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Economix: Brexit, confermate agevolazioni per studenti UE

Il sottosegretario britannico all’Università Jo Johnson, in piena Brexit, avrebbe dichiarato: gli studenti internazionali forniscono un importante contributo al nostro sistema universitario”. In sintesi: si va avanti ad investire, a costruire ponti verso il futuro, altro che Ponte sullo stretto di Messina

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Brexit: confermate agevolazioni per studenti UE

Mentre tra le stanze del Governo britannico si consumano attimi di assoluta ridicolaggine – pare che il Ministero degli Affari Esteri abbia comunicato ad alcuni docenti della London School of Economics, specializzati in materie europee, che le loro consulenze al governo non saranno più richieste, in quanto “cittadini” non britannici – le Università britanniche hanno fermamente dichiarato che gli studenti universitari stranieri avranno accesso ad agevolazioni e borse di studio per l’anno accademico 2017 – 2018.

Lo annuncia il Governo britannico per dare un freno alle polemiche di una possibile fine alle agevolazioni a causa della Brexit.

Tale decisione – si legge in una nota diffusa dall’ambasciata del Regno Unito a Roma – “permetterà alle università di avere la certezza dei fondi a loro disposizione, oltre ad assicurare ai futuri studenti, interessati a studiare presso una delle università britanniche, che i termini e le condizioni di eventuali sovvenzioni non cambieranno a causa dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La stessa garanzia verrà data agli studenti dei corsi post-laurea”.

Leggi articolo del 2/10/16 “Notizie da Londra: intervista ad una giovane ricercatrice”

A chi aveva disegnato scenari apocalittici, per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, va ricordato che in Gran Bretagna accadono cose a noi italiani difficilmente comprensibili. Il solo pensare che le Università siano un luogo dove si produce conoscenza, innovazione, competenza, scambio di idee, turnover, economia (intesa anche come business accademico), sviluppo sociale e quindi futuro, invece che prebende, autoreferenzialità, sprechi e privilegi distribuiti ai soliti noti, è un fatto che può creare effettivamente sconcerto, stupore.

Il sottosegretario britannico all’Università Jo Johnson, in piena Brexit, avrebbe dichiarato: “gli studenti internazionali forniscono un importante contributo al nostro sistema universitario”. In sintesi: si va avanti ad investire, a costruire ponti verso il futuro, altro che Ponte sullo stretto di Messina.

Insomma c’è più Europa in Gran Bretagna che altrove, pertanto stiano tranquilli i docenti universitari stranieri: potranno tranquillamente continuare ad insegnare le loro materie nelle Università britanniche.

Stiano tranquilli anche i docenti universitari della London School of Economics (in breve LSE): il Ministero degli Affari Esteri continuerà ad avvalersi delle loro indiscutibili competenze. Si è trattato “solo” di un problema di riservatezza di dati, in un delicato momento di contrattazione con l’Unione Europea.
I chiarimenti arrivano dalla stessa LSE: “Il nostro corpo accademico, inclusi i docenti non britannici, ha un grande expertise che può essere vitale in tempi di incertezza sulle relazioni euro-britanniche. Per quanto riguarda le misure di sicurezza, questa è materia del governo”.

Infatti. E’ impensabile che il Governo di Theresa May possa anche solo aver pensato una cosa del genere. In Gran Bretagna sanno generare economia, sviluppo, futuro. Sanno costruire. Sanno evitare di (s)cadere nel ridicolo, (Brexit a parte).

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

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