Festival di Venezia, La trattativa di Sabina Guzzanti foto

Dal Lido di Venezia, ecco la recensione La Trattativa di Sabina Guzzanti (fuori concorso). 

Dal Lido di Venezia, ecco la recensione La Trattativa di Sabina Guzzanti (fuori concorso).

 
Sabina Guzzanti, non nuova a questo tipo di esperienza, da “Viva Zapatero!” a “Draquila L’Italia che trema”, propone un docu-fiction sulla trattativa Stato-Mafia avvenuta in Italia tra il 1992 e il 1994.
 
Il film, molto apprezzato dalla stampa, è strutturato come una messa in scena (brechtiana) da parte di un gruppo di “lavoratori dello spettacolo” (una citazione di Elio Petri) e racconta, tra testimonianze vere e ricostruzioni filmiche, come, nei primi anni ’90 dalle bombe all’ascesa di Berlusconi nel 1994, ci sia stata in Italia, nel post Tangentopoli, una lunga trattativa tra esponenti della mafia e le alte cariche di uno Stato in un momento di crisi politica, che é sfociata nella preparazione di Forza Italia e nella scesa in campo di Berlusconi, supportata operativamente da Dell’Utri come intermediario e da Mangano come guardia del corpo dei familiari di Berlusconi.
 
“Il film ha avuto un lungo processo di preparazione dal punto di vista del materiale – racconta la Guzzanti in conferenza stampa – è accuratamente documentato e da questo punto di vista è nattaccabile. Lo scopo di questa operazione é approfondire la materia e mettere tutti in grado di capire.”
 
Difatti La Trattativa è un film didattico-educativo nel senso migliore del termine: “parla di fatti realmente accaduti che hanno cambiato la storia della nostra democrazia e quindi è importante non averne solo un’idea generica ma sapere precisamente da dove viene l’Italia che abbiamo sotto gli occhi. Il cinema ha una dimensione collettiva e quindi ha una forza diversa rispetto agli altri mezzi”
 
La Guzzanti è assolutamente esplicita: “Le istituzioni italiane hanno paura della democrazie e prendono decisioni in nome del bene comune convincendosi che siano per il bene comune ma in realtà non lo sono. Se non ci fosse stata la trattativa avremmo un paese diverso e migliore e forse avremmo ancora Falcone e Borsellino”
 
Pur trattando una materia scottante, è il film migliore e più equilibrato della Guzzanti. La decisione di lasciar parlare i fatti e i testimoni sottraendo la propria immagine diretta (la Guzzanti compare poco e il film ha poche guittezze in generale) gioca a suo favore.
 
La regista torna sui punti salienti e maggiormente scottanti: “Il film è più sullo stato che sulla mafia. Non mi aspetto polemiche perché racconta fatti assolutamente verificati. La mancata perquisizione del luogo di Rina poteva sconfiggere Cosa Nostra e non viene fatta anzi viene impedita. Le assoluzioni di Andreotti e Dell’Utri raccontato di una collaborazione con Cosa Nostra cosa che si è interrotta a un certo punto. Ma lo dice anche Borsellino “non è che se un politico viene assolto significa che è innocente”. Il film ci invita a svincolarci dal percorso processuale e a trarre le nostre conseguenze. Di Napolitano nomino nel film la cosa più grave e incontestabile ovvero le pressioni fatte su Grasso e sulla Cassazione per intervenire su un indagato ovvero Mancino. Allora Violante era presidente della Commissione Antimafia e sapeva della trattativa, mentre Napolitano era presidente della Camera, immagino che si parlassero”. 

Dal Lido Barbara Belzini 

Twitter: @BarbaraBelzini

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