“L’antologia del Fiume Po”: Giuseppe Solenghi

Il volume è curato da Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani. Le foto sono state scattate da Emanuele Ferrari e Massimo Cassinari.

Nuovo arrivo in libreria per la casa editrice piacentina Edizioni Officine Gutenberg. Si tratta de “L’antologia del fiume Po. Una Spoon River piacentina”, una sorta di omaggio al celebre volume di Edgar Lee Masters. Qui vengono raccolte una serie di poesie, corredate da foto originali, scritte da Emanuela Albanese, Gabriella Brunini, Brunello Buonocore, Paola Cerri, Gabriele Dadati, Melania Dadati, Chiara Ferrari, Marco Ferrari, Domenico Ferrari Cesena, Patricia Ferro, Paolo Garetti, Piera Marchioni, Giovanni Battista Menzani, Manuela Merli, Marco Murgia, Claudio Sesenna, Barbara Tagliaferri, Ottavio Torresendi, Fabrizio Tummolillo.

Il volume è curato da Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani. Le foto sono state scattate da Emanuele Ferrari e Massimo Cassinari. 


Di seguito vi proponiamo una delle poesie contenute nell’antologia. 

Giuseppe Solenghi

Fabbricatore di insegne
(Piacenza, 1807 – Piacenza, 1865)
Sepolto a Piacenza
 
Quando in gruppo mi si avvicinarono,
ero sicuro che volessero darmi una mano di bianco,
o addirittura farmi fuori.
Fui invece sollevato di peso dai più forzuti
e portato in trionfo tra la folla che mi osannava.
Mi festeggiavano perché avevo distrutto i simboli e le insegne
dell’odiato potere austriaco, e di quello borbonico che ad esso si appoggiava.
Ma io non odiavo gli austriaci: dopotutto, mi avevano dato lavoro
(quelle stesse insegne e simboli che fabbricavo per loro),
anche se da tempo mi pagavano poco e in ritardo.
Avevo sentito dire che forse se ne sarebbero andati,
ma non pensavo che avrebbero lasciato Piacenza proprio quel giorno.
E poi, ero convinto che sarebbero tornati, come nel ’49.
Volevo protestare per i tempi dei loro pagamenti
rompendo qualcuno dei simboli da me prodotti.
Ma poi la rabbia mi prese la mano, e mi fermai solo quando l’opera,
alimentata da ragazzotti che mi portavano sempre nuove insegne
[da distruggere,
fu completata. Alla fine, anche col fuoco.
Per mancanza di fondi avevo dovuto chiudere la mia attività, lasciare
[a casa
uno dopo l’altro i miei aiutanti, al Tanu, al Mario, al Risulòn,
e vendere tutto quello per cui avevo trovato un compratore.
Ero sicuro che il mio gesto disperato
mi avrebbe portato dritto in galera, alla tortura, al patibolo.
E invece, mi sono ritrovato patriota,
il mio nome è stato messo nei libri di storia, dalla parte dei vincitori.
Ma ho rifiutato la sepoltura comunale tra i benemeriti; è meglio restare
[sulla riva del Po,
con gli amici, a contrastare il passo degli austriaci, se per caso
[decidessero di tornare.
Aveva ragione l’Angelina: sono nato con la camicia!
(Ma lei veramente usava un’altra espressione, tutt’altro che ottocentesca…)
 
Testo di: Domenico Ferrari Cesena è nato vicino a Gragnano nel 1940, e spera di morirci, anche se non troppo presto. Nella sua vita ha insegnato in alcune università. Ora impara, anzi, continua ad imparare. E scrive, per imparare meglio.
 
Fotografia di: Emanuele Ferrari (Piacenza, 1965) fa fotografie dal 1982. Gli fu predetto che, per avere salva la vita, avrebbe dovuto fotografare almeno tre volte uno scrittore famoso nato in quell’anno. Sta aspettando la terza…
 
L’attore (improvvisato) è Nicola Borgonovi

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