‘Telefono Rosa ha rischiato di chiudere’ la denuncia in commissione

La relazione in Commissione della presidente Scardi. Critiche al ruolo assegnato dal Comune a Asp nella gestione dei servizi dedicati alla violenza di genere. 

‘Telefono Rosa ha rischiato di chiudere per cattiva gestione economica. Con soli 5mila euro al mese dobbiamo coprire tutte le spese di accoglienza e di gestione del centro antiviolenza’, Donatella Scardi e Anna Gallazzi, presidente e vice presidente di Telefono Rosa Piacenza, hanno ricostruito quello che hanno definito ‘balletto vergognoso sulle cifre degli stanziamenti a noi assegnati’, durante l’audizione in commissione servizi sociali presieduta da Carlo Segalini

IL RUOLO DI ASP – All’audizione erano presenti anche Marco Perini e Cristiana Bocchi, amministratore unico e direttrice di Asp (azienda di servizi alla persona), realtà a cui l’amministrazione ha affidato, al termine di una sofferta seduta consiliare nell’aprile 2015, la gestione dei servizi sociali anche per quanto riguarda la violenza di genere. 

Una decisione che fu assunta, allora, per fare tornare ‘pubblica’ Asp, affidandole nuove competenze e servizi (non in perdita) in grado di irrobustirne il bilancio. Nel settembre del 2015 è stata inoltre sottoscritta una convenzione tra Asp, Fondazione, Comune di Piacenza, Fiorenzuola e Castelsangiovanni e Ausl, che ha consentito di ampliare il numero di posti a disposizione in strutture adatte ad accogliere donne vittime di violenza. 

LE DIFFICOLTA’ DI TELEFONO ROSA – La presidente Scardi ricostruisce la dolorosa e complessa vicenda che riguarda il centro, partita nel 2015 quando il Governo, per far fronte all’emergenza della violenza di genere, decise di aumentare le risorse stanziate per i centri di aiuto alle vittime, per potenziarne l’attività. 

Ed è proprio qui che i rapporti dell’associazione, con l’allora amministrazione guidata da Paolo Dosi, iniziano a guastarsi. 

‘Abbiamo iniziato la nostra attività nel 1994, abbiamo cercato di fare un lavoro serio e credo che ci siamo riusciti. Sono temi che meritano rispetto, la violenza sulle donne e il tema della erogazione dei fondi’. 

‘Nel 2015 vista l’emergenza, il Governo ha deciso di aumentare stanziamenti per i centri anti violenza. A Piacenza si è deciso di ampliare il numero di posti, in strutture di accoglienza per le donne vittime di violenza, da 5 a 17, con un aumento di ore di assistenza fino a 38 ore settimanali.

Attività, questa, che noi abbiamo sempre svolto in modo volontario, fino all’aumento di ore, cosa che ha reso necessari l’assunzione di operatrici. Nel febbraio 2015 abbiamo avuto un primo incontro con i funzionari del Comune, in cui ci è stato prospettato un ampliamento del centro, e a un incontro successivo ci è stato spiegato che tutto sarebbe passato ad Asp, curricola dei nostri operatori compresi.

Noi avremmo potuto cedere, ma sarebbe stato un precedente quindi abbiamo trasmesso tutta la documentazione al centro regionale dei centri antiviolenza. Faccio presente che Telefono Rosa non è una semplice associazione, in base ai requisiti previsti e alla procedura di accreditamento prevista, noi siamo il centro antiviolenza di Piacenza, non lo gestiamo semplicemente, quindi in base alle indicazioni ministeriali per l’assegnazione dei contributi noi eravamo gli unici titolati a riceverli.

Abbiamo quindi chiesto un appuntamento all’ex sindaco Paolo Dosi e all’assessore Stefano Cugini (ora consigliere comunale, non presente ai lavori della commissione, ndr), che ci ha detto di non volerci incontrare. Abbiamo incontrato per la prima volta il nostro assessore di riferimento in Regione, il 7 luglio, dove ci è stato detto ‘Se ci siete da 21 anni è ora di cambiare’. Vi lascio immaginare come sia proceduta la situazione’. 

