Confindustria ospita la mostra dedicata a Stefano Bruzzi

Sarà inaugurata lunedì prossimo 10 dicembre (ore 18.30) nella sede di Confindustria Piacenza la mostra dedicata al pittore Stefano Bruzzi, che resterà aperta fino a marzo 2019.

Nei locali di Confindustria verranno esposti 14 dipinti del famoso artista piacentino, tre dei quali provenienti dalla Galleria Ricci Oddi e 11 da collezioni private; per l’occasione è stato inoltre realizzato un interessante catalogo.

La mostra si inserisce nel solco della collaborazione avviata nel 2016 tra l’associazione degli industriali e la Galleria Ricci Oddi, frutto di una convenzione triennale; un progetto che nasce all’interno dell’iniziativa, partita nel 2006, attraverso la quale 13 artisti locali hanno esposto in Confindustria le loro opere.

“L’accordo con la Ricci Oddi – viene evidenziato – intende quindi proseguire in questo percorso, accendendo oggi i riflettori su uno dei contenitori più interessanti del nostro patrimonio locale, confermando così il costante impegno di Confindustria Piacenza e della Galleria per la promozione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale piacentino”.

“Bruzzi – spiega il presidente di Confindustria Alberto Rota – ci racconta con occhio fedele la vita ed il lavoro degli abitanti delle nostre colline e delle nostre montagne, in un passato neanche troppo lontano, nel quale il rapporto con la natura era molto stretto”.

“Ci consegna così una narrazione, attraverso i dipinti esposti, che ci permette di ritrovare le nostre radici e ricordare da dove veniamo, il che trova una estrema attualità nel momento presente. Ci ricorda cioè il valore di una parte importante del nostro territorio, che deve veder rivalutate le sue specificità, a partire da quella “qualità sociale” che caratterizza queste terre alte”.

“Si tratta di punti di forza che vanno ricordati, riconosciuti, veicolati all’esterno e valorizzati come elementi di ricchezza territoriale”.

“Desidero anche per questo ringraziare la Galleria Ricci Oddi e i collezionisti privati, in particolare Bruno Giglio, alla cui collezione appartengono nove delle opere qui esposte. La loro disponibilità – conclude Rota – ci consente non solo di ammirare questi pregevoli dipinti, il che è già di per sé una grande opportunità, ma anche di continuare nella nostra opera di promozione del patrimonio artistico e culturale locale, con l’obiettivo più ambizioso di valorizzazione completa della nostra città”.

Stefano Bruzzi (Piacenza, 1º maggio 1835 – Piacenza, 4 gennaio 1911) è stato un pittore italiano figurativo, paesaggista, aderente alla corrente dei “macchiaioli” fiorentini. Il padre, Pietro, era un magistrato.

A Piacenza frequentò l’Istituto di Belle Arti Gazzola. A 19 anni si recò a Roma a studiare presso il pittore Alessandro Castelli (1809-1902)[2]. Il suo soggiorno romano durò quattro anni nei quali strinse amicizia con Nino Costa, tramite cui conobbe Arnold Böcklin.

Ma la vena artistica di Stefano Bruzzi traeva libera ispirazione dalla realtà che lo circondava con particolare predilezione per il paesaggio appenninico della sua infanzia. Il suo primo dipinto Il castello di Gropparello risale al 1855. Gli fu commissionato dal marchese Anguissola.

Al suo rientro da Roma si stabilì a Roncolo di Groppallo, dove acquistò anche una casa. Qui trovò rifugio fino alla cacciata degli austriaci da Piacenza dove fece ritorno nel 1860 e dove si sposò. Tra il 1860 e il 1863 visse con la famiglia prima a Bologna e poi a Milano. Dal matrimonio nacquero 7 figli.

La famiglia nel 1874 si trasferì a Firenze dove Stefano Bruzzi conobbe Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Filippo Palizzi, Serafino De Tivoli, Gerolamo Induno, Vincenzo Cabianca, Vito D’Ancona, e Domenico Morelli esponenti di spicco del verismo della corrente dei “macchiaioli” toscani da cui la sua pittura, già affine a quello stile e a quei temi, ebbe un notevole impulso.

Iniziò a esporre le sue opere e nel 1888 vinse il Primo premio all’Esposizione di Bologna con il quadro “Il ritorno dal mercato”. La sua fama varcò le Alpi grazie all’amicizia con il pittore svizzero Arnold Böcklin che lo introdusse presso i mercanti d’arte svizzeri.

Nel 1895 tornò definitivamente a Piacenza dove tenne la cattedra di figura presso l’Istituto di Belle Arti Gazzola divenendone successivamente anche il direttore. Nel 1897 espose l’opera Il don Chisciotte considerato il suo capolavoro.

La sua produzione fu copiosa ma sempre di alto livello e si protrasse fino a poco prima della sua morte avvenuta a Piacenza il 4 gennaio 1911.

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