“L’accordo con il Canada non tutela i salumi piacentini”

In migliaia alla protesta a Roma, presente una delegazione da Piacenza: obiettivo è arrestare il trattato di libero scambio con il Canada. Dai comuni prime delibere per fermare l’accordo

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Anche una delegazione di Coldiretti Piacenza guidata dal direttore Giovanni Luigi Cremonesi è scesa in piazza Montecitorio a Roma questa mattina, mercoledì 5 luglio, per fermare il Ceta.

Obiettivo della Coldiretti è arrestare il trattato di libero scambio con il Canada: “Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea – afferma Cremonesi – si dà via libera a livello internazionale alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici spalancando le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero”.

In piazza questa mattina erano migliaia gli allevatori, agricoltori, consumatori, sindacalisti, ambientalisti, rappresentanti della società civile e cittadini giunti nella capitale per la manifestazione.

Dei 44 prodotti a denominazione di origine dell’Emilia Romagna – informa Coldiretti – solo 12 verrebbero riconosciuti dal Trattato, mentre gli altri 32 non avrebbero nessuna tutela. Tra questi ci sono i salumi piacentini, con un danno considerevole quindi ad una delle maggiori eccellenze del territorio. Per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su questi temi, Coldiretti sta incontrando i sindaci piacentini.

Alcuni comuni hanno già deliberato l’adesione alla mobilitazione #NOCETA, sollecitando il Parlamento italiano ad arrestare il processo di ratifica del trattato di libero scambio con il Canada.

L’iniziativa di oggi è stata promossa da Coldiretti insieme a un’inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che, nel giorno di discussione in Parlamento della ratifica del trattato, chiedono di procedere senza fretta ad una discussione approfondita prima di assumere una decisione di ratifica che “porterebbe ad un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy”.

Ad essere colpiti sarebbero quindi soprattutto prodotti dell’Emilia Romagna, in particolare il formaggio italiano più esportato nel mondo, come il Parmigiano Reggiano (60mila forme esportate in Canada) che dovrà concorrere con la sua imitazione canadese liberamente prodotta e commercializzata nel Paese nordamericano con la traduzione di Parmesan.

Il Ceta non lascia tranquilli neanche i 30mila produttori di cereali, in quanto l’accordo – ricorda Coldiretti – prevede l’azzeramento del dazio per il grano, spalancando le porte all’invasione di grano duro canadese che viene trattato in fase di preraccolta con il glifosato, vietato invece nel nostro Paese perché accusato di essere cancerogeno.

Già con la prospettiva dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada – evidenzia l’associazione – nei primi due mesi del 2017 in Italia sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro canadese, mettendo in ginocchio le produzioni nazionali con le quotazioni del grano che viaggiano sui 24 centesimi, ben al di sotto dei costi di produzione.

Il trattato prevede – informa infine Coldiretti – importazioni a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia.

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