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Area vasta tra Parma e Piacenza: una fregatura?

Nuova "Pillola di Economia", la rubrica curata da Mauro Peveri su PiacenzaSera.it  Questa volta il tema è la realizzazione dell'area vasta tra le province di Parma e Piacenza

Dopo la pausa estiva torna appuntamento con le “Pillole di Economia”, la rubrica curata da Mauro Peveri su PiacenzaSera.it  Questa volta il tema è la creazione dell’area vasta tra le province di Piacenza e Parma. Quali le conseguenze?

La creazione di un’area vasta tra Parma e Piacenza puzza di fregatura
In linea teorica tutti possiamo essere d’accordo con il principio che ridurre le spese improduttive per abbassare il carico fiscale divenuto insopportabile per il nostro territorio ed in generale per il Paese, è una politica giusta che non è ne di destra ne di sinistra ma che anzi può portare benefici a tutti i cittadini.

Quindi, sempre in linea teorica, il principio di accorpare i servizi forniti dallo Stato, dalle Regioni e dalle Province ha un senso se si traduce in una maggiore efficienza degli stessi e contemporaneamente in una riduzione dei costi per le popolazioni locali.

Se però questi benefici non ci sono o peggio sono trasferiti da un territorio ad un altro allora l’accorpamento dei servizi invece di avere effetti positivi crea ulteriori disuguaglianze e costi sociali altissimi, diventando non solo inutile ma addirittura dannoso per le popolazioni che lo subiscono.

Mi riferisco ovviamente alla recente decisione del Governo di spostare la Prefettura, la Questura e i servizi centrali dei Vigili del Fuoco da Piacenza a Parma.

Il trasferimento della Prefettura e della Questura è solo l’ultimo in ordine di tempo perché il più importante, quello della Provincia, è già stato deliberato, altri sono in cantiere e altri ancora sono allo studio delle autorità preposte e del Governo.

Proviamo ad elencare i servizi oggetto di accorpamento già decisi o che si prevede nel breve termine di realizzare sia nella pubblica amministrazione, sia in settori complementari anche privati:
– trasferimento della Provincia da Piacenza a Parma
– fusione in Seta delle aziende del servizio di trasporto pubblico locale di Reggio, Modena e Piacenza,
– gestione rifiuti: Iren nata dalla fusione di Enia con Iride),
– Camera di Commercio di Piacenza che è in predicato di unirsi con Parma,
– Piacenza expo che dovrebbe unirsi con Parma o Bologna,
– La centrale operativa del 118 che è stata trasferita da Piacenza a Parma,
– Tutti i Centri per l’impiego che confluiranno nella nuova Agenzia nazionale per l’occupazione, prevista dal Jobs Act,
– Prefettura, Questura e servizi dei Vigili del fuoco di cui abbiamo già detto.

Per tutti questi servizi (e molti altri che saranno attuati in futuro) pubblici, privati e semi-privati, è previsto che i centri decisionali siano trasferiti in larga misura da Piacenza a Parma, nuova sede della Provincia.

E’ evidente che posto in questo modo l’accorpamento dei servizi funzionerà solo per Parma, nel senso che migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti (attività commerciali: bar, ristoranti, e attività di servizi, pulizie, sicurezza, ecc.) saranno irrimediabilmente persi per il nostro territorio ed acquisiti da Parma.

Ma questa rivoluzione amministrativa apporterà almeno qualche beneficio ai cittadini di Piacenza? In termini di tariffe, tributi locali e nazionali per il momento credo si possa escludere. Non mi sembra per esempio che l’accorpamento dei servizi di gestione dei rifiuti abbia portato una qualche riduzione delle tariffe pagate dai cittadini, ne credo che la creazione di Seta abbia portato a una riduzione delle tariffe per il trasporto pubblico, anche se la scelta di aumentare la dimensione delle aziende che gestiscono questi servizi era necessaria per la sopravvivenza stessa del servizi.

Non credo che la tassa calcolata in percentuale sull’assicurazione che copre la responsabilità civile che gli automobilisti e i motociclisti versano alla Provincia sarà abolita o ridotta perché la Provincia di Piacenza sarà trasferita a Parma. Vedremo cosa succederà alle aliquote Imu e alla Tasi ma non sono ottimista nonostante i proclami del Governo.

