La Grande Guerra raccontata a cento anni di distanza ai ragazzi al primo voto

Sono chiamati al voto per la prima volta. Sono i ragazzi nati nel 1999. Un secolo prima, quelli nati nel 1899 erano l’ultima classe chiamata alle armi per la prima guerra mondiale.

A Calendasco, l’amministrazione comunale ha celebrato il centenario della Grande Guerra parlando di pace, e chiamando a raccolta appunto i giovani del paese che oggi potranno esercitare il massimo diritto di ogni democrazia: quello di esprimere in modo libero il loro pensiero politico.

Ad intervenire per l’occasione, è stato il dottor Romeo Frassani, medico piacentino impegnato con Emergency in vari fronti “caldi” del pianeta dove ancora c’è la guerra. “L’ho vista da vicino: so cosa vuol dire, so il dolore che comporta.

Non ha alcun significato: non serve a risolvere i problemi e mi auguro che voi giovani non la conosciate mai”, ha affermato. “Per noi la democrazia non si discute, ma altrove è diverso: le persone non sono considerate uguali ovunque”.

Ad invitare il medico in paese, è stato il sindaco Francesco Zangrandi. “Abbiamo raccolto le parole del Presidente Mattarella che, nel suo discorso di Capodanno, aveva ricordato che il primo voto di tanti giovani coincide con l’anniversario delle ultime partenze per il fronte, 100 anni fa”, ha sottolineato.

“In Italia, nell’arco di un secolo si sono compiute conquiste importanti grazie a chi ha anche sacrificato la vita: per questo è doveroso ricordare i caduti guardando prima di tutto all’attualità e alla richiesta di pace che viene da tanti luoghi del mondo”.

Per la riuscita dell’iniziativa, ha collaborato anche il gruppo degli Alpini di Calendasco. “Non ho mai conosciuto mio nonno: è caduto sul Carso, il suo nome è scolpito al sacrario di Re di Puglia”, ha affermato Giorgio Gnocchi intervenendo per le Penne nere, con la voce rotta dalla commozione. “Donando anche la vita, tanti come lui ci hanno dato la possibilità di vivere in un paese libero”.

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