Luisa Miller a Teatro per i 200 anni dalla nascita di Verdi VIDEO foto

Per celebrare i 200 anni della nascita di Giuseppe Verdi la Fondazione Teatri di Piacenza ha scelto di inaugurare la propria Stagione Lirica giovedì 10 ottobre, giorno della nascita del Maestro

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Per celebrare i 200 anni della nascita di Giuseppe Verdi la Fondazione Teatri di Piacenza ha scelto di inaugurare la propria Stagione Lirica giovedì 10 ottobre, giorno della nascita del Maestro. In scena, in anteprima per il giovane pubblico delle scuole, Luisa Miller l’opera che segna il debutto alla regia del baritono Leo Nucci. Le recite di Luisa Miller saranno il 12 e 15 ottobre alle 20,30

ASCOLTA L’INTERVISTA A LEO NUCCI

Anche la Stagione Lirica 2013-2014 della Fondazione Teatri di Piacenza, la prima sotto la direzione artistica di Cristina Ferrari, si appresta a celebrare in grande stile Giuseppe Verdi in occasione del bicentenario della nascita; un ricordo più che doveroso per il maestro legato, come è noto, alla terra piacentina sia per vincoli parentali che per la dimora di Sant’Agata di Villanova. Il cartellone, infatti, pur contenendo proposte musicali nuove, prevede tre titoli del Cigno di Busseto – Luisa Miller, I Vespri Siciliani e Simon Boccanegra – per i quali la Fondazione Teatri ha ottenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali la possibilità di fregiarsi del logo nazionale per le celebrazioni del Bicentenario della nascita del Maestro nonché di quello regionale denominato “Verdi200”.

Per questo motivo la Direzione della Fondazione Teatri ha deciso di inaugurare la Stagione Lirica 2013-2014 giovedì 10 ottobre, giorno della nascita di Verdi. In scena, in anteprima per il giovane pubblico delle Scuole, Luisa Miller, l’opera considerata la chiave di volta nella carriera di Verdi, le cui recite si terranno il 12 ottobre (Turno A) e il 15 ottobre (Turno B) entrambe alle 20,30.
Con Luisa Miller per la prima volta Verdi non mette più in risalto la descrizione dell’evento storico ma la pittura delle passioni umane: amore, vendetta, desiderio di potere, affetto filiale; la complessità dei personaggi si realizza in una nuova suggestione melodica, capace di sondare le più intime pieghe dell’anima e prepararsi alla straordinaria stagione della maturità verdiana. Scritta nel 1849 per il Teatro San Carlo di Napoli, da dieci anni è assente dal cartellone piacentino e viene ora proposta in un nuovo allestimento coprodotto da Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatro Alighieri di Ravenna, in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna con la partecipazione dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” diretta da Donato Renzetti e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.

Una produzione in cui importante è stata anche la collaborazione siglata con il Comune di Busseto e il Concorso Internazionale Voci Verdiane che vanta una lunga esperienza nella scoperta del talento vocale e interpretativo atto ad affrontare il grande repertorio verdiano. Attraverso una accurata selezione nella produzione di Luisa Miller sono stati impegnati i Solisti del Corso d’alto perfezionamento di Canto nel repertorio verdiano, riconosciuto dal Comitato scientifico delle Celebrazioni Verdiane come progetto d’eccellenza formativa. Guida didattica principale di questa giovane compagnia è stata una delle più importanti personalità artistiche del panorama internazionale, Leo Nucci, che ne ha curato anche la messa in scena. Indiscusso interprete verdiano ha da sempre un particolare feeling con i giovani che in lui trovano un maestro attento e paziente, capace di trasmettere enorme esperienza e preziosi consigli, spesso veri e propri “trucchi del mestiere” che appartengono al tradizionale rapporto tra allievo e maestro che è stato spesso patrimonio dei più grandi in tutte le discipline dell’Arte.

Ed è proprio lo stesso Nucci ha spiegare come la Luisa Miller che andrà in scena a Piacenza sarà un’occasione “per affermare che il teatro lirico ha bisogno di un rinnovamento e che questo rinnovamento comincia con il proporre di nuovo al pubblico degli spettacoli che siano credibili, che siano avvincenti, che vengano allestiti da chi ama l’opera e che siano belli. Ritengo che lo spettacolo d’opera – ha proseguito Nucci – debba ritrovare una dimensione che restituisca alle scene la loro funzione. Lo può fare recuperando la grande tradizione delle tele dipinte. In questo caso noi ci avvalliamo di una soluzione di questo genere, con la sola eccezione di un paio di colonne che si trovano ai lati della scena. Rinaldo Rinaldi, lo scenografo, – ha precisato il noto baritono – ha individuato con chiarezza l’ambiente e i luoghi dell’azione. Mettere in scena un’opera significa dunque realizzare la partitura nella quale tutto è strettamente legato alla musica, a cominciare dal testo del libretto, per non parlare dei gesti, dei movimenti dei solisti e del Coro o di quant’altro concorre all’azione”.

