Piacenza Music Pride: il nuovo cd Verdi in Jazz

Nuovo appuntamento con il sito Piacenza Music Pride. Questa volta l’intervista è dedicata alla presentazione del cd Verdi in Jazz. Ne parla Luca Garlaschelli. 

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Nuovo appuntamento con il sito Piacenza Music Pride. Questa volta l’intervista è dedicata alla presentazione del cd Verdi in Jazz. Ne parla Luca Garlaschelli. 

L’esperimento è un poco azzardato: unire mondi musicali così diversi come il jazz e Giuseppe Verdi, può sembrare un’impresa quasi impossibile. Ma cinque Musicisti (e non è un errore ortografico la “M” maiuscola), forse un po’ irriverenti e forse un po’ canzonatori, si sono cimentati in questo test. E così Paolo Tomelleri al clarinetto, Rudy Migliardi al trombone, Davide Corini al pianoforte, Luca Garlaschelli al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria prendono in prestito le arie più famose di Giuseppe Verdi per un cd caldo e brillante che riscalda questo gelido inverno: “VERDI IN JAZZ”. 

“Noi ci abbiamo provato, ci ha spinto la passione per la melodia e per lo swing, ma soprattutto la voglia di omaggiare il grande compositore italiano,” ci spiega Luca Garlaschelli intervistato tra il check sound e l’ultima prova sul palco prima dell’apertura di “Musica al Lavoro” (festival da non perdere, tra l’altro!).
 
VERDI IN JAZZ, un cd dove le più famose arie d’opera del maestro di Busseto sono state arrangiate in chiave jazz: come nasce l’idea?
“Dall’amore per la nostra tradizione musicale e per quello della contaminazione naturale e fisiologica che ogni jazzista possiede! Con questo lavoro vogliamo onorare al meglio la musica di uno dei più grandi musicisti della storia, simbolo dell’Unità d’Italia e del suo Risorgimento. In realtà non è proprio una novità perché alcuni pezzi li abbiamo già presentati al festival Monticelli Jazz qualche anno fa. Poi ho continuato a pensarci e mi sembrava sprecato tutto il lavoro fatto e dimenticato in un cassetto”.
 
E così hai messo insieme la band…
“Ho RImesso insieme la band. Mi ha aiutato anche il pianista Davide Corini che ha firmato gli arrangiamenti di due pezzi. Ho realizzato Verdi in Jazz con quello che secondo me sono i musicisti più adatti: ho scelto, infatti, persone alle quali sono legato anche da un profondo affetto – come ad esempio Paolo Tomelleri che tra noi c’è una collaborazione trentennale – e ho pensato proprio agli arrangementi per quintetto. Per questo quintetto”.
 
Perché proprio Verdi e non Mozart o Wagner?
“Verdi mi intriga e lo conosco abbastanza bene, ho lavorato due anni con la grandissima voce verdiana Leo Mucci in un gruppo che si chiamava Salotto dell’800, un quartetto d’archi, io e il pianista, e facevamo arie operistiche, soprattutto Verdi. Il fatto è che la musica di Verdi ha una melodicità così forte che ben si adatta alla contaminazione e alla fusione, con altri generi musicali. Verdi è in qualche modo strutturale per il jazz. E poi non dimentichiamo che questo è l’anno verdiano!”
 
Quanto ci avete lavorato?
Un paio di settimane. Il lavoro di scrittura è per me il lavoro finale. Nel senso che ho la fortuna che quando mi devo appropriare di un brano, nel senso di conoscerlo così tanto da farlo mio, continuo a lavorarci e a canticchiarlo in ogni momento. Il lavoro di arrangiamento non lo faccio sul pianoforte lo faccio mentre guido o mentre faccio altre cose. Poi quando alla fine ho capito come lo voglio realizzare mi metto al pianoforte: la scrittura è l’ultimo gradino, ormai il lavoro è fatto. Mi ricordo che VERDI IN JAZZ l’ho realizzato in teatro a Bari durante una tournè con Moni Ovadia. Durante le pause, tra un concerto e l’altro, mi son messo e lì e in due settimane ho fatto gli arrangiamenti.
 
Qual è stato il lavoro più difficile? 
Scegliere le arie. Nel senso proprio di limitarsi nel numero di pezzi. E’ quasi come un gioco: una volta che ci entri dentro difficile uscirne! Il pensiero va (tanto per rimanere in tema verdiano) alle canzoni in ogni momento della mia giornata!”
 
Qual è la tua canzone preferita nel cd?
“La terzultima Duetto da Rigoletto. Sono solo tre gli strumenti che si sentono: la batteria di Bradascio, il mio contrabbasso e il piano di Corini che insieme regalano una struggente ballad”.
 
E vogliamo concludere con una citazione di un collega giornalista che di musica se ne intende “[…] forse il Maestro potrebbe risentirsene perché il trattamento riservato alla sua musica, pur essendo rispettoso, la stravolge assai portandola in giro per il mondo: gli arrangiamenti di Garlaschelli trasferiscono la marcia trionfale dell’Aida a New Orleans (con la conseguenza che a marciare ci finiscono i santi) e ‘Bella figlia dell’amore’ in Brasile, mentre la romanza di Amelia da ‘Un ballo in maschera’ diventa – in punta di spazzole – una ballad da luci soffuse e ‘Libiamo ne’ lieti calici’ muta ben presto regalando una nervosa atmosfera urbana e notturna […]” : a noi di PiacenzaMusicPride il cd piace e ci convince. Assai!
 
Sara Marenghi 
 
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VERDI IN JAZZ : ‘Va pensiero’ (Nabucco), “Questa o quella” (Rigoletto), “Caro nome” (Rigoletto), “L’aria di Amelia” (Un ballo in maschera) , “Bella figlia dell’amore” (Rigoletto), “Amami Alfredo” (La Traviata), “Libiam” (La Traviata), “La donna è mobile” (Rigoletto), “Duetto dal Rigoletto”, “Marcia Trionfale” (Aida) , “W Verdi”

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