Pomodoro, 11mila ettari nel piacentino: il 20% della produzione in Italia foto

Dopo la firma dei decreti su pasta e riso, ora l’obbligo di indicare l’origine venga esteso all’ortofrutta trasformata

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Dopo la firma dei decreti su pasta e riso, ora l’obbligo di indicare l’origine venga esteso all’ortofrutta trasformata.

Lo chiede Coldiretti che, proprio nei giorni in cui è alta l’attenzione sul Ceta (con la possibile ratifica dell’accordo da parte del Senato), continua il suo impegno per la tutela del Made in Italy.

Una richiesta che riguarda conserve, succhi e concentrato di pomodoro e che quindi tocca da vicino il piacentino, dove quest’anno, spiega l’associazione, sono circa 11mila gli ettari coltivati a pomodoro, che porteranno a circa otto milioni di quintali di prodotto, pari al 20% della produzione nazionale.

“E’ importante estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine all’ortofrutta trasformata per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall’estero” afferma il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti.

Secondo Coldiretti con la decisione di accelerare sull’etichettatura di origine obbligatoria per la pasta e per il riso si realizza un “passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori”, in una situazione in cui però “un terzo della spesa degli italiani resta anonima: l’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative dei prodotti”.

Coldiretti sottolinea anche che il provvedimento su pasta e riso, che porta le firme dei Ministri Maurizio Martina delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, è stato chiesto dalla quasi totalità dei consumatori (oltre il 96%), secondo quanto emerso dalla consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole in merito all’esigenza di un’etichetta chiara e leggibile sull’origine degli alimenti.

“Di fronte all’atteggiamento dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’etichetta per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per il miele ma non per il riso, per il pesce ma non per il grano nella pasta, per la frutta fresca ma non per i succhi, l’Italia – afferma Crotti – in quanto leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche comunitarie”.   

L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma l’etichetta non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi al concentrato di pomodoro ai sughi pronti, dai succhi di frutta fino alla carne di coniglio.

L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 19 aprile 2017 l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.  

A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.

Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

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