“Ripresina” e crescita zero: strategie di sopravvivenza

Dire che c'è una ripresa economica ma senza crescita è un po' un paradosso, eppure, stando a recenti analisi le cose sarebbero proprio così. La ripresa, ma sarebbe più opportuno definirla ripresina, c'è stata, almeno in parte, ma la crescita no. 

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Dire che c’è una ripresa economica ma senza crescita è un po’ un paradosso, eppure, stando a recenti analisi le cose sarebbero proprio così. La ripresa, ma sarebbe più opportuno definirla ripresina, c’è stata, almeno in parte, ma la crescita no. Cosa può significare tutto questo? Semplicemente che non sono cresciuti i consumi. All’interno della UE tutta, la domanda interna non trova ampi riscontri, ma in Italia le cose vanno ancora peggio.

L’economia italiana sarebbe quindi entrata in una fase di ripresa sebbene con un passo decisamente più lento rispetto ai ritmi del resto d’Europa, si parla di uno 0,8% rispetto al 1,6%. In questo modo, procedendo di questo passo, la cosa più probabile è che si rischi un ristagno che, a ben vedere, sarebbe anche piuttosto lungo. L’effetto immediato, e che già in parte stiamo vivendo, è che la gente, molto semplicemente, smette di comprare. Si cerca di risparmiare un po’ in tutti gli ambiti, c’è chi non acquista più il superfluo, chi non va in vacanza, chi opta per l’apertura conto corrente online migliorcontocorrente.org o portali simili, alla ricerca delle condizioni più convenienti rispetto alle banche fisiche, e chi cerca di rateizzare le spese usando le carte revolving.

E poi c’è chi si ritrova costretto a limitare, e non di poco, gli acquisti, anche quelli fondamentali, come il cibo e le utenze domestiche. Il discorso è lungo e tortuoso e il problema è che chi non lavora non può nemmeno permettersi di portare tutti i giorni in tavola il minio indispensabile. E questo, a guardare le cose in modo forse un po’ cinico e da una certa distanza, significa che l’economia non girà, niente acquisti, niente produzione, diminuendo la produzione, diminuisce anche la crescita. Insomma, un circolo vizioso dal quale sarà sempre più difficile uscire mentre agli italiani viene detta solo una meza verità, che cioè la ripresa c’è, ma non vengono illustrati gli effetti collaterali.

Lecito quindi guardare con un occhio più attento la scelta dell’Inghilterra, forse con meno sospetto rispetto ai primi giorni, e forse anche con una leggera nota d’invidia, consci che, probabilmente, in Italia il popolo non potrà mai avere la facoltà di decidere di abbandonare un’Unione Europea sempre più difficile da accontentare.

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