Caccia alla volpe, il no degli ambientalisti: “Quale necessita?”

Le associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente, Enpa manifestano "tutta la loro contrarietà al Piano provinciale di controllo della Volpe adottato dalla provincia di Piacenza con delibera del 27/09/13, avente validità quinquennale"

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Le associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente, Enpa manifestano “tutta la loro contrarietà al Piano provinciale di controllo della Volpe adottato dalla provincia di Piacenza con delibera del 27/09/13, avente validità quinquennale”.

“Abbiamo già provveduto – scrivono in una nota – a chiedere l’accesso agli atti per prendere visione di tutta la documentazione, compreso il parere Ispra, che ha portato alla decisione dalla Giunta di consentire l’abbattimento per il 2013/14 di 239 volpi. Ci riserviamo, non appena esaminati la documentazione inerente, di esprimere un parere più puntuale sui profili tecnici”.

“Certo – proseguono – non possiamo che rimarcare il nostro disappunto per vari aspetti, intanto ancora una volta non siamo stati ne informati ne coinvolti nel procedimento che si è concluso con l’assunzione della delibera. Facciamo parte della consulta faunistico venatoria, proprio perché per scopo statutario tuteliamo la fauna selvatica, ma, tranne che per gli atti programmatici per i quali è obbligatoria la convocazione della consulta faunistica venatoria, diversamente dalle componenti agricola e venatoria non veniamo mai informati di null’altro, con buona pace delle istanze dei cittadini piacentini che rappresentiamo”.

“Inoltre, non possiamo non osservare che la politica in tema di tutela della fauna selvatica dell’amministrazione provinciale non solo non è migliorata nel tempo, ma è addirittura peggiorata; dall’anticipo della caccia ai cinghiali fatto all’ultimo momento per impedire il ricorso, al piano di contenimento sui piccioni e questo sulle volpi, risulta evidente che le istanze del mondo agricolo e venatorio hanno ben altro peso rispetto all’esigenza, prioritaria per la legge, di tutela e rispetto della fauna. Tra l’altro la legge sulla caccia, richiamata nella delibera prevede il ricorso ai piani di contenimento quale extrema-ratio, in caso di inefficacia dei metodi ecologici; sono piani assunti in via straordinaria, per tutelare, nel contemperamento dei diversi interessi coinvolti, sia le colture agricole sia il patrimonio faunistico.  Al contrario è accaduto che questi piani sono diventati la regola, con durate pluriennali, e, nella sostanza, non sono altro che un prolungamento della stagione venatoria, in pieno contrasto con lo spirito e la finalità della legge”.

“Teniamo presente – affermano ancora – che questo piano è stato assunto in carenza del piano faunistico venatorio che è il maggior strumento di programmazione degli interventi sulla fauna selvatica, mentre il precedente piano faunistico-venatorio, con particolare riguardo alla specie volpe, aveva espressamente indicato che per il contenimento di questo animale era sufficiente il prelievo realizzato durante la stagione venatoria”.

“Ribadiamo, è nostra intenzione valutare con estrema attenzione il contenuto di tutti gli atti, anche il parere Ispra che pare, leggendo la delibera, non sia stato recepito integralmente per quanto riguarda alcune modifiche richieste; non concordiamo però fin da ora con la possibilità concessa di cacciare la volpe nelle zone vietate alla caccia in squadre fino a ben 10 cacciatori con 4 cani, l’autorizzazione ad effettuare addirittura  interventi notturni, l’uso della carabine per la pericolosità della loro gittata. Di fatto d’ora in avanti la volpe verrà cacciata in ogni periodo dell’anno ed in ogni modo, con fucili a canna liscia o rigata, in squadra o all’aspetto, con cani e senza, giorno e notte! Le motivazioni di tale accanimento poi ci sembrano deboli ad un primo esame”.

“Si imputa alla volpe di essere causa principale della mortalità di starne e lepri, sapendo bene invece che al calo hanno certamente contribuito ben altre cause, tra cui certamente la riduzione degli ambienti naturali vocati e l’agricoltura intensiva. Si sostiene, inoltre, che da quando il piano di controllo è terminato è lamentata una maggiore predazione sugli animali di bassa corte e sulla piccola fauna stanziale”.

“Ma cosa si è fatto in questi anni – concludono – per prevenire il problema evitando cosi di dover arrivare ad uccidere le volpi? Si è chiesto ad esempio agli agricoltori l’uso di recinti  notturni per gli animali da aia? Si sono ridotte le immissioni di migliaia di fagiani ogni anno , come accade, sul territorio, fatto che provoca automaticamente l’aumento dei predatori e poi l’assurda necessità di eliminarli per ricreare un falso equilibrio?”. 

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