Quando il Po era la spiaggia dei piacentini contro il gran caldo

Sono giorni di gran caldo per Piacenza. Un intenso anticiclone sta sostando stabilmente sull’Europa imponendo temperature sopra la norma.

Se fuori si boccheggia per gli alti valori di umidità, nelle case, nei negozi e negli edifici pubblici ci pensa l’aria condizionata a portare un po’ di refrigerio. Inoltre, la bella stagione è anche occasione per un tuffo in piscina o per una gitarella fuori porta sulle rive dei corsi d’acqua in collina.

Ma quando l’aria condizionata non esisteva ancora? Una manciata di decenni fa, i piacentini erano soliti trovare rifugio dalla calura della città andando ad affollare le rive del fiume Po.

Come mostrano le immagini fotografiche dell’ “Archivio fotografico Croce” contenute nel libro “Il grande fiume. Vita e tradizioni lungo il Po a Piacenza” – cura di Carlo Francou – in tanti adibivano le sabbiose rive del Grande Fiume a stabilimento balneare.

In particolare, il tratto del Po compreso tra le sedi delle due società sportive di canottaggio Nino Bixio e Vittorino da Feltre (entrambe fondate nel 1883), era quello maggiormente frequentato dai bagnanti.

Il Po d'antan

I piacentini erano poi soliti utilizzare l’Isolotto Maggi come spiaggia che veniva raggiunta dai natanti di vario tipo come battelline, canoe e pedalò. Questo grazie alla sabbia finissima e alle acque allora limpide e cristalline che lo lambivano.

La denominazione dell’isolotto – che è situato di fronte alla nostra città – si deve all’avvocato Battista Maggi, già titolare dei terreni posti tra Piacenza e la sponda del Po, che divenne proprietario dell’isola e del terreno golenale oggi conosciuto come “lungo Po” situato tra lo scalo del Genio Pontieri e il ponte stradale che collega Piacenza a San Rocco al Porto.

Interessante sottolineare che un acquisto di questo tipo era al tempo consentito a norma dell’art. 457 dell’allora Codice Civile. Tale articolo, infatti, disponeva che: “Le isole, isolette e unioni di terre che si formano nei letti dei fiumi e torrenti navigabili atti al trasporto, appartengono allo Stato, se non vi è titolo o prescrizione in contrario”.

Le isole, dunque, fino al 1942 (data di entrata in vigore del nuovo Codice Civile), costituivano patrimonio statale e non appartenevano al Demanio, pertanto potevano essere oggetto di cessione.

L’Isolotto Maggi – formatosi agli inizi del Novecento in seguito alle profonde trasformazioni avvenute nel corso del fiume nei decenni precedenti – ha poi a sua volta subìto una rapida evoluzione che ne ha modificato più volte la forma e il posizionamento (come riportato nelle osservazioni al Piano territoriale di coordinamento provinciale redatto dall’Assessorato ai lavori pubblici e dell’ambiente del Comune di Piacenza nell’ambito dei progetti preliminari su Parco fluviale e Parco delle mura): fu così che a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo divenne luogo frequentato da intere generazioni di piacentini e lombardi.

Il Po d'antan

La gente ne raggiungeva le sponde con apposito servizio di traghetto. Sulla spiaggia, attrezzata di tutto punto, come fosse uno stabilimento balneare, c’erano cabine, sdraio e persino un chiosco che vendeva bibite e frutta. Come mostrano le fotografie dell’epoca, gli svaghi e i divertimenti erano gli stessi dei luoghi di villeggiatura marittimi: bambini che giocavano con la sabbia, ragazzi in acqua per farsi una nuotata, persone che semplicemente si godevano il sole per una tintarella e altri, più audaci, che si tuffavano completamente nudi.

Con il passare del tempo il forte inquinamento delle acque ha minato la fruibilità delle rive, la spiaggia è stata pertanto abbandonata e il servizio ristoro è stato chiuso. Ma la passione per il Po non è andata persa. Nei decenni a seguire sono state fondate altre associazioni sportive, come la Map (Associazione motonautica piacentina). Si sono succeduti locali d’intrattenimento: c’è stato un tempo per la “Taverna delle Fate”, per “Molo 11”, fino arrivare ad oggi con “Boat Piacenza”.

Il Po d'antan

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