Ma quel che è peggio, se possibile, saranno le conseguenze in termini di costi sociali, difficilmente quantificabili in valore ma facilmente individuabili in termini di riduzione del welfare disponibile.

In termini di sicurezza, tema molto caldo a Piacenza considerando che nella graduatoria del Sole 24 ore nel 2015 la nostra Provincia è scivolata all’80 esimo posto su un totale di 107 tra le province più sicure, quali saranno le conseguenze del trasferimento dei centri decisionali della Questura e della Prefettura da Piacenza a Parma? E’ facile prevedere che l’aumento della distanza tra le “alte sfere” (dirigenti) e chi opera sul campo (poliziotti) non gioverà al controllo del territorio già oggi in profonda crisi secondo le graduatorie citate.

La protezione civile in caso di disastro ambientale, come l’alluvione che ha colpito così duramente il nostro territorio, sarà più o meno efficiente considerando che anche Parma ha registrato recentemente fenomeni analoghi?

Le aziende piacentine desiderose di avere un supporto finanziario e tecnico potranno continuare a fare affidamento come prima su strutture come la Camera di Commercio? Tutto ciò premesso credo che il concetto di “area vasta” vada rivisto prima che sia troppo tardi.

Un primo obiettivo dovrebbe essere quello di equilibrare ciò che è stato trasferito a Parma con quello che invece da Parma potrebbe essere trasferito a Piacenza in una sorta di reciproca concessione, la politica di solito serve a questo. A seguire occorrerebbe pretendere che i “sacrifici” sopportati dai Piacentini siano adeguatamente “rimborsati”.

I territori che più di altri hanno contribuito alla riduzione del costo dei servizi oggetto d’accorpamento dovrebbero essere ricompensati attraverso una riduzione delle tariffe e delle tasse comunali, provinciali e regionali in misura superiore rispetto ai territori che invece hanno beneficiato di questo trasferimento. La misura di questo vero e proprio rimborso potrebbe essere individuata nel maggior Prodotto Interno Lordo (diretto e indiretto) trasferito da Piacenza a Parma. Il calcolo non sarebbe complicato e neppure la sua applicazione pratica.

Le compensazioni per Piacenza potrebbero comportare:
– una riduzione dell’aliquota Irap per Piacenza rispetto a Parma,
– una riduzione delle tariffe rifiuti di Piacenza rispetto a Parma, tenuto conto che Iren gestisce in appalto lo smaltimento dei rifiuti di entrambe le Province,
– una riduzione dell’imposta che grava sul costo dell’assicurazione RC che gli automobilisti e motociclisti di Piacenza pagano per finanziare le spese provinciali,
– una distribuzione delle forze dell’ordine tra Parma e Piacenza che tenga conto del numero di reati commessi per abitante e della distanza dei centri decisionali dalla periferia.
– una maggior quota di finanziamenti erogati dalla Camera di Commercio unificata riservata alle imprese del nostro territorio.

Qualora non ci fosse la possibilità di ottenere il trasferimento nel nostro territorio di una parte dei servizi oggetto di accorpamento o in alternativa una forma di risarcimento diretto o indiretto che cosa potremmo fare?

Credo che in questo caso Piacenza, attraverso l’istituto del referendum, dovrebbe valutare la possibilità di fondersi non con Parma ma con Lodi e Cremona, territori anch’essi colpiti pesantemente dalla riorganizzazione dei servizi pubblici, magari concordando un’equa ripartizione delle competenze tra le tre Province.

Tralasciando le perplessità politiche faccio presente a questo proposito che le contestazioni giuridiche di alcuni osservatori secondo cui l’accorpamento tra Province/ Comuni di Regioni diverse era di fatto impossibile, perché comportava gravosi adempimenti legislativi, oggi è possibile come è stato chiarito dalla giurisprudenza e dal trasferimento effettivamente realizzato di sette Comuni della Valmarecchia che sono passati dalle Marche all’Emilia Romagna.

 

Mauro Peveri
mauro.peveri@gmail.com

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