Sport e disabilità, 158 classi coinvolte nel Progetto Scuole Cip

I 35 i tecnici Cip, affiancati agli insegnanti, hanno fatto conoscere ai ragazzi 16 sport paralimpici

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Ancora un anno positivo per il Progetto Scuole Cip – Comitato Italiano Paralimpico, che ripetendo i numeri e la qualità di alcuni anni fa è entrato nelle scuole di Piacenza e Provincia.

Da pochi mesi il Comitato Paralimpico è diventato Ente Pubblico (Ente autonomo di diritto pubblico), al quale lo Stato ha affidato la gestione dell’attività sportiva delle persone disabili: il supporto che il progetto ha dato agli insegnanti di educazione fisica nelle scuole superiori e primarie ha permesso a 183 studenti disabili di praticare non meno di otto ore di lezione di uno sport nelle scuole elementari e non meno di sei in quelle superiori.

Tenendo conto che le classi sono state 158 e i laboratori 3, in totale tra studenti disabili (circa 200) e normodotati hanno fatto attività continuativa per almeno 6/8 ore di lezione circa 2.500 ragazzi, per un migliaio di ore di sport.

I 35 i tecnici Cip, affiancati agli insegnanti, hanno fatto conoscere 16 sport paralimpici (judo, tiro con l’arco, basket integrato, nuoto, tennis, tennistavolo, atletica leggera, orientante, scherma, ciclismo, arrampicata sportiva, pallavolo, danza sportiva, ginnastica, arti marziali, baskin).

“L’aiuto di Fondazione, scuole e Comuni – spiega il delegato provinciale Cip Franco Paratici – ci ha permesso di portare avanti il progetto, anche se in realtà la necessità delle scuole sarebbe molto più elevata, considerando che gli studenti disabili nelle scuole di Piacenza e Provincia sono oltre mille; non tutti necessitano il nostro supporto, e possono essere integrati nella normale attività didattica della scuola, ma almeno 500 hanno bisogno di interventi diretti dei nostri tecnici specializzati o per lo meno del loro supporto agli insegnanti di educazione fisica o motoria”.

“Il sogno nel cassetto è di arrivare ad almeno 200 ragazzi disabili seguiti in questo percorso, non si tratta di una questione organizzativa ma soprattutto di reperire risorse finanziarie”.

Rimane poi, evidenzia Paratici, il problema di inserire, nella fase successiva, i ragazzi disabili nelle società sportive tradizionali, o quantomeno di consentire loro di praticare attività sportiva continuativa al di fuori della scuola: “In questo senso gioca un ruolo determinante la struttura della società sportiva tradizionale, che non è in grado tecnicamente di inserire un disabile, ma spesso anche lo scarso interesse a occuparsi del problema”.

“L’ideale – propone – sarebbe che le società sportive creassero un settore disabili, come sta accadendo nel calcio, nella pallacanestro e in altre attività come tiro con l’ arco, arrampicata sportiva, nuoto e tennistavolo: il Cip è pronto a dare una mano dal lato tecnico”.

“In attesa che i tempi maturino, – conclude Paratici – stiamo creando “polisportive di transito” che accolgano disabili di qualsiasi gravità e facciano loro praticare attività sportiva; se poi alcuni verranno inseriti nelle società convenzionali sarà un grosso successo”.
 

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