Costretta a prostituirsi a Piacenza, ragazza risarcita con 100mila euro

Vittima della tratta e di un giro di prostituzione si è costituita parte civile al processo contro i suoi sfruttatori: è la storia di una giovane prostituta nigeriana accolta in un programma di protezione sociale dell’associazione Free Woman di Ancona

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Vittima della tratta e di un giro di prostituzione si è costituita parte civile al processo contro i suoi sfruttatori, fornendo la sua fondamentale testimonianza in una fase dibattimentale durata oltre 4 ore. Un gesto di coraggio che le è stato riconosciuto dalla giustizia con un risarcimento di 100 mila euro, in qualità di parte offesa. E’ la storia di una giovane prostituta nigeriana accolta in un programma di protezione sociale dell’associazione Free Woman di Ancona. Prostituzione, la polizia sgomina la tratta delle nigeriane: 8 arresti

La donna era riuscita, con l’ausilio degli operatori e del suo legale, Gianluca Cardi, che è anche volontario di ’Avvocato di strada’, a ricostruire tutta la vicenda di violenze, minacce e soprusi subite da parte degli sfruttatori, che l’avevano soggiogata e costretta a prostituirsi, dando così corso ad una corposa indagine preliminare, sfociata poi nel processo. “Si tratta di una delle cifre più alte mai accordate fino ad oggi ad una vittima di tratta” commenta l’avvocato Cardi, parlando di un risultato, “frutto anche del buon lavoro svolto dagli operatori dell’associazione Free Woman, dalle forze dell’ordine di Piacenza e dalla Dda di Bologna, che hanno operato in massima sinergia ed ai quali va sicuramente un ringraziamento”.

La sentenza è giunta lo scorso 9 aprile dopo una camera di consiglio durata circa 3 ore. La Corte di assise di Appello di Bologna si è pronunciata, infatti sulla sentenza di dicembre 2012  della Corte di Assise di Piacenza, che aveva condannato ad anni 15 e 12 di reclusione un italiano e 4 donne nigeriane per i reati di tratta, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, distinguendo le varie responsabilità in base al ruolo assunto nelle azioni criminali realizzate.

La Corte di Assise di Appello di Bologna ha modificato parzialmente le decisioni del primo grado, ritoccando le pene ed assolvendo due imputati da uno dei capi d’accusa, ma ha comunque condannato tutti gli accusati e mantenuto sanzioni dagli 8 ai 12 anni per le due figure che concorsero maggiormente nella commissione dei reati. “Ma soprattutto il valore assoluto della sentenza – conclude Cardi – sta nell’avere confermato le statuizioni di parte civile accordate in primo grado, che riconoscono alla persona offesa un risarcimento di 100 mila euro”. (Fonte Adnkronos)

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