‘Abbiamo avuto una convenzione con il Comune di Piacenza da luglio a dicembre, poi più nulla. I soldi sono stati devoluti a Asp, noi invece siamo sempre in rosso. I nostri unici interlocutori sono stati solo Cristiana Bocchi e Marco Perini, sempre corretti e pronti ad aiutarci. Quando non avevamo i soldi per pagare le bollette, il mio unico interlocutore è sempre stata Cristiana Bocchi, che ha sempre provveduto. A questa amministrazione chiediamo un aiuto e di cambiare la situazione.

Al momento abbiamo in struttura 15 donne vittime di violenza e 14 bambini. Rispetto alle cifre di cui si è parlato, noi al momento viviamo solo con fondi ministeriali, 5mila euro al mese che non possono bastare’. 

IL DIBATTITO ‘Questo non è un tribunale’ interviene il presidente della commissione, Carlo Segalini, invitando la discussione a proseguire. 

Prende la parola Davide Garilli (Lega) ‘Perché due realtà diverse che si occupano di violenza di genere, quando solo una è accreditata (Telefono Rosa, ndr)?’

Risponde a queste domande Cristiana Bocchi. ‘Gli immobili in cui si trovano le strutture di accoglienza sono di Asp, la prima è di proprietà, la seconda invece è della fondazione di Piacenza e Vigevano, su cui esiste però un vincolo di gestione affidato a Asp fino al 2065. Noi l’abbiamo messa a disposizione per ampliare il numero di posti riservati alle donne vittime di violenza. E’ un servizio nel quale crediamo, di cui la città ha bisogno.

Oltre a questo, è la delibera del consiglio comunale dell’8 aprile 2015 ad affidarci questa competenza. Che non è solo un passaggio di consegne, ma c’è compartecipazione di tutto. In questi 28 anni i contributi erogati a Telefono Rosa sono stati di 236mila euro. Nel 2015 da settembre a dicembre 85 mila euro, nel 2016 87mila euro, nel 2017 64.500 euro.

Di queste risorse, abbiamo trattenuto 12 mila euro all’inizio per poter acquistare mobilio e sistemare la nuova struttura di accoglienza, dopo di che abbiamo rinunciato anche al nostro affitto. 

Marco Perini ‘In questa dinamica di passaggi di soldi, Asp si è comportata bene, comportandosi da cassa, anticipando soldi quando questi non venivano ancora incassati. Da parte nostra c’è stata attenzione nel mantenere un servizio. Non mi permetto di giudicare i servizi. Ribadire il ruolo di Asp in generale, non facciamo da filtro, ma siamo parte stessa del Comune, siamo il braccio operativo per i bisogni. Non vogliamo sostituirci a Telefono Rosa, ma svolgere un ruolo di affiancamento da parte del Comune’. 

Interviene anche il dirigente Luigi Squeri. ‘Asp non è in competizione con Telefono Rosa, il Comune ha attribuito alcune competenze ad Asp. La delibera dell’8 aprile non riguardava solo questo settore specifico. Preciso che nel 2017 le risorse trasferire diventeranno 87 mila.

Con Telefono Rosa abbiamo realizzato in partnership dei progetti per ottenere altri fondi, ad esempio in partnership con altri Comuni, di Castelsangiovanni e Fiorenzuola per un protocollo che li coinvolga, visto che la competenza di questa attività è di natura provinciale. 

Michele Giardino (Fi): ‘Mi lascia perplesso che, durante la riunione del 7 luglio, l’assessore Cugini potesse dire di superare l’esperienza di Telefono Rosa, essendo questa l’unica realtà accreditata a ricevere fondi ministeriali, mi chiedo come questo passo falso sia stato compiuto anche da un tecnico’. 

Interviene Massimo Trespidi (Liberi) ‘Mi sembra di aver capito che il vulnus di questa situazione sia la delibera dell’Aprile 2015, con delega dei servizi ad Asp. Se non partiamo da questo punto non capiamo la confusione che si è creata. Asp doveva essere interlocutore per Telefono Rosa.

Al di là dei chiarimenti sulle cifre, al di là dell’aspetto finanziario il Comune di Piacenza è chiamato a una scelta: demolire la delibera del 2015. Una delibera si annulla attraverso un’altra delibera.

