Voto maggiorato per “liberare” azioni Iren, ok in commissione

Al vaglio della commissione consigliare 4 sviluppo economico del Comune di Piacenza la scelta dei sindaci detentori di azioni dell'azienda Iren di introdurre il voto maggioritario e la contestuale possibilità abbassamento della quota pubblica sotto il 51 %. Ricordiamo che il comune di Piacenza ne possiede l'1,55 %

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Al vaglio della commissione consigliare 4 sviluppo economico del Comune di Piacenza la scelta dei sindaci detentori di azioni dell’azienda Iren di introdurre il voto maggioritario e la contestuale possibilità di abbassare la quota pubblica sotto il 51 %. Ricordiamo che il Comune di Piacenza ne possiede l’1,55 % e sui cambiamenti dovranno esprimersi tutti i consigli comunali.

Un’operazione che – secondo i promotori – consentirebbe di liberare risorse con la vendita delle azioni non più vincolate nel patto di sindacato e, al tempo stesso, di mantenere in mano pubblica il controllo della società. Al termine della commissione il provvedimento è passato con i voti favorevoli della maggioranza, mentre si sono astenuti Polledri (Lega Nord) e Colosimo (Piacenza Viva), contrari Opizzi (Fd’I-An), Garetti (Sveglia) e Gabbiani (M5s). 

Al momento il Comune di Piacenza detiene un valore per 19 milioni e 750 mila euro di azioni Iren. Con il meccanismo del voto maggiorato potrebbe venderne 3 milioni e 700 mila in una prima tranche già dai prossimi mesi, e una seconda pari a un milione e 750 mila di azioni a partire da gennaio 2017. Con il valore di un euro e 58 a azione, il guadagno prospettato sarebbe di 5 milioni e 850 mila con la prima tranche, e di 2 milioni e 800 mila con la seconda.

Ma queste sono solo ipotesi, non c’è allo stato attuale intenzione di vendere, e’ solo una possibilità offerta dal nuovo statuto.

Con le modifiche allo statuto e al patto di sindacato di Iren, infatti, il mantenimento del controllo della società avverrebbe attraverso il meccanismo del voto maggioritario (o maggiorato), che scinde di fatto dalla maggioranza del capitale sociale il potere gestionale dei soci-fondatori, consentendo loro di mantenere il controllo societario, anche senza averne la titolarità della maggioranza del capitale sociale ordinario.

A spiegare la volontà dell’amministrazione comunale il vicesindaco Franco Timpano. “L’obiettivo è quello di mantenere il controllo pubblico di Iren – ha spiecificato – per questo la modifica dello statuto permette ai soci di lungo corso (con azioni detenute da oltre 24 mesi, quindi per forza soci pubblici) di avere un voto doppio, quando si tratta di deliberare gli organi di governo di Iren. E’ inoltre prevista la possibilità di far aumentare il capitale sociale del 3% (demandato al cda) per favorire nuove acquisizioni”. 

“Cambiano anche i patti parasociali, per creare un nuovo patto emiliano, in cui partecipano i 68 comuni emiliani che detengono quote. Una semplificazione che può solo portare bene negli accordi tra i Comuni, perché li rende protagonisti”.

“Altro elemento di novità – ha continuato Timpano – riguarda il collegio sindacale, è previsto che siano presenti a turno i rappresentanti dei tre territori emiliani in Iren. Come giudizio conclusivo, da un lato si salvaguardia il principio che il controllo resti in mano pubblica, ed e così con il voto maggiorato, e dall’altro il nuovo patto permette di riconoscere al Comune di Piacenza non solo il suo peso azionario, che è limitato rispetto ad altri territori, ma il suo peso effettivo all’interno della società: ospitiamo uno stabilimento importante e sono stati fatti investimenti importanti”.
 
“Questo percorso è frutto di un confronto tra i soci di Iren. La modifica dello statuto dovrà passare in consiglio comunale, e su questo si sono già espressi i Comuni di Torino e del Reggiano”. 

La consigliera Erika Opizzi (Fdi -An) ha ricordato: “Come gruppo abbiamo già presentato una mozione su questo argomento, incentrata soprattutto sul meccanismo del voto maggiorato. I Comuni per fare cassa potrebbero vendere azioni, scendendo sotto il 51% del capitale sociale e affermare che si avrebbe comunque il controllo con il voto maggiorato vuol dire non tenere conto del problema nato dal rapporto con i soci privati, che hanno il diritto legittimo al profitto.