Secondo Nucci, infatti, è importante rimettere al centro il dramma, Verdi, la coerenza e l’intelligenza della drammaturgia che spesso e volentieri non viene rispettata dalle scelte dei registi. Lui stesso non si definisce regista perchè “il regista è Verdi. Io mi limito a mettere in scena Luisa Miller”. Un compito comunque per nulla facile poiché “si tratta di rappresentare il dramma curando con attenzione la coerenza di ogni gesto, coordinando i gesti stessi con il canto, dando pieno risalto alla drammaturgia musicale”.

L’unica liberà che Nucci si è preso di fronte alla partitura è stata quella di spostare il tempo dell’azione. Nel caso della Luisa Miller, allestita a Piacenza, l’azione è stata trasportata dal Seicento all’Ottocento. Secondo Nucci, infatti, “nel dramma di Verdi il tempo, indicato dal libretto, è ininfluente, non condiziona la storia. Nella Miller Verdi punta a mettere in scena un dramma il cui nucleo si sottrae al tempo dell’azione. Così l’abbiamo pensata nell’Ottocento, ma non ne abbiamo mutato né travisato la sostanza”.
Una scelta che si rispecchia anche nei costumi di Alberto Spiazzi che rimandano all’Ottocento. Si tratta di costumi, selezionati con criterio ed intelligenza, con un occhio ai costi che oggi più che mai devono essere tenuti sotto controllo, che insieme alle scene contribuiscono a creare uno spettacolo di bell’impatto visivo.

Merito anche del giovane cast che, ad eccezione del basso Gianluca Lentini che interpreta Il Conte di Walter, del mezzosoprano Renata Campanella che dà voce a Laura e del tenore Bruno Nogara che riveste i panni di Un contadino, è doppio, ovvero per ogni ruolo si alterneranno due cantanti nelle due recite in programma. Per cui avremo i due contralti Junhua Hao e Tamta Tarieli nel ruolo di Federica, i bassi Cristian Saitta e Costantino Finucci in quelli di Wurm, i baritoni Mansoo Kim e Byunghyuk Choi interpreteranno Miller, mentre a Luisa daranno voce i soprani Giulia Della Peruta e Samantha Sapienza.

Novità della Stagione Lirica 2013-2014 la presenza dei sopratitoli in tutte le opere in cartellone.

LA STORIA DELL’OPERA

Luisa Miller andò in scena al Teatro di San Carlo di Napoli l’8 dicembre 1849 e vi ottenne un vibrante successo. Non scomparve mai dalle scene, ma divenne presto il titolo di un’epoca remota, di un Verdi superato e cancellato dai capolavori della maturità. Quando nel 1903 la Miller venne riproposta nel cartellone del Teatro alla Scala, dove mancava dal 1851, la critica insorse, mettendo in risalto l’assurdità di programmare un’opera ormai coperta di polvere. Toccò a Tullio Serafin rilanciarla, presentandola tra il dicembre 1929 e il gennaio 1930 al Metropolitan di New York in un’edizione che ebbe tra i protagonisti Rosa Ponselle e Giacomo Lauri-Volpi. Il celebre tenore divenne interprete di riferimento di Rodolfo e ripropose Luisa Miller al Maggio musicale fiorentino del 1937, all’Opera di Roma nel 1949, per il centenario della prima assoluta, mentre non gli riuscì mai di cantarla alla Scala, anche se avrebbe tanto desiderato farlo. Nel 1951, cinquantesimo anniversario della morte di Giuseppe Verdi, la eseguì negli studi della RAI di Roma. Quella esecuzione pubblica fu riversata in microsolco e diventò la prima edizione discografica di un’opera fino allora negletta. Tuttavia, eseguendola alla Scala nel 1903, Arturo Toscanini non aveva sbagliato, ma aveva precorso i tempi: aveva anticipato quella Verdi renaissance, che nel XX sec. ci ha portato a recuperare e rivalutare la produzione verdiana; a prendere atto che essa costituisce un arco ininterrotto, che è fuorviante suddividere in maniere o in periodi. In una prospettiva di questo tipo, Oberto, conte di San Bonifacio e Un giorno di regno costituirebbero una sorta di preludio. I cosiddetti ‘anni di galera’ andrebbero dal Nabucco alla Luisa Miller, cui seguirebbe la ‘trilogia popolare’ o ‘romantica’, preludio alla maturità. In realtà, oggi sappiamo che le cose non stanno così o, almeno, che non sono così semplici. La produzione verdiana ci appare come un work in progress, un laboratorio di esperienze, nelle quali Verdi mette a punto la sua drammaturgia con soluzioni che si differenziano tra loro, ma che mostrano un’evidente continuità.

