Kamlalaf, Silvia e Valentina arrivano in Bosnia. Il diario di viaggio foto

Arriva da Zenica, in Bosnia, la nuova pagina di diario di Valentina Porcu e Silvia Manini, in viaggio con Francesco Millione della Caritas diocesana nell’ambito del progetto Kamlalaf. Rientreranno venerdì 24 luglio, ma nel frattempo continuano a raccontare la loro esperienza.

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Arriva da Zenica, in Bosnia, la nuova pagina di diario di Valentina Porcu e Silvia Manini, in viaggio con Francesco Millione della Caritas diocesana di Piacenza nell’ambito del progetto Kamlalaf. Rientreranno venerdì 24 luglio, ma nel frattempo continuano a raccontare la loro esperienza.

“A differenza dell’ingresso in Slovenia,in Bosnia Erzegovina il confine alle frontiere si percepisce: 30 minuti di coda per i controlli alle automobili hanno reso tangibile questa demarcazione. A Zenica alloggiamo presso l’orfanotrofio Dom Porodica, struttura che ospita un centinaio di bambini che vivono in gruppi di 12 componenti insieme ad un educatore.  La cittadina è gemellata con Fiorenzuola, e l’associazione Fiorenzuola Oltre i Confini sostiene l’orfanotrofio.

Abbiamo incontrato Emir, presidente dell’associazione Sezam, organizzazione non governativa no profit che si impegna a migliorare la qualità della vita e le relazioni interpersonali delle comunità presenti: croati cattolici, serbi ortodossi, bosniaci musulmani (binomi che rappresentano la maggior  parte delle formazioni etnico-religiose sul territorio). L’attività dell’associazione consiste in programmi di educazione alla pace e di gestione non violenta dei conflitti, allo scopo di promuovere la riconciliazione. Il tema della riconciliazione a vent’anni di distanza dalla fine della guerra nei Balcani può sembrare scontato, ma così non è; basti pensare al fatto che i matrimoni “misti” prima della guerra erano all’ordine del giorno, mentre ora si possono contare sul palmo di una mano.

Siamo capitate a Zenica proprio durante i festeggiamenti Per la fine del Ramadan, che hanno portato per le strade centinaia di giovani belli ed eleganti, vestiti a festa. Il secondo giorno lo abbiamo trascorso una decina di bambini e ragazzi dell’orfanotrofio: è stato bello riuscire a condividere un momento di gioco con loro, nonostante non parlassimo la stessa lingua. La povertà, qui, si tocca con mano: cani randagi, spazzatura e tanti piccoli dettagli.

Nonostante questo la gioventù è piena di voglia di vivere, e pare non sia neppure figlia di tanta crudeltà che nel passato ha insanguinato questa terra; loro del resto non sanno neppure cosa sia la guerra, ma l’ostilità e la diffidenza verso il prossimo lasciano traccia di un passato triste che poi così lontano ancora non è”. 

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