Se si va in questa direzione, la scelta politica è dire che gestisce solo la cura degli anziani. Tutti gli altri servizi, il Comune se li riprende a se’ è decide cosa altrimenti fare. Scelta politica che l’amministrazione deve fare. Fare questo è possibile, ma per Asp rappresenterebbe un tracollo.

C’è un altro aspetto da chiarire, la titolarità del centro anti violenza, che non è del Comune di Piacenza. Accaparramento di servizio improprio da parte del Comune, perché transitano dal Comune e non direttamente a Telefono Rosa. Asp ha anticipato fondi, risorse per conto del Comune, queste risorse sono state restituite ad Asp?’

Insiste Davide Garilli (Lega Nord) ‘Asp doveva implementare i servizi, con competenze che non erano nemmeno le sue. Perché si è introdotto questo meccanismo, perché si è voluto fare quella delibera?’ 

Giulia Piroli (Pd) ‘Io penso che adesso ci siano nuove decisioni che l’amministrazione deve prendere. Passare da 5 a 17 posti (di accoglienza per donne vittime di violenza, ndr) è stato un grande risultato. In realtà io credo che il dibattito si stia spostando su Asp, sul suo futuro. Hanno fatto un grande lavoro. Mi auguro che questa amministrazione prosegua, non si può azzerare impegno’. 

Ribatte Carlo Segalini ‘Questa commissione non è una scusa per colpire Asp, ha posto bene la questione Trespidi’.  

Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) ‘Cogliamo tutte le criticità che ci sono state, cerchiamo di risolverle. Vorrei capire cosa ci ha guadagnato Asp con questa partita, mi sembra di capire niente’. 

La vice presidente Anna Gallazzi precisa come la mancata erogazione diretta di contributi, assegnati in modo rateizzato, abbia messo in seria difficoltà Telefono Rosa. ‘Non abbiamo nessun timore nello stare dietro alle rendicontazioni della nostra attività. Vorremo però ben chiarire che gestione ordinaria e straordinaria sono due cose diverse, e che in altre realtà i centri anti violenza sono gestiti dal territorio.

Per il futuro ci interessa che ci lascino lavorare, è vero ora c’è un’altra amministrazione, ma noi abbiamo rischiato di chiudere per cattiva gestione: abbiamo spesso anticipato di tasca nostra i soldi necessari per andare avanti e partecipare ai progetti, quando sul conto di Telefono Rosa era in rosso. Era una situazione da non dormire la notte. Ancora adesso non sappiamo se riusciremo a pagare la tredicesima alle nostre operatrici’. 

Ribadisce Trespidi ‘Qui è stata fatta una scelta politica sbagliata, Asp non c’entra niente. Mi aspetto venga cancellata la delibera del 2015’. 

Sergio Dagnino (M5s) ‘Dobbiamo trovare una soluzione, purtroppo come spesso capita quando c’è di mezzo la politica  si complicano le cose. Anch’io ho capito che Asp in questo giro di soldi non ci guadagna niente. C’è il problema di Telefono Rosa, poi il problema di Asp e il problema dei rapporti con la precedere amministrazione. Se il problema è stato questo ultimo già partiamo da un dato di fatto, è stato imbarazzante ma è stato superato. Noi dobbiamo focalizzarci sul dare una risposta al problema di Telefono Rosa, e capire se la collaborazione di Asp è necessaria’. 

Francesco Rabboni (Fi): ‘ Rimango molto colpito dal fatto che ci sia una realtà come Telefono Rosa che lavora molto bene, nel fronteggiare una tragedia che colpisce non solo le donne ma anche moltissimi bambini. Non riesco a capacitarmi che un’eccellenza venga declassata in questo modo’. 

Chiude la discussione Marco Perini. ‘Non siamo una mediazione di servizi, il Comune, la nostra proprietà, ci ha chiesto di metterci a disposizione. Noi non ci guadagniamo niente, zero. Lo scopo nostro non è di guadagnare, ma di metterci a disposizione della comunità. Rispetto al complesso delle attività che svolgiamo, in base alla delibera dell’aprile 2015, se si toglie qualcosa, salta l’impianto’.

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