Sanremo, il PAGELLONE di PiacenzaSera.it

Si è chiusa sabato sera la 63esima edizione del Festival di Sanremo. Ad aggiudicarsi la gara è stato Marco Mengoni con il brano ´L´essenziale´, seguito da Elio e Le Storie tese con ´La canzone mononota´, che si è aggiudicata anche il premio della critica Mia Martini e quello per il miglior arrangiamento. Terzi i Modà

Si è chiusa sabato sera la 63esima edizione del Festival di Sanremo. Ad aggiudicarsi la gara è stato Marco Mengoni con il brano ´L´essenziale´, seguito da Elio e Le Storie tese con ´La canzone mononota´, che si è aggiudicata anche il premio della critica Mia Martini e quello per il miglior arrangiamento. Terzi i Modà con ´Se si potesse non morire´. Il pagellone di Sanremo 2013 di PiacenzaSera.it


ALMAMEGRETTA:  7

Di loro si è parlato soprattutto per il gran rifiuto di Raiz, che venerdì non è salito sul palco per lo Shabbat ebraico. Come il Walter del Grande Lebowski, che invece non giocava a bowling.
Ci sono delle regole, è mica il Vietnam. Shomer Shabbot!
Eppure l’inattesa reunion della band napoletana, dopo dieci anni, è una delle cose più preziose del Festival, malgrado il testo a volte incomprensibile.
Ultimo posto.

ANNALISA:  5
Un pop innocuo per un’interprete che forse meriterebbe di meglio.
Non la aiuta nemmeno il duetto con Emma, che saltella e sbraita con la delicatezza di un pachiderma.

MALIKA AYANE:  6,5
“Niente”.
Poetico e  il brano scartato, un vero peccato.
“E se poi”, anche questa scritta da Giuliano Sangiorgi (Negramaro), è molto più da gara.
E meno bella, dai.

CHIARA:  5,5
“Credo negli angeli ma frequento l’inferno”.
La scrittura di Bianconi – quanto è Baustelle il ritornello? – poteva essere un grande valore aggiunto per un tango leggero e contagioso. Ma la vincitrice di X Factor appare impacciata e timida, e inciampa pure sul classico “Almeno tu nell’universo”.  


SIMONE CRISTICCHI:  6

“La sua prima volta” (che è morto) è un brano gradevole, ma assomiglia davvero troppo alle Cose che abbiamo in comune di Daniele Silvestri, che è anche lui a Sanremo e potrebbe chiedergli danni addirittura in diretta.
Cita Chaplin e Pasolini. Bello il passaggio sul nonno partigiano che chiede se lui e la sua generazione hanno poi cambiato il mondo.
Ahem, nonno, dai, ti offro un gelato.
“Mi manchi”, il pezzo scartato, altro testo surreale.


ELIO E LE STORIE TESE:  6,5

Controcorrente, lo sappiamo.
Eccezionali a livello di gag (Siffredi a parte), la musica invece convince poco, nonostante il trionfo della critica e i paragoni con Zappa e i più grandi geni del pop: il pensiero mononota.
Premio della critica e per il miglior arrangiamento, rischiano di fare il triplete ma alla fine arrivano secondi, in un podio tutto sommato mediocre.
A noi la “Canzone monotona”/”Tintarella di luna” è sembrato infatti un esercizio di stile, eseguito con un po’ di arroganza, che già alla terza volta non hai più voglia di ascoltarlo, a parte l’inno di Cuba, idea grandiosa.
Qualcuno, su twitter, ha scritto: Elio, o son troppo vecchio io, o lo sei tu.
Appunto.

MAX GAZZE’ :  6,5
“Sotto Casa” è una bella marcetta – è stato l’anno delle marcette – orecchiabile e divertente, con una buffa tastiera anni Ottanta. Lui è a suo agio, con le sue unghie laccate è suo agio e il suo trench nero.
Tra i migliori.


RAPHAEL GUALAZZI:  6

Gli avremmo dato anche qualcosa meno, ma fa figo dire che è bravo.
Tuttavia l’idea di jazzare “Luce” di Elisa, una delle canzoni più belle della storia del festival, si rivela pessima.

MARTA SUI TUBI:  5,5
Li spacciano per una band emergente del circuito indie, ma sono attivi da oltre un decennio senza lasciare tracce importanti.
Se si pensa che qualcuno aveva scomodato Jeff Buckley e Sonic Youth…
Bravi solo nel duetto con Antony and the Johnstons, oops…, con la Ruggero.
Povera Marta, comunque. Vi siete persi la spiegazione sulla scelta del nome della band?
Non hanno lasciato nulla all’immaginazione.


MARCO MENGONI:  5,5

Ha il grande merito di non aver fatto vincere i Modà, almeno questo lo dobbiamo riconoscere. L’essenziale è un pezzo autoriale e la sua interpretazione è sobria, lui così spesso sopra le righe.
Brutto invece quello eliminato, scritto dalla Nannini, scontato assai.
Comunque, meglio di Scanu, o no?

MODA’:  4
“Se i baci si potessero mangiare ci sarebbe un po’ più amore e meno fame”.
“Se si potesse nascere ogni mese per risentire la dolcezza di una madre e un padre”.
Volete che muoro?
Quanto trasporto e quanta enfasi inutile per questi testi infarciti di banalità e luoghi comuni, e che melodie scontate.
Al loro confronto, i Pooh sembrano gli Agnostic Frost, ha scritto su Twitter qualcuno.


SIMONA MOLINARI E PETER CINCOTTI:  5

Mah.
Temo che ricorderemo solo le gambe della Molinari, generosissima, e il dubbio sulla pronuncia di Cincotti-Sincotti.
Penultimo posto, dunque convince poco il vintage che aveva portato bene alla Zilli.
Eccezionale la chitarra di Cerri (age: 87).


MARIA NAZIONALE:  4

Sentita solo una volta, le altre noi si è girato il canale.
E niente, non ce l’abbiamo fatta nemmeno con “Perdere l’amore”.


DANIELE SILVESTRI:  8

Uno dei migliori cantautori in circolazione, con Bersani e pochi altri, in attesa della definitiva consacrazione dei Dente, Colapesce, Dimartino.
Non delude l’attesa, con una performance dolce e suggestiva con pianoforte e mimo, per “A bocca chiusa”.
E “Ho bisogno di te (ricatto d’onor)” può diventare uno dei suoi tormentoni, che nemmeno Mennea.
Due pezzi molto belli, con i quali riscatta il flop della Paranza.
E poi quelle bretelle.
E “Piazza Grande”.
Bravo.

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