Cottarelli incaricato da Mattarella. A Piacenza disse: “Non aumentare la spesa”

Poco meno di due settimane fa Carlo Cottarelli, incaricato nella mattinata di lunedì 28 maggio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare un governo, è stato ospite dell’Università Cattolica di Piacenza. Ecco che cosa disse in quell’incontro promosso dall’Ordine dei Commercialisti.

Debito pubblico, cosa fare? Per rispondere a una delle domande più ricorrenti della politica degli ultimi anni (forse decenni) è stato ospite a Piacenza Carlo Cottarelli, già commissario per la revisione della spesa con il governo Letta.

Il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica ha preso parte al workshop organizzato dall’Ordine provinciale dei dottori commercialisti in collaborazione con l’Osservatorio dei conti pubblici italiani nell’Aula Gasparini dell’Università Cattolica sede di Piacenza.

Nella sua relazione il cremonese Carlo Cottarelli, ha compiuto un sintetico excursus storico sulla genesi del debito pubblico nel nostro paese dagli anni ’60 agli anni ’90, passando per i decenni della spesa e inflazione fuori controllo: “Nel ’74 l’inflazione era arrivata al picco del 27 per cento”.

“La situazione del debito si stabilizza – ha ricordato – a partire dagli anni ’90 con la quota che inizia a scendere fino al 2007, quando arriva al 100 (perdendo 20 punti) per cento del Pil. Ma non è stato un calo sufficiente, perchè proprio in quegli anni si sono poste le basi per i problemi del periodo successivo. Perchè in realtà l’Italia ha ridotto il debito molto più lentamente rispetto agli altri paesi europei. La spesa è ripresa a salire e così l’Italia è arrivata alla grande crisi economica mondiale con un debito troppo elevato. Nel 2011 entriamo in recessione con il Pil che scende del 4 per cento nel quarto trimestre di quell’anno”.

“La crisi non è stata creata dall’austerità – ha rimarcato Cottarelli – perchè il governo Monti fece l’unica cosa che poteva fare, tagliando la spesa. In quelle condizioni non si poteva fare più deficit ma solo aggiustare i conti pubblici. E poi dobbiamo rilevare che da parte della Banca Centrale Europea ci furono ritardi nel mettere in atto una politica espansiva”.

“Arrivando ai giorni nostri, il debito italiano si è stabilizzato da qualche anno al 132 per cento del Pil, il livello più elevato nella storia del nostro paese al netto della guerra. Un livello che comporta rischi concreti per il sistema paese, inoltre se si fa una correlazione tra crescita a lungo termine e debito pubblico, si vede che sono inversamente proporzionali. Se lo Stato drena risorse per finanziare il debito mancano i soldi per gli investimenti. Non a caso Italia, Grecia e Giappone, i paesi occidentali più indebitati, sono cresciuti meno a causa dell’alto debito negli ultimi 25 anni”.

Cottarelli

Come fare per uscire dalla spirale negativa del debito? Due le strade indicate da Cottarelli. “C’è la soluzione, evocata anche da chi ha vinto le recenti elezioni, – spiega – di uscire dell’euro e stampare moneta con la ‘nuova lira’. Una soluzione che funziona se chi riceve soldi è contento di tenerseli in tasca senza farci nulla. Potrebbe così finire come l’Argentina dei giorni nostri, dove l’inflazione è impennata al 40 per cento ed è stato richiesto un nuovo intervento del Fondo Monetario Internazionale. Con ogni probabilità la ‘nuova lira’ si svaluterebbe molto rapidamente e il governo si troverebbe a dover vendere titoli in euro, con un valore eroso dall’inflazione”.

“Credo invece – ha continuato Cottarelli – che ci sia ancora tempo per seguire la strada più ortodossa: quella di una riduzione graduale del debito di 3 punti all’anno sul Pil. Per fare questo serve aumentare l’avanzo primario, ovvero la differenza tra spese e entrate al netto delle spese per interessi. Abbiamo continuato a promettere di incrementare questo avanzo fino al 3,5-4 per cento del Pil ma da diversi anni è fermo al 2. E nel frattempo abbiamo finito lo spazio di flessibilità concesso dall’Europa”.

“E’ uno sforzo che l’Italia può permettersi di affrontare. Credo che sia meglio operare con gradualità riducendo la spesa senza rallentare eccessivamente tasso di crescita, senza strappi, proteggendo i più deboli. Siamo in un periodo di crescita economica moderata con le entrate fiscali che aumentano, se riusciamo a mantenere la spesa pubblica costante, utilizzando le maggiori entrate per ripagare il debito, possiamo cominciare a ridurlo. Se invece aspettiamo la prossima crisi, dovremo intervenire in emergenza in maniera drastica come avvenuto nel 2011 e 2012. Voglio sottolineare che aumentare il deficit non aiuta la crescita e certo non riduce il debito pubblico”.

“I partiti che hanno vinto le elezioni – ha fatto notare – sembrano propensi a non ridurre il deficit, ma ci sono indicazioni corrette anche nei programmi di Lega e M5S, come la riduzione della burocrazia, dei tempi della giustizia civile, la lotta alla corruzione. Sono riforme a costo zero che andrebbero perseguite invece di alzare la spesa pubblica. Questo momento di tassi di interesse basso va sfruttato a dovere e il tempo per l’Italia non è più molto”.

Una valutazione da parte di Cottarelli anche sulla Flat tax, definita “rischiosa per una Paese ad alto debito”. “E’ rischioso confidare che una riduzione drastica delle tasse si autofinanzi, e poi c’è una questione tutta politica di equa  distribuzione del carico fiscale”.

“Non c’è necessità di compiere tagli lineari di spesa. Ci sono riforme che vanno avanti troppo lentamente come quella che introdussi quando ero commissario per la spending review sulle centrali di acquisto della Pubblica Amministrazione, ancora oggi solo il 10 per cento delle commesse passa a Consip”.

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