LA TRAMA

Atto I
All’alba di una giornata primaverile, i contadini si riuniscono per festeggiare il compleanno di Luisa, giovane figlia del vecchio soldato Miller, in trepida attesa di rincontrare il proprio amato, Carlo, lo straniero a cui è legata da intenso amore. Al contrario, Miller, al pensiero di vedere per la prima volta il giovane è colto da tristi presentimenti e si attarda sulla via della chiesa. Lo raggiunge Wurm, cortigiano presso il castello del conte di Walter, che gli chiede spiegazioni del fatto che Luisa si appresta a sposare un altro quando lui, già un anno prima, gli aveva chiesto la mano della figlia. Miller obietta che mai costringerebbe la figlia ad una scelta così personale: Wurm gli svela allora la vera identità di Carlo, che in verità è Rodolfo, figlio di Walter.
Tornato al castello di Walter, Wurm rivela al proprio signore la sconsiderata intenzione del figlio, che rischia di mandar a soqquadro il matrimonio con Federica, duchessa di Ostheim. Walter decide di fingere di non sapere nulla e comunica a Rodolfo il proprio progetto, quindi lo forza a chiedere la mano alla duchessa, giunta al castello. Tuttavia, il giovane, a colloquio con Federica, le confessa di amare un’altra, destandone lo sdegno.
Dall’interno della casa di Miller, si odono le grida dei cacciatori; Luisa è in attesa dell’amato quando il padre la affronta svelandole la vera identità e giurando vendetta. Rodolfo giunge appena in tempo per rassicurare Luisa, ammettendo il torto, ma giurandole eterna fedeltà. Arriva al villaggio anche Walter in persona che, accusando Luisa di essere una volgare seduttrice, provoca Miller. Il vecchio soldato, quindi sguaina la spada e minaccia il conte che di rimando ordina d’imprigionare padre e figlia, ma Rodolfo ottiene la libertà dell’amata, minacciando il padre di rivelare a tutti come egli sia divenuto conte di Walter. Gli arcieri si allontanano solo con Miller e Luisa sviene.

Atto II
Il subdolo castellano Wurm, invaghito di Luisa, promette alla ragazza di liberare suo padre, che rischia la pena capitale, a condizione che la giovane scriva una lettera in cui confessi falsamente di aver raggirato Rodolfo e di averne accettato la corte solo per ambizione. Luisa accetta e Wurm fa in modo che la lettera finisca nelle mani di Rodolfo.
Al castello, intanto, Walter medita sulle debolezze affettive del figlio e decide di continuare nella propria intransigenza stabilendo d’accordo con Wurm un piano, pur riconoscono entrambi di essere esposti a un alto rischio per la minaccia di Rodolfo che sa dell’assassinio del cugino del conte, voluto da quest’ultimo e attuato da Wurm. Ritiratosi quest’ultimo, entra Federica a cui Walter annuncia che l’amore di Rodolfo per Luisa sarà presto spento.
Nel giardino pensile del castello, Rodolfo, con in mano la lettera dell’amata rievoca con strazio l’intimità amorosa con Luisa. Quindi convoca Wurm e lo sfida a duello; per salvarsi Wurm spara in aria. Accorre gente da ogni parte fra cui Walter, che approfitta del disorientamento de figlio per proporgli la vendetta più dura verso l’ingrata: sposare Federica. Rodolfo acconsente.

Atto III
Attorniata dalle amiche, Luisa, che ha deciso di lasciarsi morire, sta scrivendo all’amato una lettera-testamento in cui racconta tutta la verità. Così la trova Miller, appena uscito di prigione. È a lui che la giovane affida la lettera nella quale da appuntamento a Rodolfo nell’altra vita. Il vecchio Miller riesce tuttavia a dissuaderla e a convincerla a partire con lui con il proposito di rifarsi una vita altrove.
Mentre si preparano per il viaggio arriva Rodolfo che vuole sapere da Luisa se la lettera che ha intercettato è vera. La giovane, che per salvare il padre aveva giurato di non sconfessare in alcun modo il castellano Wurm, annuisce. Rodolfo, al colmo del furore, mette del veleno in due bicchieri e beve con Luisa. Prima di morire, la giovane decide di confessare la verità all’amato che scopre, quindi, anche se ormai troppo tardi di essere stati vittime di inganni. Le grida dell’agonizzante Luisa richiamano i contadini, il conte e Wurm; in uno scatto d’ira Rodolfo, dopo aver maledetto il padre, uccide Wurm e muore accanto all’amata.

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all’indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.

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