posto il suo “Un Meraviglioso Declino”.
Che è un disco notevole, premiato con la Targa Tenco 2012 come migliore opera prima.
Immediatamente colpisce l’intimismo delicato e struggente dell’incipit (“Restiamo in casa, l’amore è anche fatto di niente” – “Arriveranno presto/Si prenderanno anche il silenzio”), ma l’intera scaletta impressiona per grazia, leggerezza e maturità compositiva. Il cantato talvolta eccede nel falsetto (i guasti di Bon Iver?), pur mantenendo equilibrio, mentre gli arrangiamenti si collocano tra il folk (Le Foglie Appese, la bellissima Un Giorno Di Festa – “E sviene sua maestà/Le trombe sono unte di petrolio/Festini porno e ruggine/Corrodono palazzi interi” ) e sfumature dreampop (S’illumina, Oasi e Satellite). Poi c’è un omaggio a Fossati (La Distruzione Di Un Amore, vi ricorda qualcosa?), la dura disillusione de La Zona Rossa (“Da anni sventoli bandiere/Ora di rosso c’è/Solo il tuo viso stanco”) e la satira classista de I Nuovi Barbari (“barbari stanno per arrivare/Muniti di lauree/Dottori di ghiaccio/Comprano neve/Si amano davanti ai diamanti”.)
Per gli amanti di Dente e Brunori S.A.S.

Giovanni Battista Menzani
tw: @giovannimenzani


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