“La tosatura delle pecore” di Bruzzi va all’asta a Monaco

Una tela del pittore piacentino Stefano Bruzzi, all’asta di Ketterer Kunst a Monaco di Baviera.

Si tratta della “tosatura delle pecore”, dipinto intorno al 1885, dall’artista originario di Groppallo. Sarà battuta il 18 maggio prossimo.

L’ampia tela offre una vista panoramica sulla pianura con una catena montuosa coperta di neve in lontananza. Tre pecore e la tosatura da parte delle donne sono in primo piano.

La lana estiva delle pecore è raccolta in un grande cestino al centro della scena, la piccola brocca d’acqua accanto il ristoro per l’arduo lavoro.

Stefano Bruzzi nacque a Piacenza il 1º maggio 1835. Il padre, Pietro, era un magistrato. A Piacenza frequentò l’Istituto di Belle Arti Gazzola. A 19 anni si recò a Roma a studiare presso il pittore Alessandro Castelli (1809-1902)[2]. Il suo soggiorno romano durò quattro anni nei quali strinse amicizia con Nino Costa, tramite cui conobbe Arnold Böcklin.

Ma la vena artistica di Stefano Bruzzi traeva libera ispirazione dalla realtà che lo circondava con particolare predilezione per il paesaggio appenninico della sua infanzia.

Il suo primo dipinto Il castello di Gropparello risale al 1855. Gli fu commissionato dal marchese Anguissola.

Al suo rientro da Roma si stabilì a Roncolo di Groppallo, dove acquistò anche una casa. Qui trovò rifugio fino alla cacciata degli austriaci da Piacenza dove fece ritorno nel 1860 e dove si sposò.

Tra il 1860 e il 1863 visse con la famiglia prima a Bologna e poi a Milano. Dal matrimonio nacquero 7 figli.

La famiglia nel 1874 si trasferì a Firenze dove Stefano Bruzzi conobbe Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Filippo Palizzi, Serafino De Tivoli, Gerolamo Induno, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, e Domenico Morelli esponenti di spicco del verismo della corrente dei “macchiaioli” toscani da cui la sua pittura, già affine a quello stile e a quei temi, ebbe un notevole impulso.

Iniziò a esporre le sue opere e nel 1888 vinse il Primo premio all’Esposizione di Bologna con il quadro “Il ritorno dal mercato”. La sua fama varcò le Alpi grazie all’amicizia con il pittore svizzero Arnold Böcklin che lo introdusse presso i mercanti d’arte svizzeri.

Nel 1895 tornò definitivamente a Piacenza dove tenne la cattedra di figura presso l’Istituto di Belle Arti Gazzola divenendone successivamente anche il direttore.

Nel 1897 espose l’opera Il don Chisciotte considerato il suo capolavoro.

La sua produzione fu copiosa ma sempre di alto livello e si protrasse fino a poco prima della sua morte avvenuta a Piacenza il 4 gennaio 1911.

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