Cooperazione, Prc “Ora prevale l’azienda sulla solidarietà”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di David Santi e Cesare Maggi del Prc di Piacenza 

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di David Santi e Cesare Maggi del Prc di Piacenza 

Non  sfugge  a  Rifondazione  Comunista  il  valore  che  sta  a  fondamento  del movimento  cooperativo  italiano  e  piacentino:  la  mutualità,  la  solidarietà, l’autogestione  nel  lavoro  come  strumento  di emancipazione  sociale.  Non sfugge nemmeno la differenza tra chi opera nella legalità e chi, come spesso sentenze  della  Magistratura  hanno  certificato,  pratica  una  forma  di cooperazione  spuria infiltrata  dalla  malavita  organizzata.  Altrettanto  va riconosciuto  il  lavoro  serio  e  solidale  di  tanti  cooperatori  che  offrono  una possibilità di uscita dalla marginalità a figure sociali disagiate, così come un contributo forte a chi è colpito dalla disabilità. 
Non  sfuggono  però  a  nessuno,  e  quindi  dovrebbero  interrogare  anche  i presidenti  di  Confcooperative  e  Legacoop,  le  differenze  tra  la  mission originale  della  cooperazione  e  il  carattere freddamente  imprenditoriale  oggi assunto da questo comparto dell’economia. Facciamo  fatica  a  riconoscere  coerenza  mutualistica  e  solidale  in  imprese che  si  sono  opposte  strenuamente all’applicazione  dell’articolo  18  dello Statuto dei lavoratori (quello che detta – rectius dettava – una sanzione forte in caso di licenziamento di un lavoratore senza giusta causa); che lo sostenga Marchionne è normale, che divenga il testo sacro delle coop un po’ meno.
Altrettanto  fatichiamo  ad  intravvedere  forme  di  emancipazione  del  lavoro quando le pratiche sono improntate ad una forte precarietà. Ci  risulta  che  le  coop  di  servizi  impegnate  in  appalti  negli enti pubblici registrino  tra  le  donne  socie/assunte   un  tasso  altissimo  di  infertilità,  cioè pochissime fanno figli. Poichè i fenomeni sociali non vanno letti con la lente della casualità a noi sorge il dubbio che se una dipendente della coop rimane incinta corra il serio rischio di perdere il lavoro; restiamo in attesa di smentite su base scientifica.
Non  vorremmo  riaprire  una  noiosa  querelle  sulla  corretta  applicazione  dei contratti  nazionali  ad  esempio  nel  settore  della  logistica,  ma  affrontare  una vertenza sindacale (se non si fosse capito ci riferiamo alla vicenda IKEA) con lo strumento della sospensione dal lavoro inviata per sms, del licenziamento in tronco di lavoratori in lotta, dell’incitamento alla guerra tra poveri, del muro contro muro, non ci pare un metodo molto cooperativistico, qualunque sia il punto di vista sul merito del conflitto aperto tra parte datoriale e facchini.
Comprendiamo  le  necessità  di  contemperare  l’affermazione  di  principi mutualistici  con  lo  stare  sul  mercato,  ma  possibile  che  i  presidenti  delle centrali cooperative non si pongano il problema di collegare l’offerta di servizi alla comunità con la difesa del ruolo pubblico nel welfare, con la difesa del principio  che  ad  uguale  lavoro  debba  corrispondere  un  uguale  salario,  che mutualismo e solidarietà non sono in contrasto con maggiori diritti per i soci lavoratori? Se tutto ciò fosse garantito e chiaramente percepibile non solo ci sarebbe un beneficio materiale e in termini di civiltà per le comunità locali, ma forse aiuterebbe anche il nostro cosiddetto strabismo politico.
David Santi – Segretario Prov.le PRC
Cesare Maggi – Segretario circolo Piacenza PRC

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