Pronto Soccorso, a Piacenza per il 96 % dei casi l’attesa è inferiore alle 12 ore

E’ uno dei punti dolenti della sanità pubblica, anche a Piacenza: la gestione degli accessi al Pronto Soccorso.

La sfida di evitare la periodica congestione del reparto, indirizzando la domanda sanitaria a servizi più appropriati, è ancora da vincere in tante realtà.

La situazione dei Pronto Soccorso italiani – con gli accessi e la velocità di risposta alla domanda di intervento – è stata fotografata dal Programma Nazionale Esiti  realizzato da AGENAS, agenzia pubblica che supporta il sistema nazionale sanitario attraverso analisi e valutazioni.

Gli ultimi numeri disponibili relativi ai pronto soccorso italiani fanno riferimento al 2016, ma sono presenti anche quelli dei due  precedenti.

I dati sono riportati da Infodata de “IlSole24Ore” nella mappa interattiva (sotto).

A Piacenza nel 2016 gli accessi al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Guglielmo da Saliceto” sono stati complessivamente 59mila e 337: nel 96 % dei casi la permanenza è stata inferiore alle 12 ore, solo nel 2 % dei casi superiore alle 24 ore.

Dati positivi se confrontati ad altre realtà ospedaliere sul territorio nazionale.

Senza andare troppo lontano, a Parma per gli oltre 80mila accessi annui, l’88 % ha ricevuto risposta in meno di 12 ore.

A Roma nel 2016 risultano i pronto soccorso con la maggior percentuale di pazienti che sono rimasti in ospedale per più di un intero giorno.

Se nel resto d’Italia questo numero quasi mai supera il 10%, in strutture come il S. Andrea, S. Filippo Neri e Tor Vergata poco meno del 17% degli accessi hanno avuto una permanenza estremamente lunga – e anche il Sandro Pertini, sempre a Roma, pur non arrivando a questi estremi resta comunque fuori scala.

In effetti i primi dieci pronto soccorso italiani più lenti – definiti come quelli con la fetta maggiore di accessi dura oltre 24 ore – sono tutti a Roma a parte due, e hanno ospitato decine di migliaia di pazienti.

Per la precisione nella statistica si parla di accessi, un numero che però non equivale al numero di persone che sono davvero andate in un pronto soccorso, perché è possibile – e in effetti certo – che alcune ne abbiano avuto bisogno anche per più di una volta, mentre i più fortunati nessuna. Se lo stesso paziente si reca tre volte in un mese in urgenza, vengono contati altrettanti accessi mentre naturalmente la persona coinvolta resta soltanto una.

Tuttavia non sempre le statistiche sono disponibili per tutti gli anni e per tutti gli ospedali, e questo suggerisce di usare un po’ di cautela nell’interpretare i numeri: essi non ci dicono tutto, s’intende, ma certo resta difficile ignorare le differenze a volte estreme che risultano fra ospedali e città diverse.

LA MAPPA

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