Possibile: “Il Comune subappalta alla Chiesa i servizi educativi”

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“Il protocollo di intesa tra amministrazione comunale e diocesi di Piacenza, firmato dal sindaco Barbieri e in prima pagina su tutti i media locali, appare preoccupante nei metodi e nel contenuto”.

Lo afferma il movimento “Piacenza Possibile” con una nota stampa.

“Sembra ormai anacronistico, ma tristemente necessario, ricordare nel 2019 – scrivono – che le istituzioni pubbliche dovrebbero sempre rispettare i principi di laicità dello Stato e libertà religiosa sanciti dalla Costituzione Italiana”.

“Riteniamo, in particolare, completamente fuori luogo l’affidarsi a enti gestiti da un particolare ordine religioso per realizzare servizi socio-educativi rivolti ai giovani. Sarebbe invece compito primario del Comune stesso sviluppare questi servizi educativi, per prevenire abbandono scolastico e disagio giovanile, e creare luoghi di aggregazione sicuri, laici e aperti a tutti per i ragazzi piacentini”.

“Questa amministrazione comunale si è invece distinta fin dal suo insediamento in un’opera di smantellamento dei centri di aggregazione e culturali preesistenti, a cominciare dal de-finanziamento di Spazio 2, Spazio 4 e Spazio Belleville”.

“La giunta comunale deve inoltre fornire spiegazioni sul perché, – continua il movimento fondato da Giuseppe Civati – se ha valutato efficace esternalizzare parte dei servizi socio-educativi a realtà esistenti sul territorio, finanziandole con ventimila euro annui, non abbia emanato un bando di gara aperto a tutte le associazioni, laiche e religiose, pubbliche e private, operanti sul territorio, in modo da garantire il rispetto di requisiti minimi nello svolgimento del servizio, in particolare di apertura verso tutti I ragazzi residenti in città senza alcuna forma di discriminazione e di garanzie sulla sicurezza degli utenti e la professionalità degli operatori.

“Da una giunta di destra – concludono – ci saremmo per lo meno aspettati il rispetto per il principio di libera concorrenza, nel momento in cui si devono assegnare fondi pubblici, provenienti dalle tasse dei piacentini. Evidentemente anche questo si ferma nella città di Piacenza di fronte al monopolio della Chiesa Cattolica”.

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