“Una scala per le fragole”, l’ebrea che si finse pazza per sopravvivere foto

Il teatro Verdi di Fiorenzuola ha ospitato nella serata del 24 gennaio uno spettacolo per commemorare le vittime della Shoah

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“UNA SCALA PER LE FRAGOLE”, AL VERDI LA STORIA DI UNA DONNA EBREA

Sul palco una scala, una luce fievole, una tenda bianca, una valigia. Le voci di una donna e di un uomo che accompagnano il pubblico per un’ora nella vita degli anni ’40.
Il teatro Verdi di Fiorenzuola ha ospitato nella serata del 24 gennaio uno spettacolo per commemorare le vittime della Shoah, “Una scala per le fragole”, testo di Carla Antonini e interpretato da Mauro Caminati e Samantha Oldani.

La storia è quella di Ada Levi, ebrea della provincia di Piacenza, che fingendosi pazza, si fa rinchiudere in manicomio per sfuggire alla deportazione nazi-fascista. Nel 1944 le fa compagnia Emilio, il custode del manicomio, che con solidarietà, capisce il suo intento e l’aiuta. “Il candore non trova posto qui…”. Ada Levi, riconosciuta pazza e dichiarata pericolosa e intrasferibile, riesce a salvarsi la vita dall’Olocausto che si insinuava anche nelle campagne italiane. Ada finge di raccoglie fragole dal cemento o da una lunga scala, osserva con straniamento il custode, mentre lui la protegge.

E lo sfondo è naturalmente quello dell’epoca fascista, dove, tra “Ti saluto, vado in Abissinia” e “Vivere” di Tito Schipa, inizia la propaganda di Mussolini. “Le parole di Mussolini sono grandiose ed eroiche, Mussolini ha fatto una rivoluzione per l’Italia” – sono queste le opinioni degli italiani ingenui che ancora ignoravano il tremendo orrore provocato dalla seconda guerra mondiale. Così, in linea con l’intento fascista, nel 1938 esce il Manifesto degli scienziati razzisti, “ in cui si rende pubblico che “la razza ariana è la più pura e gli italiani sono di razza ariana, gli ebrei, quindi, non sono italiani”, ma, “non si pensava che Mussolini realizzasse atrocità così violente”. Le leggi razziali diventano filosofia del vivere fascista, mentre Ada, dal suo manicomio, si ripara da possibili persecuzioni, restando sempre in bilico tra la vita e la morte.

“Una scala per le fragole” costituisce una libera drammatizzazione di un testo, prodotto della rielaborazione di una ricerca condotta dall’Isrec di Piacenza, che ha già realizzato una Mostra e un libro-catalogo “Quaderni Piacentini. Saggi e Documenti”, Piacenza, 1938-1945.

La propaganda razzista coinvolse anche gli italiani, che mostrarono segni di indifferenza, ma talvolta, anche di sostegno.
“Resistere, a cosa? Non ha senso. Io sono diventata pazza per salvarmi. La guerra fa perdere il diritto alla vita”.

Valentina Barbieri

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