“Piacenza che scrive”, i libri ispirati dal Grande Fiume presentati alla Passerini foto

Il Grande fiume protagonista della letteratura piacentina: sabato 5 dicembre, al salone monumentale della biblioteca Passerini Landi, si è tenuta la presentazione di due libri pubblicati dalla casa editrice Pontegobbo e aventi come tema il fiume, incontro organizzato nell’ambito della rassegna “Piacenza che scrive”. 

Il Grande fiume protagonista della letteratura piacentina: sabato 5 dicembre, al salone monumentale della biblioteca Passerini Landi, si è tenuta la presentazione di due libri pubblicati dalla casa editrice Pontegobbo e aventi come tema il fiume, incontro organizzato nell’ambito della rassegna “Piacenza che scrive”.

Ermanno Mariani ha presentato “La banda del sordo”, vincitore della sezione “Storie di fiume” dell’ottava edizione del concorso letterario nazionale riservato a opere inedite “Pontegobbo – Città di Bobbio” 2015 . Contestualmente è stata presentata la raccolta di racconti “Storie di fiume”, antologia frutto del workshop di scrittura creativa organizzato dalla casa editrice Pontegobbo in settembre a Bobbio e tenuto da Luca Ricci, scrittore e docente presso la Scuola Holden a Roma. Moderatrice dell’incontrola giornalista Elisa Malacalza, mentre l’appuntamento è stato introdotto dall’assessora alla cultura Tiziana Albasi e dalla collega del comune di Bobbio, Simona Innocente.

La recensione  di la banda del Sordo – Si chiamano Gatto, Muto, Unto, Peppo, Sordo o Zoppo, hanno come base un ex ristorante fatiscente in riva al Po di Piacenza e si nutrono di siluri pescati di frodo: questi sono i “pochi di buono” protagonisti dell’ultimo libro di Ermanno Mariani disponibile in libreria, vincitore dell’ottava edizione del concorso letterario nazionale “Pontegobbo – Città di Bobbio” 2015.

Mariani, autore di saggi e romanzi, oltre che storico cronista di Libertà, ha abituato da anni i suoi lettori a trame e personaggi dal sapore “picaresco”che ritroviamo in “La banda del sordo”, mentre si districano tra truffe, spaccio e rapine, per riscattare – senza successo – una vita in salita, perennemente ai margini della geografia sociale, simboleggiati dalle sponde desolate del Grande Fiume. E come nel romanzo di tradizione spagnola, il mondo è loro ostile e non manca occasione di ricordarglielo: le furfanterie, una per ogni breve racconto che compone l’opera, incontrano ostacoli e imprevisti che li trascinano loro malgrado nel grottesco, lasciandoli immancabilmente con un pugno di mosche e una cena a base di lamentele e pesce gatto.

Banditi sì, ma tanto goffi e sfortunati che il lettore non può evitare di schierarsi dalla loro parte, magari sognando un finale a tinte rosa per l’improbabile love story tra il Gatto e Alina, tragica figura di prostituta bambina e promemoria della spietatezza del vero crimine organizzato, con cui finiscono per scontrarsi.

Con il ritratto “umanizzato” e paradossale di questi delinquenti “di serie B”, Mariani ci regala un affresco gustoso e ironico del lato oscuro della città, in parte ispirato dagli aneddoti raccolti nella sua lunga carriera di nerista. Vicende romanzate, ma ancorate ad una realtà per molti sconosciuta, lontana dai luccicanti ritratti letterari e cinematografici di una certa malavita, che innescano riflessioni su un mondo sommerso e degradato che brulica a pochi passi da noi. 

Il Po ne è la stigmate e il testimone d’eccezione: le stesse acque che hanno creato la vita sulle sponde piacentine, ora decadenti e abbandonate, scorrono per inerzia, svuotate di significato, utili solo a inghiottire i frutti della miseria e a far riposare sul gretto i suoi cadaveri.

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