Non parlo di speculazioni, ma mi chiedo perché il privato perché dovrebbe investire in una società in cui non ha nessun potere di controllo? Altro tema, si è detto di mantenere il nostro rappresentante del cda. Ha ancora senso per il Comune di Piacenza insistere nel voler restare socio di una società che più carrozzone di così… a  maggior ragione dopo queste modifiche”. 

Andrea Gabbiani (M5s) ha affermato: “Che scenario si apre se in un comune in cui questa modifica deve passare, venisse respinta la delibera? Secondo noi non c’è un grande rafforzamento del ruolo pubblico, noi crediamo sia l’anticamera per portare il controllo del pubblico al 41%. Chi ci garantisce che i soci privati non possano mettersi d’accordo e prendere il controllo rispetto ai soci pubblici? Il nostro partito è diffidente nei confronti di Iren, perché abbiamo assistito ai mancati investimenti, sul piano idrico, nel nostro territorio”.
 
Massimo Polledri (Lega Nord) è intervenuto nel dibattito: “Sul fatto che venga mantenuto il controllo sono favorevole, è positivo il 51%. Ma il problema è vedere se questo sarà reale. Non so quale sia la mission pubblica dell’azienda, e su questo sarebbe il caso di aprire un confronto pubblico. La politica deve avere il coraggio e la forza di gestire questa fase. L’assemblea deve avere degli obiettivi ben precisi: pochi punti di mission ben precisi. Al di là delle professioni di fede, la politica dovrebbe esprimersi. Se ci si crede, bisogna fare come le formichine, mentre mi sembra caso che si voglia vendere.

Se questo Comune intende vendere le azioni, per fare un’operazione paragonabile a quella degli 80 euro di renziana memoria, lo dica subito. Se si vuole togliere una delle poche leve di controllo del territorio, lo dica: può servire invece per tenere basso il costo dell’energia e agevolare nuovi insediamenti produttivi. Se si vuole fare il pubblico, si fa il pubblico. Se invece si vuole fare cassetta, si fa cassetta, vendendo le azioni per regalare il biglietto dei bus agli over 60enni, non va bene. Poi ce la dobbiamo vedere con lo squadrone reggiano (netta sproporzione tra i numerosi Comuni soci di Iren a Reggio Emilia, rispetto a Piacenza che conta solo il capoluogo e Lugagnano, ndr)”.

Lucia Carella (Pd) ha sostenuto: “L’importante è che sia preservata la parte pubblica, e mettere nelle condizioni i Comuni intenzionati a vendere parte delle proprie quote, a ricavarne risorse da mettere a disposizione della collettività. La finalità di questo percorso deve essere quello di avere una società più snella, meno burocratizzata, che salvaguardi l’interesse pubblico”.
 
Paolo Garetti
(Lista Sveglia) ha affermato: “Una differenza sensibile tra l’organo dirigente e la proprietà rischia di creare problemi. Ci sono garanzie e quali garanzie ci sono affinché questo patto regga? L’assemblea a maggioranza privata con un cda invece  a maggioranza pubblica non rischia di mandare in stallo la società? I privati di solito investono dove possono guadagnare. Non riesco a immaginare la perfezione tale di un patto che garantisca questo equilibrio”.
 
Filiberto Putzu (Fi): “E’ un tema che non mi appassiona, perché al di là delle belle parole qui in realtà si parla di profitto e di strapotere reggiano. Questa è una società quotata in borsa, che deve fare utili e più riesce a farne meglio è: se no non ha interesse a fare investimenti sul territorio. O si esce da questa cosa, altrimenti è un sistema per fare cassa. E ce ne sono altri, rispetto a quelli di vendere quote di partecipate e aumentare le tasse”.
 
Risponde il vicesindaco Timpano: “E’ vero, però gli azionisti sono pubblici, e gli indirizzi nel cda vengono dati dagli azionisti pubblici. Credo che una società del genere o viene controllata dal pubblico oppure ha ragione la consigliera Opizzi, meglio uscire. I privati in Iren hanno sì una percentuale importante nel capitale, ma stanno continuando a investire e investono in una società che ha un controllo pubblico.

Il management è stato scelto, nel bene e nel male, dai soci pubblici. All’interno della governance territoriale, non cambiano i rapporti di forza: è chiaro che Reggio Emilia ha un peso maggiore, ma noi a Piacenza non dobbiamo lamentarci, perché partecipiamo a tutti i passaggi, discutiamo e poi questo è un contesto in cui è importante la qualità delle proposte.

E l’ufficio di presidenza è stato chiesto da Piacenza. Ricordo poi che i primi investimenti idrici post alluvione saranno a carico di Iren. Sono d’accordo nel dire: facciamo una discussione politica, ma per noi Iren è strategica”.

 

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