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Economix: Europa e (dis)occupazione

Da un’indagine di Eurostat risulta che più del 60% delle regioni dell’Unione europea, nel 2016 ha registrato un calo del tasso di disoccupazione di almeno 0,5 punti percentuali rispetto al 2015

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EUROPA E (DIS)OCCUPAZIONE

A pronunciarle una per una si ha quasi l’impressione di assistere alla proiezione di un film di Mel Brooks:  Niederbayern, Oberbayern, Mittelfranken, Unterfranken e Tubingen, in realtà sono le regioni della Repubblica Federale Tedesca con il minor tasso di disoccupazione in Europa, rispettivamente del 2,1%, 2,4%, 2,5%, 2,5% e 2,6%.

Da un’indagine di Eurostat risulta che più del 60% delle regioni dell’Unione europea, nel 2016 ha registrato un calo del tasso di disoccupazione di almeno 0,5 punti percentuali rispetto al 2015.

Sono soprattutto le Regioni del Nord Europa le più virtuose. Oltre alle già citate Regioni della Germania (che è tra i Paesi con maggior tasso occupazionale in Europa), Praga, nella Repubblica Ceca registra un tasso di disoccupazione del 2,2%.

Sono sempre al Nord le Regioni dove si registrano le quote più basse di disoccupati di lunga durata; più precisamente nelle regioni svedesi di Småland med öarna (14,1%), MellerstaNorrland (14,7%) e Övre Norrland (15,4%), contro le Regioni di Mayotte in Francia (80,9%) e Severozapaden in Bulgaria (76,5%).

Le Regioni del Sud, purtroppo, confermano un fenomeno recessivo che definire allarmante è puramente eufemistico.

Le Regioni con i tassi di disoccupazione più alti, infatti sono: Dytiki Makedonia in Grecia (31,3%), Ciudad Autónoma de Melilla in Spagna (30,8%), Dytiki Ellada in Grecia (29,8%), Andalusia (28,9%) e Extremadura (27,5%) in Spagna e la già citata Mayotte in Francia (27,1%).

La disoccupazione giovanile – Spetta all’Italia, purtroppo, il primato delle percentuali di disoccupazione giovanile più alte. La Calabria, al “primo posto” con un tasso di disoccupazione giovanile che si attesta al 58,7%, seguita dalla spagnola Andalusia con il 57,9%, non si discosta di molto dalla Sicilia (57,2%) e dalla Sardegna (56,3%).

A parziale consolazione, si può certamente evidenziare che tra il 2015 e il 2016 la Calabria ha recuperato 6,4 punti percentuali (dal 65,1% al 58,7%), mentre la Sardegna è rimasta sostanzialmente ferma. La Sicilia, purtroppo, ha invece perso terreno rispetto al 55,9% di due anni fa.

Conclusioni – “Occorre guardare verso il futuro”, era il motto che cominciava a diffondersi nell’economia mondiale alla fine degli anni 80. A trent’anni di distanza, chi avrebbe mai immaginato che i giovani – in particolar modo nel nostro Paese – che dovrebbero rappresentare il futuro per “definizione”, sono invece quelli che non ne hanno accesso?

“I paesi del sud Europa devono cercare nel mediterraneo e nell’Africa lo sviluppo per il futuro sfruttando il know-how e la capacità di trasformazione soprattutto nel settore agroalimentare”, scrive un certo Maurizio sul blog di un noto quotidiano. “In tutto questo – continua Maurizio – le aziende del nord Italia potrebbero creare con aziende del sud Europa piattaforme integrate per l’intera Africa”.

L’idea non sarebbe male. Ma metterla in pratica, nel Paese della gerontocrazia e della burocrazia lenta e farraginosa, è una grande scommessa.

Andrea Lodi (economix@piacenzasera.it)
 

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