La scelta di Aurelia dopo il cancro “Ho deciso di congelare il mio tessuto ovarico”

Aurelia ha scelto quindi di crioconservare il proprio tessuto ovarico, come ha raccontato a Tiziana Moriconi di Donna, settimanale femminile di Repubblica, nella rubrica Salute Seno. L’articolo e la video intervista, realizzata al teatro Municipale, sono stati pubblicati on line. 

Più informazioni su

Scoprire di avere un tumore a 32 anni ti fa riconsiderare tutta la tua vita. Lo sa bene Aurelia Barbieri, psicologa di Piacenza, che ha dovuto affrontare uno dei nemici più insidiosi del corpo delle donne, perché colpisce uno dei simboli della femminilità, ossia il cancro al seno. 
Non solo simbolo ma anche carne: le terapie necessarie per sconfiggere questo tipo di tumore possono compromettere la possibilità di diventare madre, sia perché una gravidanza può essere sconsigliata, perché gli ormoni potrebbero risvegliare la malattia, sia perché la chemioterapia può causare infertilità. Aurelia ha scelto quindi di crioconservare il proprio tessuto ovarico, come ha raccontato a Tiziana Moriconi di Donna, settimanale femminile di Repubblica, nella rubrica Salute Seno. L’articolo e la video intervista, realizzata al teatro Municipale, sono stati pubblicati on line. 
“A 32 anni mi aspettavo una vita diversa da quella che ho poi avuto in seguito alla malattia – racconta Aurelia alla giornalista – credevo di avere tutto il tempo davanti per poter decidere quale lavoro fare, se avere figlio o meno. In realtà il mio desiderio di maternità è sempre stato molto forte. Questo per me è stato un tema molto sofferto, perché pur non avendo un fidanzato, ero sicura di voler essere madre un giorno. Quindi ho deciso di mettere in “frigorifero” alcuni frammenti del mio tessuto ovarico prima di iniziare la chemioterapia: un intervento di crioconservazione realizzato in una struttura a Bologna – spiega -. Quando ti viene detto che sei malata entri nel caos, tra la paura e il pensiero delle cure che devi affrontare, e tanti pensieri entrano ed escono dalla tua testa, senza fissarsi. Devo dire grazie al mio medico, che mi ha fatto da “memoria aggiuntiva”, e che mi ha suggerito questa soluzione, sapendo del mio desiderio di essere madre, che spero di realizzare alla conclusione della terapia che sto ancora seguendo”. 
Il congelamento del tessuto ovarico, scrive Moriconi nell’articolo, è una tecnica ancora sperimentale, che si affianca al più rodato congelamento degli ovociti. Una volta terminate le cure, quando si è pronte per una gravidanza, gli ovociti possono essere fecondati in vitro e trasferiti nell’utero.
La crioconservazione del tessuto ovarico vede un prelievo del tessuto prima dell’inizio delle terapie oncologiche. L’operazione in se’ è relativamente semplice, effettuata in laparoscopia. Il tessuto viene poi analizzato per assicurarsi che sia sano, diviso in striscioline e congelato grazie a una sostanza crioconsevatrice. Ciascuna strisciolina potrà poi essere reimpiantata sulle ovaie. Si è osservato che, se l’impianto va a buon fine e non si sono verificati altri problemi, dopo circa tre mesi l’ovulazione può riprendere normalmente. Nonostante sia in fase ancora sperimentale, questo trattamento può essere considerato meno invasivo dell’impianto degli ovociti, il quale richiede una stimolazione ormonale con tempi lunghi per la paziente.

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di PiacenzaSera, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.