Oreste e Oreste, la storia di un bambino e del suo “salvatore”

Oreste “piccolo” si guarda intorno, un po’ annoiato dalla confusione che ha intorno a se’, ma tra le braccia di Oreste “grande” si sente al sicuro e vorrebbe abbandonarsi a un pisolino meritato.

Sono braccia che conosce bene, quelle di Oreste “grande”: sono quelle che lo hanno accolto quando è venuto al mondo, un anno fa, e sono quelle che tante volte lo hanno stretto di nuovo, in questi 12 mesi.

Domenica, alla Protezione della Giovane di Piacenza, si festeggia il compleanno di Oreste “piccolo” e il miracolo della vita, che ha scelto di manifestarsi nella prosaica ambientazione di un casello autostradale a Piacenza, nella canicola estiva del luglio 2017.

Mariama, la mamma di Oreste era a bordo di un autobus a lunga percorrenza, in fuga da un centro di accoglienza straordinario in Puglia con l’ostinata convinzione di voler regalare un futuro migliore al suo bimbo, quando il piccolo decide di nascere.

Non c’è tempo da perdere, vengono attivati i soccorsi e sul posto arriva un’ambulanza, che carica la donna in travaglio e la porta all’ospedale più vicino, Piacenza.

A bordo dell’equipaggio c’è Oreste Guglielmetti, volontario della Croce Bianca di Gossolengo. Una situazione eccezionale, complicata dal fatto che la futura mamma non parla ne’ italiano ne’ inglese, racconta Oreste, e che il parto è davvero imminente.

la festa di Oreste

“Il bimbo è nato a bordo della nostra barella, nei corridoi dell’ospedale. Quando si è trattato di dargli un nome, la mamma ha indicato la targhetta sulla mia divisa – racconta – del resto tra chi la stava aiutando, io ero l’unico uomo! Mi era già capitato di assistere ad altri parti, ma questo è stato unico, perché in altri casi accanto alla madre c’erano i parenti. Con Mariama e Oreste non c’era nessuno, c’eravamo solo noi”.

Mamma e figlio sono stati accolti, grazie all’intervento dei Servizi Sociali di Piacenza, nella struttura di piazzetta Tempio, presieduta da Giuseppina Schiavi. Da allora Oreste e Oreste non si sono mai persi di vista, con visite periodiche nella comunità della Protezione della Giovane.

Oggi la grande festa, con un vero e proprio banchetto preparato dalle ospiti del centro, e con tanti regali per il bimbo e per la sua mamma, che per l’occasione si è preparata con cura.

la festa di Oreste

Ma Oreste non è stato l’unico festeggiato: ha dovuto dividere la scena con l’ultimo nato, il piccolo Mauro, figlio di un’altra ragazza ospitata alla Protezione della Giovane. Il suo papà è inserito in un’altra struttura, e l’auspicio di tutti è di riuscire a ricongiungere la famigliola.

“Al momento ospitiamo 11 ragazze e 6 bambini, di cui ci occupiamo grazie ai volontari, in tutto 8 – spiega Giuseppina Schiavi, presidente della struttura dal 2013 -. La Protezione della Giovane è nata 90 anni fa, e negli anni 30 ha avuto la finalità di aiutare ragazze in condizioni di fragilità. Con la chiusura delle case chiuse questa funzione è venuta meno, svolgendo l’attività di collegio, per ragazze che, dalle nostre montagne, venivano a Piacenza a frequentare le scuole”.

“Ma la storia si ripete – dice Giuseppina Schiavi -, noi ora accogliamo donne che ci vengono segnalate dai Servizi Sociali e dalla Prefettura, in base alle normative vigenti, così come giovani che decidono di denunciare i propri sfruttatori ed abbandonare la prostituzione”.

L’attività della Protezione della Giovane si basa anche sull’apporto dei volontari. Tra questi la giovane Federica Madreperla, ingegnere gestionale con la passione dell’Africa.

“Mi sono avvicinata al mondo del volontariato grazie a Giuseppina Schiavi e a Letizia Bricchi, e questo mi ha cambiato la vita. Qui ho seguito soprattutto Mustafà (un piccolo birbante di 4 anni, ndr), all’inizio non parlava e non comunicava con nessuno”.

Grazie alla dedizione di Federica, Mustafà è sbocciato. “Questa esperienza mi ha cambiato la vita – racconta -, mi sento una di famiglia: è stata una vera emozione il suo primo giorno all’asilo, la recita scolastica…E questa estate andrò in Kenya, con l’associazione Gocce d’Acqua di don Alfonso Lukoki“.

 

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