Sciopero dei Cobas, il corteo in centro a Piacenza FOTO foto

Sono tornati in piazza i sindacati di base Cobas, con uno sciopero generale di tutto il lavoro dipendente, nel settore pubblico e privato, per protestare contro le politiche economiche e sociali del governo di larghe intese. 

Sono tornati in piazza i sindacati di base Cobas, con uno sciopero generale di tutto il lavoro dipendente, nel settore pubblico e privato, per protestare contro le politiche economiche e sociali del governo di larghe intese. A Piacenza il corteo dai Giardini Margherita.

 

“Le politiche attuate dai governi degli ultimi 20 anni – scrivono in un comunicato – hanno creato divisioni fittizie tra lavoratori (pubblici e privati, precari e non, occupati e disoccupati, giovani e anziani, italiani e immigrati). Salari, pensioni, sanità, diritto allo studio, tutto è stato sacrificato sull’altare del profitto. Il sistema previdenziale pubblico è stato smantellato per aprire la strada ai fondi pensione privati, analoga sorte è toccata alla sanità pubblica depredata di risorse a vantaggio di quella privata”.

“Le tasse pagate dai lavoratori sono servite a saldare i debiti delle banche e a sostenere imprenditori (come la FIAT o l’ILVA) che hanno compresso i diritti dei lavoratori e saccheggiato l’ambiente. La precarizzazione generalizzata del mercato del lavoro ha prodotto un abbassamento dei diritti di tutti i lavoratori (pubblici e privati) mentre le norme restrittive sull’immigrazione hanno prodotto condizioni di schiavitù in molti settori”.

“Insomma a pagare la crisi del capitale sono sempre e solo i lavoratori. Il governo delle larghe intese ha proseguito su questa strada portando avanti la politica della spending-review, che comporterà lo smantellamento definitivo dello stato sociale e l’attacco al lavoro pubblico”. “E’ giunto il momento – concludono – di riunificare le lotte per riconquistare i diritti che, passo dopo passo, in questi anni ci sono stati tolti, seguendo l’esempio dei lavoratori della logistica che a forza di scioperi e picchetti, e malgrado le denunce e i processi che stanno subendo, hanno ottenuto aumenti salariali e diritti e, soprattutto, riconquistato il rispetto della loro dignità”.