Il missionario Elio Croce ad Africa Mission ricorda don Vittorione “Uomo della Provvidenza”

Dalle montagne del Trentino alla savana dell’Uganda: un salto notevole, che però Fratel Elio Croce, fratello comboniano, non sembra rimpiangere.

In Uganda dal 1971, ha visto ben tre colpi di stato, mentre con le sue competenze tecniche aiutava nella manutenzione di tutti i centri sanitari cattolici della nazione. Oggi è una delle colonne portanti del St. Mary’s Lacor Hospital, piccolo ospedale missionario nato nel 1959 per volontà di Piero Corti e Lucille Teasdale, oggi dopo 50 anni di attività, uno dei più grandi e importanti ospedali ugandesi e un fondamentale punto di riferimento per i 500.000 abitanti del distretto di Gulu e non solo.

Giovedì 28 marzo, Fratel Elio Croce, insieme all’amico Gianfranco Piantelli, ex amministratore del St. Mary’s, ora volontario della Fondazione Corti, si trovava a Piacenza per incontrare gli amici di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo, Ong attiva nel paese africano da più di 45 anni e per chiedere la loro collaborazione per la spedizione di macchinari sanitari in Uganda.

“Sono qua per incontrare gli amici di AMCS. Noi missionari del nord dell’Uganda dobbiamo molto al loro fondatore don Vittorione Pastori, che non esito a definire “uomo della Provvidenza – ha dichiarato Croce -. Oggi le cose vanno meglio, ma negli anni Settanta in Uganda non c’era nulla, assolutamente nulla. Dovevamo andare in Kenya per trovare qualcosa, ma il viaggio non era semplice”.

“Quando è arrivato don Vittorione, ci è sembrato un miracolo. Con la sua determinazione e il suo carisma ci procurava tutto quello che ci serviva, dal cibo ai macchinari. Mi voleva bene, capiva l’importanza del nostro lavoro e faceva di tutto per rispondere alle mie richieste”.

“All’inizio portava giù i turisti e questi rimanevano sconvolti dalla realtà del paese. Quando c’è stata quella terribile carestia in Karamoja nel ’79-’80, don Vittorio attirò l’attenzione del mondo su quella tragedia, riuscendo a convogliare diversi aiuti umanitari e salvando migliaia di persone”.

“Vittorione aveva un carisma che non poteva lasciare indifferenti e d’altronde quello che testimoniava era troppo importante per non essere ascoltato – ha spiegato Carlo Ruspantini, direttore dell’associazione -. Durante i numerosi viaggi in Africa ha instaurato numerosi rapporti d’amicizia e la presenza oggi di Fratel Elio dimostra che questo legame non è venuto meno nemmeno 25 anni dopo la sua morte”.

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