“Tre scritti e un orale possono stabilire la “maturità” di uno studente?”

Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Paolo Bersani, uno studente che ha da poco completato il proprio percorso di studi al liceo Colombini. Ecco le sue riflessioni sulla maturità. 

Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di Paolo Bersani, uno studente che ha da poco completato il proprio percorso di studi al liceo Colombini. Ecco le sue riflessioni sulla maturità. 

Sono Paolo Bersani, uno studente che ha appena terminato il suo percorso di studi al liceo. Ho frequentato per 5 anni il liceo Colombini, senza mai avere  debiti formativi e senza mai 

perdere un anno scolastico, mi reputo uno studente medio che fa il suo dovere ma trova anche il tempo per altro. Meno di due settimane fa ero nel pieno della maturità, appunti sparsi ovunque, computer sempre aperto per ripassare e rivedere la tesina. Ora sono in vacanza, libero dai pensieri e dalle preoccupazioni, ma una volta saputo il voto complessivo mi si è formulata in testa una domanda: Tre prove scritte e un orale possono riassumere e valutare un percorso di cinque anni di uno studente e stabilirne il suo livello di maturità? La risposta per me è negativa, valutare un ragazzo con un numero durante una verifica è più concepibile, ma associare un numero a un ragazzo al termine di un percorso umano ed educativo, testandone l’ipotetica maturità, è veramente superficiale.

Bisognerebbe sforzarsi di trovare un altro metodo, che possa realmente valutarci. All’esame di maturità conto solo la prestazione, si possono fare cinque anni fantastici, impegnandosi al massimo, poi all’esame non dare il meglio di sé perché, ad esempio, non si hanno le condizioni per pensare e concentrarsi in un corridoio del secondo piano al lato est, la parte più calda della scuola, soprattutto se fuori ci sono 40°C. 

 
La maturità altro non è che un terno all’otto dove chi ha trovato i professori più flessibili, chi ha avuto più fortuna con gli argomenti e le materie uscite e chi ha saputo dominare meglio l’ansia, ottiene di più. Ho fatto il rappresentante di classe per 4 anni consecutivi, ho visto numerosi situazioni e mi sono sempre schierato nella difesa dei miei compagni anche in situazioni indifendibili perché si fidavano di me e di anno in anno hanno rinnovato la fiducia rieleggendomi sempre.
 
L’unica vera riforma attuata nel campo dell’istruzione fu la Legge Gentile del 1923, da allora non si hanno più tracce di nuove riforme significative, la scuola italiana è vecchia, i nuovi governi non mettono al centro dei propri programmi i giovani e l’istruzione. L’Italia è un Paese instabile, si tende sempre più a svalutare i titoli conseguiti, lo Stato continua a spingere i giovani all’istruzione e alla formazione universitaria per il semplice fatto di allontanarli dal mondo del lavoro e creare futuri lavoratori più flessibili a ricoprire una qualsiasi carica;  i 
giovani, avendo necessità di soldi sono costretti ad accettare qualsiasi occupazione. 
 
Quale soluzione può attuare un giovane davanti a tutto ciò? Per evitare di lavorare nei fast food e avere una laurea inutilizzata nel cassetto, i giovani fuggono all’estero dove veramente i titoli 
conseguiti sono riconosciuti. Il CERN di Ginevra è stracolmo di scienziati italiani, noi siamo fatti così, preferiamo far fuggire i nostri talenti e permettere che li usino altri Stati. 
 
Sono stanco di sentire studenti che hanno fatto l’ iscrizione all’università per esclusione, nelle facoltà dove poi troveranno un occupazione, lo Stato dovrebbe garantire a tutti una scelta conscia e convinta, ogni studente dovrebbe seguire i propri sogni scegliendo l’ indirizzo di studi preferito. Penso che i giovani debbano fare qualcosa, ribellarsi al sistema corrotto e reagire. Non basta fuggire, bisogna lottare per far sentire la nostra voce. Un grande uomo, Stephene Hessel, protagonista della resistenza francese nella seconda guerra mondiale a fianco del generale Charles De Gaulle, scrisse un libro Indignez-vous (Indignatevi), in cui ci ha invitato a riflettere sull’importanza dell’indignarsi di fronte a tutto ciò che non è tollerabile al mondo come le guerre e le discriminazioni di ogni genere.

Hessel rivolse un messaggio ai giovani del XXI secolo: “Creare è resistere, resistere è creare”. Noi giovani dobbiamo batterci per un futuro migliore e non lasciarci investire dal sistema. 

Questo articolo vuole essere solamente un campanello d’allarme, penso che ci siano altri giovani non soddisfatti del proprio voto, la maturità dovrebbe rappresentare un percorso di fasi, non solo un giudizio sul grado di preparazione del momento senza considerare gli anni di studio passati. 

Detto questo non voglio mettere in dubbio l’eccellente preparazione di una scuola come il liceo Colombini, metto in dubbio il meccanismo, mantenendo quello attuale ci vanno di mezzo solo ed esclusivamente gli studenti, vittime ingenue del sistema. Nell’arco di questi 5 anni ho studiato per me, non certo per una valutazione numerica, studiare è importante, l’ignoranza va combattuta sempre e comunque con la cultura e l’istruzione.

Paolo Bersani

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