Monticelli, profughi al lavoro per la tradizionale festa dell’aglio foto

Otto ragazzi (sei nigeriani e due ghanesi) con permesso di soggiorno per motivi umanitari, hanno colto al balzo l'opportunità di rendersi utili e portare il proprio aiuto alla comunità che li ha ospitati. 

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Profughi al lavoro per la tradizionale festa dell’aglio di Monticelli D’Ongina (Piacenza). Si consolida il rapporto di collaborazione tra il Comune, le associazioni di volontariato e la onlus Gus (Gruppo Umana Solidarietà) che gestisce l’accoglienza dei 14 richiedenti asilo ospitati nel paese della Bassa dallo scorso luglio. 

Grazie all’impegno delle associazioni locali – in particolare Caritas e Avis – è stato possibile inserire i profughi in attività di volontariato durante la tradizionale festa dell’aglio appena conclusa. Otto ragazzi (sei nigeriani e due ghanesi) con permesso di soggiorno per motivi umanitari, hanno colto al balzo l’opportunità di rendersi utili e portare il proprio aiuto alla comunità che li ha ospitati. Divisi in due turni lavorativi, per cinque giorni a partire dal 29 settembre, si sono adoperati per allestire il banchetto della tombolata di beneficenza, cui metà del ricavato sarà devoluta alle popolazioni colpite dalla recente alluvione.   

“È un piccolo esempio per dimostrare che con questi piccoli numeri si possono avviare percorsi insieme – ha commentato il sindaco Michele Sfriso ieri in conferenza stampa – a differenza di quanto non possa avvenire con grandi numeri in piccole comunità. Aldilà dei timori iniziali, vedere questi ragazzi tutte le mattine andare a scuola con i quaderni è stato anche per la popolazione locale un ottimo esempio di integrazione e del tentativo di essere accettati dalla comunità che li ospita. Io stesso ringrazio l’amministrazione e le associazioni che si sono spese per includere questi ragazzi in attività di volontariato”.

Giudizio positivo espresso anche da Lucio Bussandri, presidente di Avis: “Siamo tutti soddisfatti per il lavoro che i ragazzi hanno prestato e per l’educazione che hanno dimostrato di avere nei confronti delle altre persone con cui hanno dialogato in questi giorni. Capiamo quello che hanno passato prima di arrivare qui e per noi è stato un piacere collaborare con loro. Speriamo ci possano essere ulteriori occasioni di inserimento”.

Per Paolo Ottolini di Caritas, è stata portata a termine “una bella esperienza di condivisione e mutuo aiuto. Ho un moto di riconoscimento quando vedo un problema trasformarsi in un’occasione per fare del bene insieme, considerando che il ricavato della tombola di beneficenza andrà per metà alle popolazioni colpite dall’alluvione. Se si riescono a superare gli steccati e le divisioni che costruiamo spesso mentalmente, possiamo fare bene insieme e trasformare la parola integrazione in una realtà”.

Un’occasione anche per presentare le linee guida del progetto di accoglienza che l’associazione Gus sta portando avanti da qualche mese in diversi comuni della provincia di Piacenza. “Nata nel 1993 a Macerata – ha spiegato Beatrice Boselli, operatrice sociale del Gus, l’associazione è stata riconosciuta come Ong dal ministero degli interni. Attiva attualmente nelle province di Ancona, Ascoli Piceno, Cagliari, Fermo, Latina, Lecce, Macerata, Pesaro-Urbino, Teramo, a Piacenza gestisce l’accoglienza di 42 richiedenti asilo nei comuni di Bettola, Monticelli, Vigolzone, San Giorgio e Sarmato, offrendo ai beneficiari del progetto di accoglienza servizi di accompagnamento sanitario, supporto legale in vista dell’appuntamento con la commissione di Bologna e corsi di alfabetizzazione italiana, oltre a un servizio di supporto psicologico a cura del dott. Stefano Bazzoni e all’affiancamento di mediatori linguistici per spiegare ai beneficiari nella loro lingua madre gli aspetti più delicati riguardanti la propria posizione di richiedente asilo”.

Dall’associazione Gus “un sentito ringraziamento per il senso di responsabilità con cui l’amministrazione e la popolazione di Monticelli hanno affrontato la presenza dei richiedenti asilo sul proprio territorio, nella speranza che il clima di fiducia reciproca fin qui instaurato possa portare a ulteriori occasioni di collaborazione, coniugando la voglia di fare mostrata dai ragazzi con i bisogni della comunità in cui vivono”.

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