Medici per l’ambiente “Non esistono livelli di smog sicuri per la salute” foto

Non esiste un livello minimo di inquinamento che possa definirsi senza ripercussioni sulla salute. Lo sostiene il professor Paolo Crosignani, già direttore dell’istuto dei Tumori di Milano, ospite del primo appuntamento dei Medici per l’Ambiente.

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Piacenza – Non esiste un livello minimo di inquinamento che possa definirsi senza ripercussioni sulla salute, sia a breve che a lungo termine. Non è un messaggio rassicurante quello lanciato dal professor Paolo Crosignani, già direttore del Registro Tumori ed Epidemiologia Ambientale e direttore dell’istuto nazionale dei Tumori di Milano, ospite del primo appuntamento organizzato dalla neocostituita sezione piacentina dell’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), presieduta dal dottor Giuseppe Miserotti, nell’auditorium della Fondazione. 

Il professor Crosignani ha quindi affrontato il tema delle ripercussioni sulla salute dell’inquinamento atmosferico, basandosi sia su studi effettuati in America a partire dagli anni Settanta fino ad arrivare a ricerche più recenti, eseguite in Italia e anche in Europa. “Prima di tutto bisogna chiarire che le principali fonti di particolato atmosferico – spiega il professor Crosignani –  provengono essenzialmente dal traffico veicolare. Alcuni amministratori sostengono che questo derivi dal riscaldamento a legna, ma il contributo che gli può essere imputato è assolutamente irrilevante. Esaminando gli effetti delle alte concentrazioni di particolato atmosferico a breve termine, studi epidemiologici hanno evidenziato che all’aumentare dell’inquinamento aumenta la mortalità giornaliera. Stiamo parlando di un incremento dello 0,6 per cento quando il particolato aumenta di 10 microgrammi al metro cubo”.

Il professor Crosignani sottolinea come non vi siano “soglie, valori di inquinamento che siano sicuri per la salute umana”.  Questa situazione si verifica sempre, indipendentemente dal livello di partenza, e non si esaurisce dopo i picchi di mortalità, perché ha l’effetto comunque di far peggiore i soggetti che già sono sensibili. Insomma, è un ciclo che si aumenta continuamente, afferma l’esperto. Ma come possono le Pm10 e Pm2,5 danneggiare la salute? Le micropolveri possono depositarsi nelle vie respiratorie, favorire l’aumento della coagulabilita del sangue e l’insorgenza di tumori, possono alterare la funzione respiratoria, modificare il ritmo cardiaco.

 
Passando alle ripercussioni sul lungo periodo, secondo due richerche americane effettuate in città ad alto tasso d’inquinamento il rischio di mortalità aumenta del 6 per cento, con un picco 14 per cento in più per il tumore al polmone. Se l’inquinamento diminuisce, il processo non si arresta ma rallenta semplicemente: dopo 3-4 anni il rischio nelle patologie croniche diminuisce”. Ma non scompare. 

Malattie queste che hanno un costo sociale e possono anche incidere pesantemente sull’economia, in termini di produttività che viee meno. “A causa dell’inquinamento e delle malattie che porta con sè – dice Crosignani – si può stimare che Milano perda, all’anno, 670 mila giornate lavorative”. Fino ad ora, conclude l’esperto, si è parlato soprattutto della correlazione tra inquinamento e tumore al polmone, mentre esistono legami anche per l’insorgenza del tumore al seno, anche se vi sono meno studi clinici. Un fattore di rischio può essere, per la paziente, essere stata esposta ad elevati livelli di inquinamento nella pubertà, al momento della comparsa del ciclo mestruale, e in occasione della prima gravidanza. 

 
“Il guanto di sfida – dice il neo presidente dell’Isde Miserotti – è lanciato alla politica. Sappiamo che prendere delle decisioni a volte impopolari e’ difficile. Ma qui stiamo parlando di morti e di criticità, i cittadini meritano risposte”. 
 
 

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