Discriminazione di genere nelle scienze dure: incontro con la fisica Speranza Falciano

Dopo l’incontro con Telmo Pievani sulla riscrittura del DNA, in arrivo il secondo “Giovedì della Bioetica”: ospite sarà la scienziata Speranza Falciano, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Roma, che affronterà il tema della “Discriminazione di genere nelle scienze dure. Uomini contro donne?”.

L’appuntamento, promosso dall’Istituto Italiano di Bioetica – Sezione Emilia Romagna con sede a Piacenza, è per giovedì 4 aprile, alle 17.30, in via S. Eufemia nell’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, partner dell’iniziativa.

Presentata dal presidente dell’Istituto di Bioetica, Giorgio Macellari, la Falciano denuncerà le discriminazioni di genere verso le donne nelle scienze dure (fisica, chimica, matematica) e proporrà, per invertire la tendenza, le “quote rosa” anche nelle scienze dure.

Speranza Falciano, fisica, ai vertici della ricerca italiana ed europea, ha svolto la sua attività scientifica in Italia e all’estero nel campo della fisica delle particelle elementari. Ha partecipato a numerosi esperimenti di fisica delle particelle al CERN ed ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs.

In qualità di componente della Giunta esecutiva dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, di cui è stata vice presidente, Speranza Falciano segue i programmi di Ricerca e Sviluppo dell’Istituto nei settori della fisica degli acceleratori di particelle, dei rivelatori, dell’elettronica e della fisica interdisciplinare. Si è dedicata a lungo alle problematiche delle applicazioni delle metodologie e delle tecnologie della fisica nucleare e subnucleare alla società e alle imprese. E’ autrice di più di 800 lavori scientifici.

“Le statistiche di genere raccontano – denuncia subito Falciano – una carenza persistente delle donne nelle scienze dure, le cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), in particolare nell’accademia e negli enti di ricerca, ma anche nel mondo del lavoro per professioni di tipo scientifico e tecnologico”.

“Ad ostacolare la partecipazione delle donne allo studio delle scienze dure, alla ricerca scientifica e alle professioni tecnologiche concorrono irriducibili stereotipi e forti pregiudizi che associano la scienza alla razionalità maschile, rispetto alla emozionalità femminile non adatta alle discipline scientifiche ma piuttosto umanistiche (eredità del dualismo aristotelico)”.

“I dati mostrano inoltre – aggiunge – un meccanismo di segregazione orizzontale per il quale le donne sono molto presenti nelle discipline umanistiche mentre sono in forte minoranza in diverse discipline scientifiche, nonché una segregazione verticale che impedisce alle donne di fare carriera quando sono inserite in un percorso di tipo scientifico/tecnologico a forte dominanza maschile”.

Nel mese di aprile ci sarà un altro “giovedì della Bioetica”: la prossima settimana, l’11 aprile con il prof. Domenico De Masi, della Sapienza di Roma, che parlerà del “Lavoro nel XXI Secolo”.

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