Elezioni americane, vince Donald Trump contro i pronostici: “Ora unità”

Donald Trump ha vinto le elezioni americane contro i sondaggi e i pronostici, al termine di una lunga notte elettorale. Ha guadagnato la maggioranza dei grandi elettori conquistando tutti gli stati chiave

Donald Trump ha vinto le elezioni americane contro i sondaggi e i pronostici, al termine di una lunga notte elettorale. Ha guadagnato la maggioranza dei grandi elettori conquistando tutti gli stati chiave, Florida, Ohio e Pennsylvania. 

Hillary Clinton ha ammesso la sconfitta, telefonando al vincitore. Trump si è presentato davanti alle telecamere poco prima delle 9 italiane con un discorso rassicurante, facendo un appello all’unità del paese. “Tenderò la mano anche a chi non mi ha sostenuto” – ha affermato.

Donald Trump, che ha 70 anni, diventerà la persona più anziana e la prima senza nessuna esperienza politica o militare a essere eletta alla presidenza degli Stati Uniti.

IL COMMENTO (di Andrea Lodi)
L’8 novembre 2016, gli americani sono stati chiamati ad eleggere il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, ovvero chi guiderà le sorti di una delle più grandi e potenti democrazie del pianeta, per i prossimi quattro anni.

Dopo un estenuante e paradossale “spettacolo” durato fin troppo tempo, con insulti e minacce (in)degne del più miserabile dei “reality show”, gli americani hanno fatto la loro scelta.

Una scelta tra due candidati atipici, in un periodo difficile per le economie del Pianeta: Trump non è un politico e ha contro gran parte del partito Repubblicano; la Clinton è la prima donna a correre per la Casa Bianca.

Ha vinto il fronte dell’insofferenza nei confronti di una politica sempre più orientata verso gli interessi di pochi e che pare essersi dimenticata dei penultimi. Ha vinto la politica del risentimento. Ha vinto la paura contro la speranza.

Un fronte che ha scelto un candidato incandidabile. Difficile pensare quale contributo possa dare al malessere diffuso del continente americano. Ce lo stiamo chiedendo in tanti. Perché la maggioranza degli americani ha scelto un personaggio che sembra uscito da un film della Walt Disney, piuttosto che una politica “navigata”?

Perché scegliere la “chiusura” e la xenofobia di Trump contro l’”apertura” e la globalizzazione promessa dalla Clinton? Forse perché c’è una parte dell’America (e dell’Europa) che è stanca dell’establishment, che è alla estenuante ricerca del “nuovo” e che non è ancora pronta ad essere guidata da una donna. Si tratta di una sorta di rivoluzione.

Chi è Donald Trump – Donald Trump, settant’anni, miliardario newyorkese a capo di un impero immobiliare ma anche star del piccolo schermo con la serie tv “The Apprentice” che ha condotto dal 2004 al 2015. Con lo slogan “Make America Great Again” promette di costruire un muro ai confini col Messico e di vietare l’ingresso dei musulmani negli Usa. Forbes stima in 4,5 miliardi di dollari il patrimonio del tycoon newyorkese. Secondo il Washington Post invece il patrimonio di Trump sarebbe di 9 miliardi di dollari.

Quale futuro? – Secondo gli analisti la vittoria di Donald Trump causerà un crollo del mercato azionario e finanziario. Fenomeno già in atto: a pochi minuti dalla vittoria di Trump sulla candidata democratica, i “future” sullo S&P 500 sono arrivati a perdere il 5%, stessa sorte per il Nasdaq che perde anch’esso il 5%. L’indice Nikkei segna un crollo del 4,86%. Fenomeno che sarà accentuato dalla corsa degli investitori mondiali a vendere i titoli americani in portafoglio, incluso il dollaro.

Ma è anche sul fronte della politica estera che alcuni vedono la scelta di Trump sulla Clinton.

Non tutti i poteri forti hanno fatto il tifo per la Clinton. Sono in gioco interessi miliardari con la Russia di Putin. E’ probabile che il tallone d’Achille della Clinton agli occhi dei poteri forti sia stato il suo programma sulla politica estera proiettata verso il contenimento della Russia di Putin ed all’allargamento dei confini della NATO. Politica che, secondo alcuni, rischierebbe di sfociare in un conflitto.

Trump sembra un candidato più malleabile, pronto ad accordi con Putin per pacificare i rapporti tra occidente e Russia. Pronto quindi a consolidare quegli interessi miliardari che vanno oltre ogni considerazioni di tipo geo-politico sulle faccende che riguardano in particolare gli squilibri del medio oriente.

Rimane comunque una grande incognita sui quattro anni di governo di Trump. Sia sul fronte interno che su quello estero. Con la cancellazione della riforma sanitaria di Barack Obama, più di 10 milioni di americani perderanno l’assistenza medica. Sul fronte internazionale sicuramente andrà molto d’accordo con la Russia di Putin, ma è difficile valutare come un “imprenditore spregiudicato” possa affrontare delicate questioni come il conflitto in medio-oriente (questione che pare non sia di suo grande interesse) o gli accordi commerciali con la Cina.

Infine c’è un serio problema di ingovernabilità. Difficile pensare che Trump possa governare con un Congresso che gli è fortemente ostile anche, e soprattutto, da parte repubblicana. Ma si sa che il “carosello delle poltrone” fa veri e propri miracoli.

Conclusione – Vedremo che cosa ci riserverà il futuro. Lo show della campagna elettorale americana è terminato. Ora il neo Presidente degli Stati Uniti d’America dovrà fare sul serio. Dovrà andare oltre i facili, e spesso banali, slogan della campagna elettorale. Ormai la politica fa più spettacolo di qualsiasi altra cosa. Quello americano è terminato. Per noi italiani rimane quello del referendum del 4 dicembre.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)

RANCAN (LN): «SBERLA DELLA GENTE NORMALE AI POTERI FORTI» – “Negli Stati Uniti ha vinto la gente normale. Il voto che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca è l’espressione del popolo che vuole ravvivare quel sogno americano disgregatosi negli anni di Barack Obama”.

Matteo Rancan, consigliere regionale piacentino della Lega Nord, commenta così la vittoria del tycoon eletto quarantacinquesimo presidente statunitense.

“La sua elezione – afferma – rappresenta un segnale fortissimo per le lobby, l’establishment, per tutti i disinformatori e i servitori del sistema “democratico” mondiale, i quali ricevono ora una sonora sberla. A casa nostra speriamo che il segnale venga correttamente interpretato dal Partito Democratico piacentino, tra i cui membri si è fatta notare la consigliera regionale Katia Tarasconi con il voto per Hillary Clinton in virtù della propria doppia cittadinanza”.

“Dopo essersi un’altra volta schierati con i poteri forti, i dem nostrani si rendano conto che i cittadini hanno la forza per invertire la rotta. Il mondo infatti sta prendendo un’altra direzione e il mezzo che gli italiani avranno per cambiare sarà il no al referendum costituzionale del 4 dicembre, quando saremo chiamati a mandare un messaggio deciso ad un governo lontano dalla gente quanto lo è stato quello di Obama e quanto lo sarebbe stato quello proposto dalla Clinton. Dopo quella data, dovremo tornare alle urne per eleggere anche noi un governo che rappresenti il popolo”.