Piacenza Music Pride: intervista a Linda Sutti

Pubblichiamo oggi un estratto del sito Piacenza Music Pride, archivio degli artisti della nostra città e provincia. Protagonista della pubblicazione, la cantante Linda Sutti. 

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Pubblichiamo oggi un estratto del sito Piacenza Music Pride, archivio degli artisti della nostra città e provincia. Protagonista della pubblicazione, la cantante Linda Sutti. 

(Some) song in C., quattro chiacchiere con Linda Sutti
Di lei sappiamo ormai (quasi) tutto: digitando su google il nome di Linda Sutti si presenta una lista lunga pagine. Sappiamo che è nata a Piacenza nel 1983; che è cantautrice e che inizia la sua carriera come autrice e interprete di brani funky-blues con la sua band storica, i Blues Trigger. Sappiamo che avvia in parallelo all’attività con il gruppo, un progetto solistico ispirato maggiormente alla tradizione folk americana, e sappiamo che il suo primo album Winter in my room mescola tra loro le atmosfere musicali che le sono più care…
…ma com’è Linda Sutti vista da Linda Sutti?
“Timida e terrorizzata quando sul palco devo suonare la chitarra e cantare! Per me non è semplice coordinare le due cose… mi agito! Io ho iniziato come voce del gruppo e quindi mi dovevo concentrare solo su quello, ma ora… Non mi sento mai sicura e a mio agio! Figurati che una volta mentre stavo suonando mi si è letteralmente paralizzato il braccio: le mie dita non facevano più quello che il cervello stava dicendo. Ho lasciato andare il braccio e ho smesso di suonare dando più forza alla voce. Il pubblico ha pensato fosse una cosa studiata per dare più effetto, ma la realtà è che proprio non riuscivo a suonare!!”
Hai presentato da poco il tuo EP a Cuneo e nell’aria si sente già l’arrivo del nuovo album
“A fine novembre a Cuneo c’è il bellissimo festival Scrittorincittà organizzato da Matteo Corradini (che ringrazio e ribadisco che è bellissimo lavorare con lui!) e proprio lì ho potuto presentare alcuni brani sui quali sto lavorando. Non ero sola ma accompagnata dagli amici Alberto Dabusti al basso e Francesco Zucchi alla chitarra (gli UpperCuppers). I pezzi sono piaciuti molto e saranno la base di studio per il nuovo album (Some) song in C. che uscirà… bè… io una data ce l’ho in testa, ma siccome credo di non starci dentro non voglio dire nulla di preciso… diciamo in primavera.”
(Some) song in C. è curioso come nome…
“Ho voluto giocare sui due sensi della lettera C. La lettera C nella musica corrisponde al DO, quindi si può pensare che siano canzoni legati alla tonalità, in realtà è quel punto dopo la C che cambia le cose: (Some) song in C. raggruppa una serie di canzoni dedicate a persone il cui nome inizia con la C… semplice, no?”
A proposito delle tue canzoni, come mai scrivi in inglese?
“Per come sono fatta io, è più semplice. A parte la musicalità della lingua che si appoggia e si amalgama alla musica naturalmente, scrivere e cantare in inglese è come farlo da dietro ad una maschera… una sorta di protezione, come un vestito trasparente: si intuisce ma non ti lascia nuda e imbarazzata. Secondo me scrivere in italiano è difficile: o sei un paroliere e sai dirigere le parole al cuore, o rischi di cadere nella trappola delle banalità e dei luoghi comuni.”
Domanda scontata, ma sono curiosa: arrivano prima le parole o la musica
“Musica! La musica è quella che mi salta nella testa, magari all’improvviso, mentre sto studiando altre cose mi viene l’idea di provare dei giri diversi. In questo periodo sono appassionata di Jim Croce e Nick Drake… 
Il tempo che separa la musica dalle parole varia: a volte ci metto anni. Questione di allenamento? Può essere. Scrivo musica, tanta, che poi accantono e lascio maturare finchè non arrivano le parole, proprio quelle giuste che si incastrano con gli accordi e le sensazioni.”
Progetti futuri oltre all’uscita dell’album?
“Ci sono segnali chiari e precisi nella mia vita in questo momento che mi stanno indicando che la strada che devo intraprendere sia quella legata alla musica, lasciando perdere (ma mai del tutto!!) il mondo dei libri e dell’editoria (attività principale di Linda – ndr). Come cantante mi considero una “viziata”, nel senso che ho sempre incontrato persone che mi hanno aiutata, come Alberto Callegari dell’Elfo Studio che sentendo un mio demo ha deciso poi di produrre il mio primo cd Winter in my room , o anche l’incontro con Matteo Corradini, con Betty Blue…. Ma credo che ora sia giunto il momento di provare a muovere passi da sola.
Sì progetti ne ho, forse più speranze che progetti, ma non voglio dire nulla per scaramanzia. Giuro che se si realizza qualcosa di bello che ho nella testa, voi di PiacenzaMusicPride sarete i primi a saperlo!”
Un’ultima curiosità: ti definiscono spesso la Norah Jones piacentina, ti ci ritrovi in questo?
“Beh, non posso dire che non mi faccia piacere, ovvio! Ma io non mi sono mai posta come modello Norah… anche il mio stile è diverso… chissà magari un giorno a lei diranno toh guarda sembri Linda Sutti!”
Sara Marenghi
 

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